Good Morning, Cinecittà

LE SALE ARRIVERANNO A NATALE? Ennesimo grido d’allarme sulla situazione dell'esercizio con un ampio servizio su Il Secolo XIX


LE SALE ARRIVERANNO A NATALE? Ennesimo grido d’allarme sulla situazione delle sale. Con un ampio servizio di Francesco Margiocco ne dà conto Il Secolo XIX, raccogliendo le testimonianze di un gruppo di esercenti della Liguria. A lanciare l’allarme è Alberto Passalacqua, presidente dell’Anec regionale: “Natale è il traguardo, dopo quella data il cinema tornerà a crescere in modo piuttosto sostenuto. Il punto è arrivarci a Natale. Non è detto che tutti ce la facciano”. Il problema, secondo Passalacqua, è la vertiginosa crescita dei costi energetici e una politica distributiva dissennata, che concentra i titoli di maggior richiamo in un brevissimo arco temporale. Inoltre, come afferma un altro esercente, Alessandro Giacobbe: “la pandemia, con le sue chiusura forzate per due anni consecutivi, ha disabituato il pubblico a frequentare le sale. Lo ha impigrito culturalmente. Purtroppo l’impigrimento culturale si sta trascinando ancora. E’ soprattutto il pubblico dai 35-40 anni in su ad essersi seduto sul divano”. Ma tutti gli esercenti ritengono che aumentare il prezzo del biglietto non sia la soluzione. Ancora Passalacqua: “Non si può. Altrimenti perderemmo il pubblico che stiamo riconquistando con fatica. Non viene mai ricordato che il biglietto del cinema è tra le pochissime cose rimaste invariate con l’avvento dell’euro. Nel 2001 costava 12mila lire. Oggi il suo prezzo medio è di 6,50 euro”.

LA VOCE DI 300 DONNE NEL TEMPIO DI FELLINI Da segnalare su La Repubblica Roma di domenica l’intervista a Vanessa Beecroft. L’artista ha allestito una performance nel Teatro 5 di Cinecittà, caro a Fellini e che lei definisce “un tempio”. L’articolo approfondisce la poetica di Beecroft, invitata dalla presidente Chiara Sbarigia con l’intento di favorire “una rappresentazione contemporanea di genere”. 

SORPRESE E DELUSIONI Ma, a volte, a rilanciare il mercato sono anche i piccoli film, come Smile, un horror che, uscito nel fine settimana, ha conquistato, come ricorda Il Corriere delle Sera, il primo posto al box office americano. Il film di Parker Finn rischia di essere il miglior affare dell’anno per ciò che riguarda il confronto fra investimenti e risultato al botteghino. Costato solo 17 milioni in dollari, in pochi giorni Smile ne ha già incassati 22. Al contrario, sempre su Il Corriere della Sera, Paolo Mereghetti recensendo l’attesissimo Ticket to Paradise, che arriverà nelle nostre sale giovedì 6 ottobre, esprime una chiara delusione. “La sceneggiatura del regista Ol Parker e di Daniel Pipski si arrende senza resistenza al bisogno di ammodernare un meccanismo che Katharine Hepburn e Spencer Tracy o Cary Grant e Irene Dunne o ancora Clark Gable e Claudette Colbert (tanto per citare alcune delle coppie che si rimaritavano) avevano reso perfetto, finendo per azzoppare il film e – quel che è peggio – sprecando tutte le potenzialità di una coppia che avrebbe potuto fare scintille”.

C’ERA UNA VOLTA LA DISNEY E ancora a proposito di confronto fra passato e presente, su Il Foglio viene pubblicato un intervento di Mary Harrington, che analizza l’evoluzione del personaggio della principessa nei film della Disney. L’autrice sostiene che il ruolo è direttamente e continuamente influenzato dai cambiamenti politici globali. “Oggi – scrive Harrington – le principesse della Disney si stanno politicizzando. Proprio quando la guerra al terrore ha trasformato la diffusione della democrazia in una mera questione di imposizione con la forza, anche la cultura americana, che si manifesta attraverso quelle principesse, è diventata meno unificante, meno esuberante e allo stesso tempo più divisiva e moralista”.

I GRANDI APPUNTAMENTI SUL PICCOLO SCHERMO Se per i grandi film in sala bisognerà pazientare fino a Natale, in televisione sono in arrivo i kolossal. Su Il Messaggero Ilaria Ravarino interviene su Sopravvissuti, la serie thriller di Carmine Elia da stasera su Rai1 per sei puntate. Un progetto importante realizzato dalla nostra televisione pubblica insieme a France Télévision e alla tedesca ZDF, con un investimento tra i 14 e i 15 milioni di euro. “Quasi il doppio di una fiction media – spiega il produttore Marco Poccioni – serviti per rendere più spettacolare la serie e i suoi effetti speciali. Senza partner internazionali non sarebbe stato possibile”. Su La Stampa, con un articolo di Valentina Ariete, si annuncia il prossino arrivo della quarta stagione di Babylon Berlin, una delle serie non in lingua inglese più vista in tutto il mondo, dal 11 ottobre su Sky Atlantic e Now. Secondo gli autori, benché ambientata negli anni ’20, il punto di forza della serie è l’attualità. “Quasi dieci anni fa, abbiamo avuto la giusta intuizione di scegliere proprio quest’epoca. Ci sono delle similitudini allarmanti. In ogni crisi, ed oggi ce ne sono più d’una, la società tende a dar risposte simili. Però ci siamo imposti di non giudicare quegli anni dal punto di vista moderno. Ci siamo concentrati sulla coscienza del nostro protagonista”.

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03 Ottobre 2022

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