Hugo Chàvez: Natural Born Leader


Poco più di un mese fa è scomparso Hugo Chàvez, presidente del Venezuela dal 1999 alla morte, tranne che per la breve parentesi del colpo di stato del 2002. Nato in una baracca di fango, il carismatico e controverso leader anti-imperialista e promotore di una personalissima e forte visione di socialismo democratico, ha spesso suscitato le simpatie di protagonisti del grande schermo, attori e registi tra i più socialmente impegnati. Sean Penn, suo personale amico, lo ha definito “l’amico che gli Stati Uniti non sapevano di avere”.

Oliver Stone, che gli dedica parzialmente il suo documentario South of the border, in uscita il 16 aprile grazie a Flavia Parnasi e Andrea De Liberato con Movimento Film, lo ritiene “un grande eroe, odiato dai poteri forti”.

In verità il titolo italiano, Chàvez – L’ultimo comandante, scelto comprensibilmente per celebrare la figura del presidente in occasione della sua dipartita, non rende pienamente l’idea del lavoro di Stone, che ritorna sui sentieri dell’America del Sud già battuti con Comandante nel 2003 e con Looking for Fidel nel 2004, incentrati sulla figura di Fidel Castro, operando una panoramica a volo d’uccello sugli Stati di quella zona, attraverso conversazioni informali con i loro leader. Accanto a Chàvez, dunque, sono protagonisti i presidenti Evo Morales (Bolivia), Lula de Silva (Brasile), Cristina Kirchner (Argentina), così come il marito ed ex predidente Néstor, Fernando Lugo (Paraguay), Rafael Correa (Ecuador) e Raul Castro (Cuba), che Stone intervista con perizia cercando di portare alla luce le inaspettate ed entusiasmanti evoluzioni del continente.

 

“Il progetto – racconta il regista – prende spunto dalla tendenza da parte dei media americani a demonizzare i leader sudamericani, e spesso a spingersi molto oltre. La stampa in Usa, come molti sapranno, divide il continente latino in due parti: una ‘buona’ e l’altra ‘cattiva’. Oggi, con l’arrivo di Obama, gli occhi dei popoli dell’America Latina sono di nuovo rivolti con fiducia verso gli Stati Uniti e, dopo la demonizzazione compiuta nei confronti di questi legittimi presidenti, anche dagli Usa arrivano messaggi distensivi. Ho avuto la fortuna di fare molti film sul Nord America ma ho trascurato i nostri vicini di casa. Chàvez è stato davvero la forza anti-americana che ci hanno raccontato? Quando abbiamo iniziato il nostro viaggio, abbiamo deciso di andare oltre il Venezuela: leader dopo leader, sembrava di sentire sempre la stessa storia. Volevano controllare le loro risorse, rafforzare i legami regionali, essere trattati alla pari con gli Stati Uniti, e diventare finanziariamente indipendenti. Sulla base dell’esperienza in Iraq, gli americani dovrebbero mettere in discussione il ruolo dei media che tendono a demonizzare i leader stranieri. Le conseguenze possono essere brutali. Questa storia continua. Mi auguro che attraverso questo documentario si possa sentirne il lato nascosto, rispetto a quello ufficiale. Continuavo a sentir dire che Chàvez era un dittatore, una persona cattiva e una minaccia, ma personalmente l’ho trovato estremamente carismatico e dinamico”.

autore
11 Aprile 2013

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