Good Morning, Cinecittà

9 novembre - La 40ma edizione del Torino Film Festival, l'omaggio di Paolo Sorrentino a Mattia Torre, l'intervista a Daniele Mencarelli, autore di Tutto chiede salvezza, sono al centro della rassegna


TORINO FILM FESTIVAL SPLENDIDO QUARANTENNE È la presentazione della 40ma edizione del Torino Film Festival ad ottenere le maggiori attenzioni sulle pagine spettacolo dei quotidiani di oggi. Come scrive Fabizio Dividi su La Stampa si annuncia una manifestazione, in programma dal 25 novembre al 3 dicembre, gioiosa, pluralista, gradevole ed inclusiva, che dedicherà molto spazio al cinema italiano soprattutto nelle sezioni fuori concorso.  “Per quello che si può definire- si legge- il primo Tff davvero post-pandemico, nato per riavvicinare il pubblico alla sala, i numerosi ospiti che arriveranno in città costituiscono l’aspetto fondante. A partire da Malcolm McDowell, che nelle parole del direttore Steve Della Casa rappresenta perfettamente un festival sospeso fra cinema autoriale e da grande pubblico, e che sulla sua carriera terrà l’unica masterclass internazionale in calendario. Sempre su La Stampa in un box a parte, appare anche un’intervista con il direttore, che, al posto del film d’apertura, annuncia un’inaugurazione fuori norma: “ci sarà una specie di serata fra amici, un incontro che avrà sia il pubblico presente che quello degli ascoltatori della radio. Si parlerà dei Beatles e dei Rolling Stones e del rapporto che hanno con il cinema questi due gruppi così popolari”. Fra le novità che Della Casa ha messo in cantiere anche: “la sezione Mezzogiorno di fuoco, di cui sono orgogliosissimo e rivendico la paternità. È un’originalità unica: un western a mezzogiorno”.

L’OMAGGIO DI SORRENTINO A MATTIA TORRE Il regista premio Oscar adatta per la tv i drammi dell’artista romano morto nel 2019. Presentando il progetto, Paolo Scotti su Il Giornale scrive: “Teatro contemporaneo, ma anche televisione. E magari un po’ di cinema. Mescola i diversi linguaggi per puntare soprattutto alla qualità, il progetto firmato da Paolo Sorrentino per Rai Tre: Sei pezzi facili, che (con titolo ispirato ad un “cult” cinematografico del 1970), dal 19 in seconda serata presenterà altrettanti atti unici di Mattia Torre, il commediografo divenuto sceneggiatore di successo grazie alla serie tv Boris e scomparso a soli 47 anni”. L’articolo prosegue riportando alcune dichiarazione di Sorrentino. “Mi sono avvicinato al teatro di Torre con il massimo rispetto e con la voglia di valorizzare ed amplificare, grazie alla cinepresa, il suo talento teatrale. Siamo partiti con l’idea di filmare un solo testo. Poi abbiamo deciso di farli tutti. Nel riprenderli mi sono limitato a fornire a questi allestimenti teatrale pochi appigli cinematografici: delle minime ibridazioni. Con testi ed interpreti simili, ogni aggiunta era superflua”.

SERIE TV E CONSUMI GIOVANILI La programmazione televisiva della serie Tutto chiede salvezza ha offerto ad Avvenire l’occasione per intervistare Daniele Mencarelli, autore dell’omonimo romanzo alla base del progetto.  Rispondendo alle domande di Massimiliano Castellani a proposito di dipendenze giovanili dalle serie tv, Mencarelli afferma: “C’è sicuramente molta offerta sulle piattaforme e nella massa di proposte ci sono anche quelle di scarsa qualità, quindi nocive. Ma io stimo sempre di più i nostri figli, i quali stanno sviluppando una capacità critica che gli consente di selezionare al meglio ciò che vedono in tv. La riprova la sto avendo con Tutto chiede salvezza: tantissimi ragazzi hanno visto la serie per intero (7 episodi) e sui social ho letto delle analisi profonde e approfondite, riflessioni in controtendenza con la brevità e la velocità dei loro standard comunicativi in 140 caratteri”.

LA RABBIA E LA VULNERABILITA’ DI SINEAD O’CONNOR Sull’edizione fiorentina de Il Corriere della Sera un articolo di Marco Luceri racconta, attraverso le parole regista irlandese Kathryn Fergusson, Nothing compares, il documentario dedicato a Sinéad O’Connor che inaugura questa sera il Festival dei Popoli. “La sua storia – dice la regista-  è entrata come un fulmine nella mia vita di giovane adolescente. Mi sembrò che una porta si fosse spalancata: finalmente c’era una giovane donna irlandese che diceva a voce alta cose che nessuno aveva mai voluto o potuto dire. Da sua grande fan rimasi colpita dalla maniera in cui fu poi tratta per aver alzato la testa.  Quando ho iniziato a fare film, a vent’anni, l’idea di realizzare un documentario su di lei è sempre stata in cima ai miei pensieri”.

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09 Novembre 2022

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