HINER SALEEM


Nella gelida Armenia post sovietica il regista curdo Hiner Saleem, che 23 anni fa lasciò l’Iraq per sfuggire alla repressione di Saddam Hussein, racconta con Vodka Lemon, in Controcorrente, l’incontro d’amore di due anziani coetanei in visita alle tombe dei loro cari. E’ una commedia tragicomica, ricca di pathos, a tratti surreale e magica, nonostante lo scenario disperante e senza vie d’uscita. Nel cast del film anche l’attore ceco Ivan Franek, l’intenso Tobias di Brucio nel vento di Silvio Soldini.
Vodka Lemon è una coproduzione nella quale è associata la Sintra di Rosanna Seregni che ha scoperto il regista nel 1996 al festival di Viareggio, nel cui cartellone figurava l’opera prima di Saleem Vive la mariee… et la liberation du Kurdistan. Il film verrà distribuito nelle sale italiane dalla Lady Film.

Come avete lavorato nel freddo inverno?
Abbiamo girato in condizioni proibitive, a 3000 metri d’altitudine, a 25 gradi sotto zero. Avevamo affittato 2 bulldozer per sgombrare e pulire le strade. E così gli abitanti, quando c’era un matrimonio, un morto o un malato, venivano a chiederci aiuto, pensavano forse che fossimo un’organizzazione umanitaria. Poi quando ci davamo appuntamento alle 6 del mattino, le persone arrivavano con grande ritardo, dicendoci di non preoccuparci che si sarebbero fermati fino a mezzanotte. Poi sono entrati nel nostro ritmo e si sono mostrate generosi.

Perché questo titolo?
Quando arrivi in un villaggio curdo dell’Armenia capisci subito 3 cose: quando ti dicono ‘non c’è problema’, vuol dire che ci sono un sacco di problemi; ‘tra 5 minuti’ che ci vorranno 5 giorni; ‘domani’ cioè mai. Anche la vodka in Armenia ha il sapore della mandorla e non del limone come dovrebbe essere: di qui il titolo.

Perché non girarlo nel Kurdistan iracheno?
Innanzitutto sarebbe stato un film molto diverso, avrei raccontato una storia tragica, e poi non era possibile tornare in Kurdistan. In quella terra c’è stata una campagna di sterminio, centinaia sono gli scomparsi o deportati. Considerarmi iracheno è una provocazione, da quando è sorto l’Iraq, il mio popolo non ha conosciuto che massacri, segregazione razziale. Solo quando verranno riconosciuti i nostri diritti civili e politici, dirò sono un curdo iracheno. Ma l’Iraq non ha mai conosciuto libertà e democrazia, così come gli Stati che gestiscono il Kurdistan.

E allora ha scelto come set l’Armenia.
E’ un paese più stabile, democratico e i problemi sono di natura economica. Nei villaggi kurdi in Armenia, la gente è abituata ad affrontare le difficoltà e le assurdità della loro condizione con ottimismo inesauribile. I kurdi dell’Armenia parlano 3 lingue, non a caso si dice che cantano in kurdo, pregano in armeno, bevono vodka in russo.

Quando nascerà la nazione kurda?
Diceva mio nonno: quando un persona sogna è un sogno, quando tutto un popolo sogna è una realtà. Purtroppo l’Onu è fatta di forti che non proteggono le minoranze. Quando è stata consegnata loro la documentazione sullo sterminio di kurdi con armi chimiche, ci hanno risposto ‘Purtroppo voi non siete uno Stato’.

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05 Settembre 2003

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