TORINO – Marito e moglie, regista e musa, che nel giorno di San Valentino si sono concessi nella masterclass organizzata al Museo Nazionale del Cinema, moderata dal direttore Domenico De Gaetano.
Bérénice Bejo e Michel Hazanavicius, ospiti d’eccezione sì, ma anche spettatori curiosi nel visitare le diverse aree della Mole, hanno oltremodo condiviso il loro rapporto di coppia e professionale, lo sguardo sul cinema di ieri e oggi. Una simbiosi sul set iniziata da Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Missione Cairo, passata per The Search, Il mio Godard, Il Principe dimenticato, in attesa di vedere il prossimo Z (Comme Z), senza dimenticare ovviamente il successo “inaspettato”, così lo definiscono, di The Artist. Un film che nel 2011, dal Festival di Cannes, li portò a conquistare il mondo: 3 Golden Globe, 7 Bafta e 5 Premi Oscar su 10 Nomination, tra cui Miglior Film, Regia e Attore Protagonista a Jean Dujardin, dove la Bejo fu candidata come Miglior Attrice Non Protagonista. “Ricordiamo la serata con gioia, stupore e qualche ricordo sfuocato”, hanno raccontato. “Sembrava di stare su un altro pianeta. Vedere tante star intorno a noi è stato come entrare a Disneyland, poi d’un tratto abbiamo visto diventare tutto realtà.” In particolare, “Oggi – ha aggiunto Hazanavicius – un film Muto potrebbe essere scritto solo da un regista, non da uno sceneggiatore: è stato difficile, cercai di semplificare il mistero che avvolgeva i personaggi, esprimendolo attraverso emozioni semplici”.
L’incontro torinese è stato, in particolare, l’occasione per parlare di cinema italiano, e di progetti imminenti, come Il colibrì di Francesca Archibugi, adattamento dell’omonimo romanzo di Sandro Veronesi, vincitore del Premio Strega nel 2020, qui sceneggiato, oltre che dalla regista, da Francesco Piccolo e Laura Paolucci. Una pellicola, prodotta dalla Fandango di Domenico Procacci, con Rai Cinema, Orange Studio e la collaborazione internazionale di Les Films des Tournelles di Anne-Dominique Toussaint, dal cast importante: Nanni Moretti, Pierfrancesco Favino, Kasia Smutniak, Laura Morante, Benedetta Porcaroli, Fotini Peluso, nel quale la Bejo veste i panni di di Luisa Latter, il grande amore del protagonista, Marco Carrera, interpretato proprio da Favino.
“L’incontro con Marco Bellocchio per Fai bei sogni ha segnato l’inizio, fu quasi casuale – ha detto l’attrice – Lui stava cercando una co-produzione con la Francia: la prima volta ci siamo incontrati a Parigi, lì si è innescata subito empatia ed è nata la possibilità di collaborare insieme. Ora ci lega un’amicizia importante, così con Michel. Poi è arrivato il lavoro con Sergio Castellitto ne Il materiale emotivo, ed ora il progetto insieme a Francesca. Quando ho letto il libro di Sandro Veronesi l’ho trovato immediatamente geniale, mi è piaciuto veramente, per questo desideravo far parte del film, l’esperienza di essere su un set italiano è già di suo ‘cinematografica’, e anche questa volta è stato davvero appagante. Lavorare con ‘Picchio’ – lo chiamate così Pierfrancesco Favino vero?, ha scherzato la Bejo – è stato entusiasmante. Non so cosa ci sia tra l’Italia e me, ma c’è qualcosa di simile ad un amore reciproco e ricambiato. Francesca mi ha regalato una vera e propria sfida, recitando parecchie scene in italiano, e in questo Pierfrancesco è stato un partner incredibile, mi ha aiutato enormemente. Lui è un attore che riflette moltissimo, è davvero un intellettuale, capace di prepararsi grazie ad un grado di concentrazione estremo ed incredibile”.
“Adoro la possibilità di raccontare una storia – prosegue l’interprete – a prescindere dal modo che si sceglie, ma deve essere qualcosa che mi commuova, che mi tocchi, e possa riflettere davvero il mio desiderio. Per questo amo immergermi nelle storie e lì confrontarmi attraverso ruoli complessi, magari non risolti, brillanti, ma perennemente alla ricerca”.
Hazanavicius, dall’altra parte, ha poi anticipato appunto l’ultimo progetto realizzato, un omaggio agli zombie movie. “Comme Z è una commedia, divertente, particolare, dalla realizzazione estremamente incisiva e rapida, composto da un piano sequenza di 32 minuti. Qualcuno lo ha inserito nel filone di film come The Artist, altri, che lo hanno visto, ne hanno visto una continuità dei film di Agente speciale 117 al servizio della Repubblica”. E “Mentre vi parlo… – il regista si è interrotto per un istante – mi guardo intorno, scorrono davanti a me le immagini di Alberto Sordi, Marcello Mastroianni, Sophia Loren, grandissimi attori, immortali: sarebbe impossibile replicarli, anche solo digitalmente, sono unici”.
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