Commedie, drammi, documentari, panel con professionisti dell’animazione, del giornalismo documentario e della serialità televisiva, ospiti e anteprime italiane. Queste alcune delle varie anime del Pitigliani Kolno’a Festival – Ebraismo e Israele nel cinema, che, giunto alla dodicesima edizione, torna a Roma dal 18 al 23 novembre.
Consuete le location – Casa del Cinema e Centro Ebraico Italiano il Pitigliani – della kermesse a entrata gratuita fino a esaurimento posti e dedicata alla cinematografia israeliana e di argomento ebraico. Tra gli ospiti, sarà presente Yonatan Peres, figlio del Premio Nobel per la pace Shimon Peres, in rappresentanza del Centro Peres per la pace e l’innovazione. Con 20 anteprime italiane, prodotto dal Centro Ebraico Italiano Il Pitigliani e diretto da Ariela Piattelli e Lirit Mash, il PKF2017 propone per la consueta sezione “Panorama sul nuovo cinema israeliano” opere che hanno riscosso successo sia in Israele che all’estero, e che rappresentano la varietà e il multiculturalismo che compone la società israeliana di oggi.
Film di inaugurazione, Holy Air di Shadi Srour – ospite al festival con il produttore Ilan Moskovitch – presentato in anteprima italiana, una commedia che mostra un inedito spaccato delle diverse culture che convivono in Israele. Tra i numerosi titoli in programma, per la prima volta sarà presentato al pubblico italiano The Legend of King Solomon, l’ultima opera del Maestro dell’animazione israeliana Hanan Kaminski – anche lui tra gli ospiti – originale versione della storia di Re Salomone, che affronta i temi della convivenza tra culture diverse e del passaggio dalla giovinezza all’età adulta. Un film che ha impegnato 12 anni il regista israeliano che riceverà il Premio alla Carriera, per la prima volta assegnato dal festival.
Quindi, Harmonia, di Ori Sivan, adattamento moderno della storia di Abramo, Sarah e la giovane Hagar. Nel film Sarah è arpista nella Filarmonica di Gerusalemme, Abramo è il suo “onnipotente” direttore e Hagar una giovane musicista di Gerusalemme Est. Altro film a stelle e strisce, The Pickle Recipe, di Michael Manasseri, commedia ‘gastronomica’ sul segreto dei cetriolini sottaceto di nonna Rose. Una ricetta alla cui caccia si mette Joey Miller, dj e re indiscusso delle feste a Detroit…
Altra commedia, Longing, di Savi Gabizon, presentata alla recente Mostra del Cinema di Venezia, dove un uomo benestante e senza figli, riceve una telefonata da quella che vent’anni fa era la sua fidanzata, per un viaggio negli aspetti nascosti della paternità. An Israeli Love Story, di Dan Wolman, la vera storia d’amore tra Pnina Gary e Eli Ben-Zvi, figlio di Rachel Yanait e Yitzhak Ben-Zvi, il secondo presidente dello Stato d’Israele, si dipana invece sullo sfondo della fondazione dello Stato di Israele. Molto variegata la scelta dei documentari. Tra questi, l’avvincente On the Map di Dani Menkin, prodotto da Nancy Spielberg, che racconta una delle pagine più importanti della storia e dello sport israeliano, la partita di basket tra Maccabi Tel Aviv e la squadra dell’armata rossa CSKA Mosca nel Campionato Europeo di Pallacanestro del 1977, in piena Guerra Fredda.
Due i documentari che raccontano gli ebrei d’Italia: Iom Romi, di Valerio Ciraci, prodotto dal Primo Levi Center di New York, che racconta uno spaccato della vita della Comunità ebraica di Roma e Shalom Italia, di Tamal Tan Anati, che racconta di tre fratelli ebrei israeliani, di origine italiana, in viaggio attraverso la Toscana, in cerca della caverna in cui da piccoli si erano nascosti per scappare ai nazisti. Quindi #uploading_holocaust, di Udi Nir e Sagi Bornstein racconta, attraverso le immagini realizzate con gli smartphone dai liceali israeliani in Polonia, il punto di vista della nuova generazione sulla Shoah e un’immagine commovente e inquietante del modo in cui la memoria collettiva si forma nell’era del web. E sempre Israele è protagonista di Ben Gurion, Epilogue, di Yariv Mozer.
Il regista ha ritrovato una lunga e inedita intervista al padre dello Stato di Israele, per anni rimasta sepolta nell’Archivio Spielberg di Gerusalemme. Ormai fuori dalla scena politica, il grande statista guarda alla storia e agli eventi che lo hanno visto protagonista, tracciando la sua visione sul futuro di Israele.
La sezione del festival dedicata alla fiction, “Serie TV da Israele”, prevede – lunedì 20 novembre a partire dalle ore 18:15 – il panel “Non solo In Treatment. Serie TV da Israele: un fenomeno globale”. Un vero e proprio dialogo aperto che vuole indagare l’incredibile exploit di esportazione di format e serie televisive israeliane degli ultimi anni, da In Treatment a Homeland, presentando tre serie drama alcune delle quali acquistate all’estero negli ultimi anni: Shtisel, sul mondo ultra-ortodosso di Gerusalemme; il medical drama Yellow Peppers, su un bambino autistico e Your Honor.
Il panel vedrà al tavolo l’editorialista e docente universitario Massimiliano Panarari e Ram Landes, produttore e ideatore di molti format israeliani, che presenta al festival Your Honor (Kvodo), la serie da lui prodotta, che sarà adattata per l’Italia. Oscuro, affascinante e moralmente complessa, la serie racconta di un brillante giudice vicino a una importante promozione, il cui figlio adolescente fugge dopo essere stato coinvolto in un incidente automobilistico di cui è l’autore. Il panel è organizzato in collaborazione WGI – Writers Guild Italia, che sarà rappresentata da Giovanna Koch.
A seguire, alle ore 19:00, il secondo panel, dal titolo “Raccontare il Medio Oriente attraverso il documentario”, incontro a due voci tra Itai Anghel – il più grande reporter di guerra israeliano – e il direttore de ‘La Stampa’, Maurizio Molinari. Il panel sarà seguito dalla proiezione del doc Invisible in Mosul, fresco vincitore del Premio per il Miglior Documentario in cui lo stesso Anghel si unisce con coraggio ai corpi speciali dell’esercito iracheno che avanzano verso Mosul sotto il fuoco nemico dell’ISIS e dei suoi terroristi suicidi. Anghel, infatti, è l’unico giornalista israeliano ad aver documentato la guerra in Iraq sino a spingersi nelle prime linee dei combattenti contro l’ISIS a Mosul.
Per riservare un posto in entrambi i panel, scrivere a eventi@pitigliani.it Durante la kermesse si svolgerà anche la prima edizione del Premio Emanuele (Lele) Luzzati, che il 22 novembre presenterà in una ‘non-stop’ le opere finaliste e il 23 novembre premierà l’opera considerata meritevole da una giuria composta da intellettuali e artisti di rilievo. Per ricordare i 50 anni dall’arrivo degli ebrei libici in Italia, il festival chiude al Centro Ebraico Italiano Il Pitigliani con Libia, l’ultimo esodo di Ruggero Gabbai.
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