LE NOVITA’ DELLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA Anche oggi sulle pagine spettacolo dei quotidiani c’è un argomento che ha fatto incetta di spazi: la presentazione della 17° edizione della Festa del Cinema di Roma. Su Il Messaggero, che richiama la notizia anche in prima pagina, Gloria Satta sottolinea i cambiamenti della manifestazione voluti dalla nuova direttrice Paola Malanga rispetto alla gestione di Antonio Monda. “Appare evidente – scrive la giornalista – la discontinuità con il passato, quando gli Incontri Ravvicinati con le star rappresentavano il fulcro della kermesse e i film italiani erano ridotti all’osso. Signori si cambia. E non solo perché è tornato il concorso, di cui spiega la direttrice artistica si sentiva la mancanza (ma la giuria sarà svelata più avanti) mentre un gruppo di celebrità presiedute da Carlo Verdone assegnerà il premio alla migliore commedia”. L’articolo prosegue citando le parole degli organizzatori che durante la conferenza stampa hanno dichiarato: “La nostra sarà una festa plurale, diffusa, ampia, per tutti. Ci sarà una folta presenza femminile (7 dei 16 film del concorso sono diretti da donne), c’è la volontà di scoprire nuovi talenti, perché un festival deve fare scouting e ci saranno gli incontri con i maestri Mario Martone, Luc Besson, Stephen Frears, Paolo Virzì e James Gray che racconteranno i loro inizi e James Ivory che riceverà il premio alla carriera”. Insomma meno star e largo ai giovani come sottolineano anche il titolo e l’occhiello dell’articolo in questione.
IL CINEMA ITALIANO ALLA FESTA Altro aspetto caratterizzante della nuova Festa romana è la copiosa presenza in tutte le sezioni di cinema italiano. Beatrice Bertuccioli sulle testate del Quotidiano Nazionale riporta le parole di Gianluca Farinelli, presidente della Fondazione Cinema per Roma che afferma: “il cinema italiano non è mai stato così plurale, guarda all’estero, spazia per argomenti e linguaggi da opere prime a film per il grande pubblico. Forse si produce troppo, forse si produce troppo nel mondo, di sicuro c’è un momento straordinario e il cinema italiano c’è”. In proposito Federico Pontiggia su Il Fatto Quotidiano e Giulia Bianconi su Il Tempo mettono in evidenza il contrasto fra le convinzioni di Farinelli e quelle espresse da Alberto Barbera, il quale, durante la presentazione della Mostra del Cinema di Venezia, aveva denunciato la scarsissima qualità di gran parte della produzione cinematografica nazionale.
WESTERN E COMMEDIA ROMANTICA Sempre a proposito della Festa di Roma, da segnalare l’attenzione al cinema di genere. Paola Malanga nella sua presentazione ha sottolineato il ritorno di due esperienze rigenerate: il western e la commedia romantica, in quest’ultimo caso con la presenza di una commedia gay, Bros di Nicholas Stoller, che, secondo la direttrice, è il film più irresistibilmente comico degli ultimi anni.
L’ITALIA HI-TECH Il Messaggero pubblica anche un articolo di Ilaria Ravarino sul convegno on line organizzato dai quotidiani del Gruppo Caltagirone sul tema Molto futuro – Visione Futura. Nel servizio si cita l’intervento Giancarlo Leone, presidente dei produttori Apa, che ha sottolineato come: “a livello di serie tv sta crescendo la circolazione estera del nostro prodotto. Nel 2017 avevamo 58 titoli con distribuzione internazionale, oggi sono più di 80. Se il valore della nostra serie qualche anno fa, era di circa 30-35 milioni, oggi sfiora i 100. Manca però un sistema che regoli i rapporti fra produttori e committenti tv. In assenza di regole precise, i produttori indipendenti, in sede negoziale di accordi, si trovano speso a cedere buona parte die loro diritti alle piattaforme”. L’articolo dà conto anche dell’intervento dell’amministratore delegato di Cinecittà, Nicola Maccanico, che, sottolineando la vitalità della produzione italiana, ha ricordato: “i nostri contenuti viaggiano e i luoghi sono attrattivi: a Cinecittà abbiamo 19 teatri pieni, 3.000 persone che vengono ogni giorno a lavorare e 15/16 produzioni attive. Stiamo costruendo nuovi spazi per dare risposta alla domanda crescente, puntando sulla sostenibilità ambientale richiesta dal mercato”.
IL LOCKDOWN CI HA CAMBIATO? Curioso e inquietante, è l’articolo di Antonio Polito sull’inserto 7 de Il Corriere delle Sera. Il giornalista racconta un’esperienza personale: il proprio ritorno in sala per vedere un film, nel caso specifico Il signore delle formiche di Amelio. E scopre che: “l’abbuffata di streaming degli ultimi anni di distanziamenti sociali (ho davvero ecceduto) e la conseguente progressiva astinenza dal cinema in sala, abbiano cominciato a modificare la mia genetica. Mi si è infatti ristretta, e non di poco, la capacità di concentrazione. E’ come se un invisibile orologio interno ad un certo punto facesse clic, staccasse il cervello e portasse la mano al telefonino. E questo momento scatta più o meno tra i cinquanta e i sessanta minuti dall’inizio della proiezione. Strano, mi sono detto. Poi ci ho riflettuto: è il tempo medio di una puntata in una serie tv”.
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