Il cinema viaggia nel mondo con il Made in Italy


Non è una novità che il prodotto filmico nazionale fatichi non poco a farsi conoscere e affermarsi sul mercato estero come evidenziano i dati della ricerca “L’export del cinema italiano 2006-2010”, presentata da Francesca Medolago Albani, responsabile Area Studi di Anica, al convegno “Il cinema italiano all’estero”, promosso da Anica, Agenzia ICE e Biennale.

Nel periodo preso in esame il valore del mercato estero è stimato in 45 milioni di euro; i titoli usciti in Italia (totale 610) che affrontano il mercato internazionale sono il 60%; l’Europa è il mercato più importante, ma ne emergono altri come l’Estremo Oriente; la penetrazione in mercati nuovi (Est Europa), emergenti (Asia) o geograficamente lontani (Nord e Sud America) passa invece per la cessione di diritti televisivi pay e free; le variabili che condizionano la performance commerciale dipendono dalla partecipazione del film a festival internazionali e a mercati, dal cast di livello internazionale, dalla sua identità italiana. Il titolo italiano più visto è stato Gomorra che ha totalizzato in 13 paesi ben 1 milione 652 mila spettatori. 

Dal convegno emerge come il nostro cinema, per avere una presenza più forte oltreconfine, necessiti di una serie di interventi diretti e indiretti, coordinati tra loro, e di una strategia condivisa da diversi soggetti istituzionali, che avrà come banco di prova il 2013, l’anno della cultura italiana negli Stati Uniti.
Roberto Cicutto, AD di Istituto Luce Cinecittà, è convinto che siamo sulla buona strada: il cinema è ormai parte di quel Made in Italy che viene promosso grazie alle sinergie di diversi ministeri. Il Governo Monti e Confindustria si sono mostrati più sensibili, rispetto al passato, sui provvedimenti che concernono l’immateriale. “Non è un caso che potremmo accedere per il cinema ai fondi di promozione del Made in Italy”.

Pone l’accento sul protocollo d’intesa con il MiBAC Leopoldo Franza direttore generale per le Politiche di internazionalizzazione e promozione del ministero per lo Sviluppo economico, protocollo che porterà a una sinergia e alla cooperazione sul fronte del Made in Italy.
Riccardo Monti, presidente dell’Agenzia ICE, anticipa che il nostro cinema, una grande industria con un fatturato di 10 miliardi di euro, conoscerà dei benefici nell’ambito del riassetto della promozione Italia. Riassetto che prevede una rete estera più integrata; una pianificazione più attenta; una maggiore focalizzazione delle risorse; il presidio forte delle manifestazioni internazionali più importanti; una maggiore attenzione da parte della finanziaria Simest verso iniziative sull’immateriale.

“Sono pochi i registi dei quali è possibile prevendere il film – spiega Paola Corvino presidente Unefa – assenti del tutto gli attori. Quel che interessa ai compratori esteri è una bella storia e nient’altro. Bene la ricerca realizzata da Anica, ma abbiamo bisogno di dati monitorati mensilmente”.

Per Nicola Maccanico direttore generale Warner Bros. il futuro dell’Italia si basa sull’immateriale, ma la promozione del nostro cinema deve guardare al presente e non solo alle icone di un tempo.
Il presidente dell’Ape-Associazione produttori esecutivi Guido Cerasuolo parla della necessità sia di attrarre le produzioni estere sul nostro territorio, sia di partecipare a coproduzioni internazionali, in modo da stabilire rapporti di collaborazione. Per Cerasuolo occorre poi rivedere, anche Tozzi è d’accordo, la formulazione del Tax Credit che non garantisce le coproduzioni internazionali.
Luigi Abete presidente di Cinecittà Studios rilancia il contestato progetto di nuove strutture (albergo, teatro, uffici per le troupe) per attirare le grandi produzioni estere.

A Riccardo Tozzi, presidente Anica, toccano le conclusioni del convegno. “Partiamo comunque da alcuni risultati positivi: una produzione d’autore diversificata, una capacità competitiva forte se pensiamo ai premi ottenuti all’estero, alla nostra presenza nei festival internazionali e ancora alla quota italiana di mercato nazionale, la più alta in tutta Europa. Occorre però sviluppare una grande attività di promozione culturale del nostro Paese nel mondo”. E Tozzi propone di presentare prossimamente a Mario Monti un dossier dal titolo “Industria culturale Italia”.

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04 Settembre 2012

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