VERITA’, VEROSIMIGLIANZA E INVENZIONE: IL CASO ESTERNO NOTTE
Come era facilmente prevedibile, forse inevitabile, la programmazione su Rai 1 di Esterno notte, la serie di Marco Bellocchio sul rapimento e l’assassinio di Aldo Moro, ha subito sollevato polemiche. Con toni particolarmente duri si è espressa Maria Fida Moro, figlia dello statista, che si è sfogata dicendo: “E’ già vergognoso infischiarsene del dolore altrui, è doppiamente vile usarlo per fare affari”. Alle sue accuse risponde su La Stampa, intervistato da Anna Corazza, Miguel Gotor, uno dei maggiori studiosi degli anni terribili della Repubblica, che ha collaborato con Bellocchio nella realizzazione della serie come consulente storico. “Un film – ricorda Gotor – è per definizione un’opera di finzione o, come si dice, di fiction. Credo che la libertà artistica, che naturalmente è anche libertà di invenzione e di creazione, sia un bene supremo da tutelare. Un film che sceglie come argomento di partenza un fatto storico è equiparabile ad un romanzo storico, un genere anfibio su cui esiste un dibattito plurisecolare che è incentrato sui rapporti fra verità storica, verosimiglianza ed invenzione”. E successivamente Gotor aggiunge: “Posso dire che tutto il lavoro è stato improntato al massimo rispetto non solo per la figura di Aldo Moro, ma di tutti i protagonisti di questa tragedia”.
L’ATTUALITA’ DEL PASSATO
Il rapporto fra cinema e storia è al centro anche del docufiction Quei due-Edda e Galeazzo Ciano diretto da Wilma Labate e girato a Cinecittà, che ha inaugurato a Roma la XXVI edizione del Festival Tertio Millennio. Del film si occupa su Il Fatto Quotidiano Federico Pontiggia. Attraverso le parole della regista, viene messa in luce l’attualità delle figure dei due protagonisti, impersonati sullo schermo da Simone Liberati e Silvia D’Amico. “Edda Mussolini e Galeazzo Ciano -ricorda Wilma Labate – oggi sarebbero due giovani, brillanti politici. Esempi perfetti della nostra attualità, in cui riemergono delle vecchie croste: la mia generazione si era convinta che fossero superate, invece no”. E poi la regista aggiunge: “Lei è profondamente legata al padre; lui che annaspa in un mondo ammalorato: entrambi hanno appesantito il lavoro del Duce. La politica non va sottovalutata: anche se oggi riteniamo che non lo sia, è una cosa seria. I politici sono responsabili delle persone di cui si circondano, degli incarichi che conferiscono”.
FICARRA E PICONE IN NOIR
E’ uno dei più convincenti esordi italiani della stagione: è Spaccaossa, opera prima del regista teatrale ed attore Vincenzo Pirrotta. Tratto da un fatto di cronaca vera, il film, che si segnala per la straordinaria collettiva prova dell’intero cast, è un atroce discesa agli inferi in un mondo dominato dalla ferocia. Ancora più sorprendente che a firmare la sceneggiatura, insieme al regista e a Ignazio Rosato, siano Salvo Ficarra e Valentino Picone. Su Il Giornale di Sicilia nell’articolo di Francesca Pierleoni, così i due comici, anche produttori di Spaccaossa che, distribuito da Luce Cinecittà, approderà nei cinema il 24 novembre, spiegano le caratteristiche del film: “E’ una storia che ti fa mettere in discussione, ti fa capire a cosa possono arrivare le persone, per fame, per una dipendenza dalla ludopatia, per apparire. Tutti aspetti della nostra società, tutti mali moderni. E’ un film che parla a tutti noi”.
POVERI SCENEGGIATORI
Su Italia Oggi, Claudio Plazzotta dà conto di una ricerca condotta da Writers Guild Italia, sindacato cui sono iscritti oltre 220 sceneggiatori, volta ad analizzare le realtà economica della categoria. Il dato che emerge è chiarissimo: gli sceneggiatori nel nostro paese guadagnano poco. “In media – si legge – poco meno di 26 euro lordi all’anno, ma il 76% degli sceneggiatori ha compensi annui addirittura inferiori ai 15 mila euro lordi, e solo il 7,5% supera il 50 mila euro. In sostanza quasi tutti gli sceneggiatori devono arrangiarsi con altre attività integrative per arrivare alla fine del mese”. Nell’articolo, Giorgio Glaviano, presidente di Writers Guild Italia, ricorda che, nonostante l’arrivo delle piattaforme, “per gli sceneggiatori il mercato è rimasto fermo e asfittico, con scarsi guadagni e difficoltà di sopravvivenza al limite dell’indigenza”.
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