Haggis: “Il mio thriller morale”


“Il mio prossimo film si chiamerà Third Person e intreccerà tre storie d’amore sullo sfondo di un dilemma morale, lo girerò in Italia, tra Napoli e Roma con attori italiani e un protagonista americano”. L’ha rivelato il regista e sceneggiatore (due volte premio Oscar) Paul Haggis, a Roma per presentare il thriller The Next Three Days che sarà distribuito da Medusa da venerdì 8 aprile in 450 copie. Il film racconta la storia di un tranquillo professore, John Brennan (Russell Crowe), che vive con l’adorata moglie Lara (Elizabeth Banks) e il figlio di 8 anni, fino al giorno in cui la donna viene arrestata e condannata per omicidio. Quando la Corte suprema respinge l’ultimo appello e Lara tenta il suicidio, il marito, fermamente convinto della sua innocenza, nonostante tutte le apparenze, decide di organizzare una rocambolesca evasione mettendo a repentaglio la sua stessa vita. Con la famigliola inseguita da tutti i poliziotti e federali d’America. 

 

The Next Three Days è il remake del francese Pour elle diretto da Fred Cavayé. “Ho molto amato l’originale. E’ un’opera forte e potente che ho cercato di approfondire ulteriormente ponendomi domande sull’amore e la fiducia che possiamo nutrire nell’altro. Fare un remake non è certo sbagliato, se può farlo Scorsese, posso anch’io”.

 

Stasera a Roma, al cinema Embassy, ci sarà un’anteprima del film per raccogliere fondi per l’associazione “Bambini in emergenza”. Haggis infatti è da sempre molto impegnato nel sociale e in particolare si è dato molto da fare per le vittime del terremoto di Haiti.

 

Due volte premio Oscar (come sceneggiatore per Million Dollar Baby e per Crash), Haggis non si tira indietro quando si tratta di parlare di politica. Del resto un suo film, Nella valle di Elah, affronta proprio lati oscuri della spedizione militare in Iraq dal punto di vista di un padre. Tuttavia sull’intervento in Libia preferisce essere cauto: “Non conosco abbastanza la situazione da poter esprimere un’opinione seria. Posso dire che chi lotta per la libertà ha diritto al nostro sostegno e che la costruzione della pace richiede un impegno costante per trasformare il nemico in amico. Invece non siamo abbastanza intelligenti: ci piace crearci nemici e poi attaccarli e combatterli. Mi limito a porrre una domanda: oggi non avremmo meno problemi con l’Iran se non avessimo appoggiato lo Sciah traendone tanti vantaggi? Anche nel mio cinema mi piace interrogarmi sulle grandi questioni attraverso le storie personali dei miei  personaggi”.

Il dilemma del prof Brennan, il protagonista di The Next Three Days, sta tutto nella sua capacità di sacrificare se stesso per la donna che ama, al punto da mettere a repentaglio tutte le sue sicurezze. Per farla uscire di prigione si rivolge all’ex galeotto Liam Neeson e accetta di diventare lui stesso un fuorilegge: falsifica chiavi e documenti, impara a usare le armi, si procura il denaro necessario rapinando e uccidendo, rischia di essere ucciso e mette in pericolo anche suo figlio. “Volevo indagare cosa vuole dire credere fino in fondo in qualcosa e in qualcuno, la natura dell’amore è una questione da sempre affascinante”, dice Haggis. Che ammette di non aver pensato al divo Russell Crowe (Insider, Il gladiatore, A beautiful mind) in fase di sceneggiatura. “Ma appena ho finito di scrivere, mi è sembrato immediatamente perfetto per questo ruolo”.

Ancora a proposito dell’amore: “Oggi tutti vogliamo avere più di quanto diamo, mentre il prezzo che si paga per esprimere l’amore è dare. Questo vale anche nel lavoro e in tutti i campi. Penso di aver avuto successo, all’inizio della mia carriera, perché ero pronto anche a lavorare gratis, mentre ho fallito tutte le volte che il mio ego mi ha detto che meritavo di più. L’ego distrugge molte carriere a Hollywood“.

Cerca punti di contatto tra i suoi lavori: “Sia Crash che Nella valle di Elah affrontano il peccato dell’orgoglio. E’ il peccato da cui anch’io sono maggiormente affetto, il peggiore, quello che si porta dietro tutti gli altri. Devo costantemente ricordarmi che non sono uno sceneggiatore migliore solo perché qualcuno mi dice che lo sono, perché sono qui con tutti questi giornalisti che mi intervistano. Ma è difficile tornare continuamente con i piedi per terra, c’è un grande scontro tra la falsa modestia e la vera umiltà”. Intanto, se la sua carriera va sempre meglio e ha anche fondato la sua casa di produzione, la HWY 61 insieme all’amico Michael Nozik, sembra di capire che il suo privato ha subìto una battuta d’arresto. “Io è mia moglie Debra ci siamo separati un anno e mezzo fa, ma lei è rimasta la mia migliore consigliera. Mi fido di lei e le faccio leggere le mie sceneggiature. A volte sbaglia, come quando mi chiese di cambiare il finale di Million Dollar Baby e non mi rivolse la parola per due giorni perché non volevo seguire il suo suggerimento. In quel caso feci bene, ma la vita è complicata… Spesso quando siamo sicuri al 100% di avere ragione, abbiamo torto”. Sarà di sicuro materia del prossimo film.

 

autore
04 Aprile 2011

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