Good Morning, Cinecittà

Sui giornali di oggi le dichiarazioni del neoministro Sangiuliano sulle misure per favorire la presenza del pubblico nelle sale e il "caso" de La stranezza e del suo ottimo risultato al box office


DIECI MILIONI DI EURO PER LE SALE

Intervenuto a Porta a Porta, il nuovo ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha annunciato uno stanziamento straordinario di dieci milioni di euro finalizzato a favorire la presenza del pubblico nelle sale cinematografiche. Ne danno conto Il Messaggero e Il Giornale. Su quest’ultima testata sono riportare alcune dichiarazioni del ministro: “La crisi del cinema e degli spettacoli sarà al centro del mio lavoro. Abbiano i soldi del PNRR da spendere bene, con onestà ed efficienza. Siamo la prima superpotenza culturale del pianeta. In Italia, secondo me, il ministero della Cultura conta tantissimo perché la cultura, se ben utilizzata, resta attrattiva, fruibile, può essere un fattore di incremento di vari punti del Pil”.

LA STRANEZZA DI PIRANDELLO

La stranezza non è solo il titolo del film di Roberto Andò, ma anche il risultato ottenuto al botteghino, almeno secondo Fabrizio Biasin che, su Libero, parla addirittura di miracolo. “Accadono – si legge – cose incredibili nell’Italia prosciutto & Meloni. Siete pronti? Sicuri? Ebbene la gente guarda un film italiano. E lo fa addirittura al cinema. Pagando un biglietto. Davvero. Converrete sono cose dell’altro mondo (quello pre pandemico). Il miracolo si è avverato grazie all’ultima fatica del duo comico Ficarra e Picone, La stranezza, pellicola girata da Roberto Andò, uscita in sala il 27 ottobre e prima al botteghino con cifre succulente (1.106.300 euro in quattro giorni, miglior esordio italiano dell’anno, non che ci volesse molto…)”. Nel prosieguo dell’articolo, pur senza rinunciare al tono goliardico, il giornalista deve cedere a qualche concessione più seria: “Per una volta non ci troviamo di fronte al classico film italiano con le puzzette e una trama da fiaba della buonanotte, ma qualcosa di minimamente elaborato e – udite, udite – addirittura riuscito”.

I DELITTI CHE HANNO FATTO EPOCA DIVENTANO UNA SERIE

Su La Repubblica è annunciata la partenza dal 7 novembre su Rai Uno della serie Storie criminali, undici episodi dedicati ad altrettante vicende nere che hanno segnato la storia d’’Italia: dagli anni della Dolce Vita con l’uccisione di Christa Wanninger, fino all’omicidio perpetrato a Macerata nel 2018 da Luca Traini. Nell’intervista, pubblicata priva di firma, lo scrittore Giancarlo De Cataldo, fra gli autori della serie, sottolinea la differenza di Cronache criminali da altri prodotti analoghi: “La distinzione sta nello spirito dei tempi. Un delitto attira la nostra attenzione, ci pone domande inquietanti: si può uccidere per odio razziale? O pensare che una donna vada eliminata perché vuole un’altra vita? Ci sono delitti che si spiegano in un certo contesto storico. Terry Broome è il dark side della Milano da bere, 1984. Torneremo sugli anni ’70 per raccontare Pasolini, il Circeo, il ’77 con i ragazzi che sparavano per strada. Ognuna di queste vicende è legata a quel tempo, e cambiano il paradigma. Poi ci sono i delitti della Uno bianca, cosa colpisce con la scia di sangue, i morti? Il dettaglio fondamentale: sono commessi da poliziotti, quella polizia a cui consegniamo la tutela dell’ordine ha dentro di sé i criminali. Sconvolgente”.

LO SCONTRO BASSANI – DE SICA

A partire dalla pubblicazione del volume De Sica, io e Il Giardino dei Finzi-Contini. Diario inedito del protagonista, scritto da Lino Capolicchio ed uscito postumo dopo la scomparsa dell’attore, a cura di Nicole Bianchi, su Il Manifesto con un ampio servizio di Massimo Raffaeli, si rievoca il contrasto che oppose Giorgio Bassani, autore del romanzo e Vittorio De Sica, regista del film tratto dall’opera. Il dissidio tra Bassani e De Sica, cui Capolicchio assiste con sgomento, non è ricomponibile e presto lo scrittore ritira il proprio nome degli accrediti. L’articolo ricorda le motivazioni che non convinsero ed irritarono Bassani: “In data Roma, 16 maggio 1970, si legge l’elenco delle varianti apportate da Ugo Pirro sull’originale, a partire dal protagonista che nel film ha il nome dello scrittore, Giorgio. Tutto l’antefatto è stato cassato, la scena della pensione, quando Giorgio va a trovare il fratello in Francia, a Grenoble, con il ragazzo tedesco che parla del lager, nel libro non esiste. Nel romanzo inoltre, non abbiamo certezze che Malnate sia andato a letto con Micol, è solo il frutto di un’ipotesi di Giorgio. Invece nella sceneggiatura è lo stesso Giorgio che scopre gli amanti a letto. Con un’evidenza indiscutibile. Il finale del film: il padre di Giorgio a sorpresa nell’aula scolastica dove gli ebrei vengono al momento ammassati trova Micol, c’è un caloroso abbraccio tra loro e il padre dice che suo figlio, almeno lui, è salvo”.

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02 Novembre 2022

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