La guerra, seppur lontana, incombe con il suo carico di ansia, di bollettini, di vite stroncate, di immagini drammatiche. Così televisione e radio, carta stampata e web cattureranno ancora una volta un’enorme platea di spettatori davanti a questo tragico kolossal in diretta. Uno “spettacolo” che nei primi provocherà un’emorragia di presenze nelle sale. Lo prevedono anche i nostri distributori? E come si comporteranno in questo scenario?
C’è chi come la Revolver, una neonata casa di distribuzione, ha deciso di rinviare ad aprile l’uscita del film coreano Oasis, premiato a Venezia 2002. Chi come Tele+ e Fandango, ha annullato l’anteprima romana del film-documentario di Guido Chiesa Sono stati loro. 48 ore a Novi Ligure. Sono le prime avvisaglie di quel che potrebbe accadere rispetto alle uscite programmate dai grandi distributori.
Ernesto Grassi direttore divisione theatrical di Eagle Pictures.
“Il listino delle uscite rimarrà invariato. Temo tuttavia il ripetersi di un fenomeno accaduto dopo l’11 settembre: la fuga da quelle multisale con evidente marchio americano come Warner Village. Durante il conflitto del ‘91 ci fu un decremento, tutti erano infatti davanti alla televisione, ma accadde la prima settimana. Il fenomeno si ripeterà, se non succede qualcosa di eclatante in Italia, ma dopo una decina di giorni i locali pubblici torneranno ad essere frequentati. Non dimentichiamo poi che il pubblico cinematografico copre in larga parte la fascia d’età dai 14 ai 28 anni, un pubblico che di solito è meno attento all’evento televisivo”.
Luciano Sovena amministratore delegato dell’Istituto Luce.
“Ho fatto fare alla nostra direzione commerciale una ricerca a partire da alcune città capozona campione sulle presenze nelle sale nei giorni della conflitto del ’91 in Iraq e dopo l’attentato terroristico alle Twin Towers. In entrambi casi si registra una flessione del 40% degli incassi, il pubblico abbandona nei primi giorni le sale sia perché sceglie l’informazione televisiva, sia per paura come dopo l’11 settembre. Poi, mentre il conflitto è ancora in corso, il pubblico torna in sala o perché un frequentatore abituale o per reazione all’overdose di immagini di guerra, quasi cercando un “rifugio”. E addirittura un film come Viaggio a Kandahar di Mohsen Makhmalbaf ottiene un successo al botteghino raccontando dell’Afghanistan proprio nei giorni del conflitto in quel paese. Quanto all’oggi il calo è prevedibile, semmai è più incerto il periodo di assenza dai cinema, considerata l’incertezza della situazione. Nel frattempo le date delle nostre uscite sono confermate a cominciare dal film su Ilaria Alpi, e dalle opere di Martinelli e Ciprì e Maresco”.
Georgette Ranucci della Lucky Red.
“Nessuna variazione per il nostro listino anche se è difficile fare delle previsioni. Ricordo che al tempo della guerra del Golfo subimmo tutti un calo delle presenze dovuto per lo più all’evento mediatico, per cui tanti dei nostri spettatori erano incollati al televisore. Oggi a questo fenomeno s’aggiunge una paura vera di ritorsioni terroristiche per cui le sale cinematografiche fanno parte di quei luoghi a rischio come aereoporti, stazioni, metropolitane. Certo un eventuale calo delle presenze riguarderà soprattutto il pubblico adulto, e molto meno quello giovane. Non sottovaluterei però l’effetto Oscar che tradizionalmente porta a un incremento degli incassi per i film candidati e vittoriosi, un termometro più che mai veritiero perché si tratta per la stragrande maggioranza di pellicole americane”.
Claudio Trionfera capo ufficio stampa di Medusa Film.
“Il programma delle nostre uscite da Virzì a Rubini e a Luchetti rimarrà invariato per rispetto degli autori e del pubblico, e del resto proponiamo film di qualità in un momento drammatico. E’ difficile fare delle previsioni. Al tempo delle Torri gemelle ci fu una contrazione di tutta la vita pubblica, non solo del cinema che si trovò a fare i conti all’inizio del 2002 con il calo degli incassi. Non è detto che si ripeta. La psicologia ci insegna che nei momenti di maggiore paura e soprattutto di inquietudine diventa necessario rivolgersi ad altro, dopo aver soddisfatto la sete di notizie e aver metabolizzato il conflitto in corso. E’ allora che il cinema con le sue storie torna a interessare, a catturare il grande pubblico”.
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