Qualche anno fa lo abbiamo visto nei panni del capo francese di Nanni Moretti in Caos calmo, ora Hippolyte Girardot presenta alla Quinzaine des Réalisateurs il suo primo film da regista (ma in cui recita anche la parte di un padre), Yuki & Nina, firmato insieme al giapponese Nobuhiro Suwa. Un lavoro molto personale che racconta, ad “altezza di bambino”, l’intensa amicizia tra le due ragazzine che danno il titolo al film, alle prese con i problemi di coppia e le separazioni dei loro genitori. Quando la mamma giapponese comunica a Yuki che dovranno trasferirsi nel suo paese natale, le due piccole decidono di fuggire e di rifugiarsi in una casa vicino a un bosco, dal sapore quasi magico. Coprodotto da Francia e Giappone, Yuki & Nina è venduto all’estero da Films Distribution.
Come è nato questo progetto di film intercontinentale, che mette insieme Francia e Giappone?
E’ stata un’esperienza speciale. Di solito quando ci sono due registi si tratta di fratelli o di coppie, in questo caso si trattava di due persone che venivano da due universi differenti: Suwa è regista e io ero attore, lui è giapponese ed io francese, abbiamo due lingue e due culture diverse. E’ stata soprattutto una conversazione tra regista ed attore. Abbiamo parlato molto delle nostre esperienze personali e delle nostre famiglie, e quando ci siamo resi conto che avevamo molte affinità, abbiamo voluto girare questo film insieme.
Perché ha deciso di debuttare come regista proprio con questa storia?
Forse perché avevo paura di cominciare da solo. Avevo già avuto la tentazione di raccontare delle storie, ma non mi sentivo pronto. Il lunghissimo tempo di scrittura, da coordinare tra Francia e Giappone, mi ha permesso di affrontare temi molto intimi, mentre nel lavoro che facevo prima mi capitava troppo spesso di raccontare cose che non mi erano abbastanza vicine. Ed è strano, perché questo film, che sento molto mio, è stato scritto a quattro mani.
Vi siete ispirati a qualche regista in particolare per creare questo sguardo “ad altezza di bambino”?
Guardando Yuki & Nina emergono subito dei rimandi ai film di Roberto Rossellini, ma non ci ho pensato mentre scrivevo e giravo il film. Le situazioni che descrivevamo erano già abbastanza drammatiche e non abbiamo voluto aggiungere elementi tipici dei film di Rossellini, legati al lutto del dopoguerra italiano. Ho pensato molto invece a Love Streams di John Cassavetes, dove c’è uno straordinario rapporto padre-figlio, e a Nanni Moretti, che con film come La stanza del figlio e Caos calmo mi ha molto influenzato soprattutto per quel che riguarda questo mio ruolo da padre, con il suo modo di metterci avvenimenti molto personali. Non abbiamo però mai parlato davvero di questi riferimenti; ci siamo piuttosto basati sulle nostre esperienze personali di genitori.
Pensa di continuare la carriera di regista o di dedicarsi solo a quella di attore?
Mi piacerebbe girare un altro film da regista. Invece come attore mi piacerebbe tornare a lavorare con Moretti: sono stato felice di recitare con lui in Caos calmo, anche perché è una persona molto simpatica che per comunicare, anche sul set, cerca quasi il conflitto, ovviamente in modo divertente.
Come è stato lavorare con le due attrici bambine?
Facile e difficile allo stesso tempo. Nöé Sampy, che interpreta Yuki, era la bambina perfetta per interpretare il ruolo; è timida, tiene tutto per sé, dovevamo solo farla essere se stessa, perché detesta fingere, e questo ha funzionato molto. E visto che non c’erano dei veri e propri dialoghi scritti, lei era adattissima per dare vita a questo personaggio schivo. Ad esempio la scena in cui respinge il foglio con il biglietto aereo, dicendo che non vuole andare in Giappone, è lei ad averla inventata in termini di reazioni e gestualità.
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