Herbert Simone Paragnani: “Ma Moccia suona un’altra canzone…”


Esce venerdì il 28 maggio per la Universal, in 222 copie, il teen-movie Una canzone per te, prodotto da Cattleya per la regia dell’esordiente Herbert Simone Paragnani.
Il film, interpretato dall’Emanuele Bosi di Questo piccolo grande amore, dalla “moccina” Michela Quattrociocche e dalla figlia d’arte Agnese Claisse – la mamma è Laura Morante e il papà l’attore francese George Claisse – parla di adolescenti con una trama lineare e dai toni fanciulleschi, a cui si aggiunge un tocco fantasy che ricorda le “what if comedy” alla Sliding Doors, e gode del “patrocinio” dell’emittente televisiva MTV Italia, che per la prima volta collabora al progetto di un film destinato al pubblico giovane.
Il brand MTV è presente in tutta la pellicola, dalla scelta della colonna sonora (coordinata dal responsabile strategie musicali MTV Italia Luca De Gennaro), alla presenza di facce note al pubblico giovanile come la vj Valentina Correani e il volto storico della rete Carolina Di Domenico, fino al contest a cui partecipa la band del protagonista, l’MTV new talent, che però non esiste nella realtà, essendo totalmente inventato da Paragnani (anche sceneggiatore).
Guai, dunque, a paragonare il film a uno ‘spot’, o si rischia di incorrere nelle ‘ire funeste’ del regista quarantaduenne, con cui abbiamo scambiato quattro chiacchiere proprio per chiarire come nasce la collaborazione con l’emittente e che ruolo ha nel processo creativo e produttivo del film.

“L’MTV New Talent contest l’ho inventato io e c’era già nella sceneggiatura – ci tiene a precisare Paragnani – Pensavo: quale può essere il grande sogno legato alla musica di un ragazzo dei nostri tempi? Avevo anche pensato a X-Factor e a tutti questi nuovi talent show, che nel momento in cui scrivevo stavano guadagnando sempre maggior successo, ma onestamente non ci ho mai creduto molto. Ho dunque immaginato questo premio che mi avrebbe permesso di realizzare un finale ‘all’americana’, seguendo le regole di una sceneggiatura classica in cui alla fine il protagonista realizza il suo sogno. Successivamente la produzione ha contattato MTV, peraltro con un certo scetticismo. Invece, ci hanno dimostrato subito il massimo entusiasmo. Non avevano mai fatto una cosa del genere. Si è trattato di qualcosa di più forte di una semplice sponsorship”.

L’elemento musicale è molto presente del film. Ci parli un po’ della soundtrack…
Le canzoni sono funzionali alla trama. Volevo che il protagonista seguisse un percorso di crescita musicale. Dal rock ‘easy’, di facile presa, cantato in inglese, che propone all’inizio del film, a qualcosa di più intimo e sentito. Lui è inconsapevolmente bravo, è un animale da palco, ma sostanzialmente non sa che dire, tanto che non riesce nemmeno a mantenere la promessa di scrivere una canzone per la ragazza che è convinto di amare. È attratto dalle grandi figure carismatiche del palco, come Jimi Hendrix, Jim Morrison e Kurt Cobain, ma deve ancora capire chi fossero davvero queste persone. Per questo ha bisogno di una sponda, che è il personaggio di Lisa, interpretata da Agnese Claisse. Lei gli insegna la storia della musica attraverso un oggetto che, nella generazione dell’I-pod, è praticamente un reperto archeologico: un registratore a cassette. Insomma, è un percorso classico: lui e la sua band di “sciamannati” iniziano a suonare per rimorchiare, poi si rendono conto pian piano che ‘fare musica’ è qualcosa di più. Tra l’altro, gli attori che ho scelto sono in grado di suonare e cantare davvero.

Il film mescola con disinvoltura classici del passato e musica decisamente più “commerciale”. I protagonisti osannano Hendrix e Nirvana ma poi finiscono sul palco di un contest di MTV. Come spiega questa contraddizione?
Naturalmente c’erano anche questioni di budget. Se avessi potuto ci avrei messo anche brani di Hendrix, ma non è stato possibile. Ci sono però Harry Chapin, Cat Stevens e la Premiata Forneria Marconi, e poi per la prima parte del film il punk rock degli anni ’70: Ramones, The Stranglers, Eddie & The Hot Rods. Anche questo ha a che fare con la narrazione: all’inizio il protagonista va sempre di corsa, poi si ferma, comincia a riflettere e anche i ritmi della musica rallentano. Accanto a questi brani storici, MTV mi ha suggerito una serie di autori che rappresentassero le istanze dei ragazzi di oggi: Lost, L’aura, Broken Heart College, Zero Assoluto, Sonohra. Comunque non ho preso le prime cose che mi capitavano a tiro. Non c’è niente di male se un ragazzo di oggi, che magari compra la colonna sonora del film per i Lost, scopre anche la PFM…

A lei che musica piace?
Diciamo che anch’io pendo più per la musica ‘di repertorio’, ma esiste anche il ‘mood’. Tutti quelli della mia generazione, in fondo, sono passati per MTV, e tutti, da innamorati, ci saremo almeno una volta commossi con Baglioni…

Al protagonista Davide (Emanuele Bosi) viene data la possibilità di rimediare ai suoi errori tornando indietro nel tempo di un giorno. Come nasce l’idea di questo elemento “fantasy”?
Nel cinema americano ci sono un sacco di precedenti: Ritorno al Futuro, Voglia di vincere, o il più recente 17 again con Zac Efron. È pieno di scambi di personalità, viaggi nel tempo e cose del genere. Anche nella saga di Twilight l’elemento “magico” è fondamentale. Si tratta in sostanza della “scorciatoia”: il protagonista prova a risolvere i suoi problemi ‘barando’, con la magia, ma poi cresce e capisce che non è quello il modo di affrontare le cose. Chissà perché, nel cinema italiano questo elemento manca o suscita reazioni di stupore quando viene inserito…

Come si è trovato a lavorare con i ‘ragazzi di oggi’?
Tutti si lamentano del fatto che non ci sono giovani attori. Io esordisco ora, ma mi sono reso conto che basta saperli cercare. Pensiamo a Guglielmo Scilla, che abbiamo scelto spulciando Youtube, dove postava video esilaranti con il nick di Willwoosh. Un autentico caso mediatico. I suoi fan della rete sono impazziti quando hanno saputo che avrebbe fatto un film…

Nel cast ci sono anche Michela Quattrociocche e Andrea Montovoli, già alla “corte” di Federico Moccia…
Sono terrorizzato dall’idea di essere accusato di ‘moccismo’. Non voglio fare il ‘superiore’, ci mancherebbe, ma il mio film con quelli di Moccia non c’entra nulla. Mi ispiro semmai ai college movie americani e al maestro John Hughes (Sixteen Candles, The Breakfast Club, Una pazza giornata di vacanza…), morto nell’ingiustificata indifferenza proprio mentre realizzavo il mio film. Quando ho visto i primi trailer, ho avuto paura che il mio passasse per un film ‘alla Moccia’, ma chi lo vede, dimentica questo pregiudizio.

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27 Maggio 2010

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