Serata nostalgia per Dario Argento al Cinema Barberini di Roma, dove viene proiettata la versione rimasterizzata in 4K del suo capolavoro Suspiria, che resta in sala dal 30 gennaio al 1 febbraio (qui i dettagli).
Se si escludono sparuti lampi di genio come Lo Chiamavano Jeeg Robot, o esperimenti più e meno riusciti a firma Federico Zampaglione, Michele Placido e Manetti Bros., il cinema italiano degli ultimi anni si è focalizzato quasi esclusivamente sulla commedia più pura. Il cinema di genere, grazie al quale un tempo venivamo considerati dei maestri in tutto il mondo, è stato purtroppo lasciato indietro, ammucchiato nel cassetto “Cult” della nostra memoria, nonostante il desiderio mai sopito del pubblico di nuove urla di terrore e pistole fumanti. Dunque, la possibilità di vedere in sala un film come questo è ancora capace di richiamare a raccolta vere e proprie folle di spettatori, generazioni opposte e complementari di uomini e ragazzi uniti da un’unica passione. Da un lato c’è chi ha vissuto l’esperienza originale all’epoca dell’uscita, e vuole riprovare brividi ormai perduti, dall’altro chi vede le immagini su grande schermo per la prima volta, per evidenti limiti anagrafici.
Argento ha mostrato ai suoi fedelissimi, che lo hanno accolto con tripudio di applausi, un volto stanco, segnato dagli anni, eppure caratterizzato da un bagliore negli occhi che ha rivelato una smisurata felicità. Allo stesso modo un sorriso enorme che compariva sulle labbra a intermittenza come un’insegna al neon, a cavallo dei ricordi e dell’emozione. Parliamo del resto di un compleanno importante, i quarant’anni di un’opera senza tempo, che nel 1977 aveva sconvolto un’Italia che stava “diventando grande”. Un Paese orfano di ‘Carosello’, distratto dai movimenti studenteschi e dagli strascichi di Piazza Fontana, che si apprestava ad andare al cinema per abbandonare i pensieri e iniziare la caccia alle streghe, vive, in carne ed ossa. Non più protagoniste di una metafora popolare, ma spaventose e tangibili ancora oggi, protagoniste di un’opera che non accenna a invecchiare.
“Serate come questa mi sollevano tanti bei ricordi legati al tempo dell’uscita del film – ha detto Argento – Suspiria è stato una sfida dall’inizio alla fine, ho voluto testare le mie capacità tecniche pensando fino a 1.300 inquadrature diverse, ce ne sono appena due o tre uguali. Sono riuscito a raggiungere i miei obiettivi nonostante i limiti imposti dalla produzione, che mi ha vietato di girare con bambine di 10-12 anni. Ho dovuto costruire porte di scena con maniglie più alte per far sembrare le attrici più piccole.” Se ad un pubblico innamorato si chiede poi di ascoltare qualche aneddoto legato al set, si scatenano solo altre ovazioni: “Sono successi tantissimi fatti strani durante la produzione, l’ultimo proprio questa sera, quando durante un’intervista telefonica il mio smartphone è impazzito e si è spento. Sul set eravamo abituati ad eventi simili.”
Certo rispetto al 1977 qualcosa è cambiata. Adesso il film non ha più graffi, sporcizia, il lavoro di restauro effettuato sui negativi originali ha restituito copie vicine alla perfezione, sia dal punto di vista visivo che sonoro, come se l’autore avesse urlato ieri il primo ciak. Volti, luci, ambienti e oggetti di scena possiedono adesso un livello di dettaglio mai visto prima, un doveroso tributo a un titolo leggendario che terrorizza come quarant’anni fa, aiutato dalle infernali e iconiche musiche dei Goblin. Un’altra notte andrà via senza sonno.
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