IL CINEMA AL G-8


Ciak si protesta. Dal 15 luglio a Genova, accanto alle tute bianche, in mezzo al popolo di Seattle, sparpagliati tra i tremila militari che presidieranno il G-8, ci saranno quaranta registi e quindici troupe pronti a scrivere con le telecamere un pezzo di questa storia di contestazione.
L’idea è venuta a Citto Maselli, che non ha mai dimenticato la sua anima di documentarista, la stessa che lo portò al funerale di Enrico Berlinguer telecamera alla mano.
Un giro di telefonate e nel giro di pochi giorni trenta registi avevano sposato la sua idea: fare un film sulla contestazione al G-8. Ettore Scola, Gabriele Salvatores, Wilma Labate, Francesca Archibugi, Mario Monicelli, Pasquale Scimeca, Marco Tullio Giordana, Gillo Pontecorvo, Richi Tognazzi, Michele Placido, Paolo e Vittorio Taviani – solo per citarne alcuni – hanno detto sì. E poi altre due adesioni eccellenti: quella di Ennio Morricone, che penserà alle musiche e quella di Carlo di Palma, che dirigerà la fotografia. Autori diversi per generazione, formazione, stile, eppure tutti entusiasti allo stesso modo di fare i volontari e di partire per Genova per capire che cosa sta succedendo. Perché qualcosa, su questo nessuno ha dubbi, sta succedendo sul serio, come non accadeva da anni. “C’è la stessa urgenza che c’era nelle rivendicazioni di quarant’anni fa – ha detto Richi Tognazzi, che per Genova partirà insieme alla moglie Simona Izzo – La stessa urgenza e la stessa tensione che attraversa tutto il globo. Eppure, dopo il crollo di tante bandiere e tante ideologie, ho una curiosità particolare di capire e di far capire che cosa muove tante persone”.
Le adesioni crescono ora dopo ora e saranno aperte fino all’ultimo. Ma non solo: “Saremo felici – ha detto Maselli, coordinatore di tutta la truppa di colleghi – di avere con noi anche giovani di cui non conosciamo l’esistenza, ma che potrebbero proporci sicuramente cose interessanti”.
C’è un entusiasmo e una motivazione particolare negli occhi di questi registi, una voglia di “sporcarsi le mani” e raccontare che non si sentiva da anni. “Ci stiamo riprendendo la vocazione democratica che è propria del nostro mestiere – ha aggiunto Maselli – Fare conoscere e dare voce a realtà complesse, andando oltre le immagini scontate, televisive. Certo è un’idea produttiva piuttosto ardita, ma il numero delle adesioni che continuano ad arrivare è la dimostrazione che questa è la strada giusta”.
Filmare, raccontare attraverso le immagini, non è solo uno sforzo di documentazione. “Il progetto di questi artisti – sottolinea Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa Social Forum – non è qualcosa di estraneo al nostro programma, un occhio esterno sulle istanze che noi portiamo avanti. La loro voglia di mettersi in gioco è la dimostrazione che larga parte della cultura cammina con noi con gli strumenti che le sono propri. Ma il loro compito va anche oltre: la loro presenza è una grande garanzia per i manifestanti. Quando ci sono occhi che guardano è molto più difficile che qualcuno si lasci prendere la mano”.
Il richiamo alle immagini del giovane di Gotenborg atterrato da un proiettile alla schiena è immediato. Così come non si può pensare all’imponente schieramento di forze dell’ordine che paralizzerà Genova già dal 16 luglio. Il che fa venire in mente un altro problema, quanto saranno libere di muoversi le troupe? “La Genova Film Commission – spiega Mauro Berardi, il produttore – ci dovrebbe procurare tutti i permessi necessari. Certo è ancora tutto da stabilire, ma fino a quando il governo non stabilirà un piano, non possiamo sapere nulla, nemmeno dove ci accamperemo per dormire”.
Per ora Berardi ci scherza su, parlando di una “Woodstock” del cinema italiano, certo di problemi logistici, lui produttore, dovrà affrontarne tanti. A partire dai soldi, non tanti visto che tutti lavoreranno gratuitamente, ma almeno duecento milioni per le spese correnti andranno spesi. I primi riscontri, però, cominciano a venire. Se è presto per parlare di distribuzione nelle sale, la Rai, per viva voce del presidente Roberto Zaccaria, si è detta “vivamente interessata al progetto”. E poi ci sono i festival: “Qualche contatto c’è già – conferma Berardi – sicuramente troveremo un clima favorevole per far passare questo film”.

autore
28 Giugno 2001

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