Good Morning, Cinecittà

Sui giornali di oggi un'analisi anagrafica degli autori italiani, Paolo Sorrentino e il suo moderato ottimismo, la violenza del Trumpismo e le confessioni di Raoul Bova


GIOVANI REGISTI CERCASI

Il cinema italiano sta inanellando una serie di imprevisti successi con film che si sono piazzati al vertice del box office stagionale. Ma su Il Giornale Pedro Armocida fa notare come i registi di suddetti film siano tutti autori più che maturi. Se Ryan Coogler, regista di Black Panther: Wakanda Forever, campione di incassi questa settimana, ha 36 anni, Armocida ricorda che nei posti d’onore del box office dello stesso week end ci sono Roberto Andò, regista de La stranezza, che ha 63 anni e Michele Placido, regista de L’ombra di Caravaggio, che ne conta 76. “E’ curioso – scrive ancora Armocida – ma se iniziamo a leggere attentamente i dati dei maggiori incassi italiani del periodo pandemico e postpandemico, scopriamo che il pubblico ha premiato quasi tutti registi, diciamo così, non più giovanissimi. Difficile sapere che cosa venga prima, se il dato anagrafico degli autori o quello degli spettatori che li vanno a vedere al cinema. Fatto sta che qualsiasi film italiano prendiamo come esempio ci racconta della forza di questo cinema della terza età”. E successivamente si legge: “Anche nel caso della commedia, che sappiamo più in difficoltà per numero di spettatori rispetto al passato, la maturità si fa sentire. E’ il caso di Riccardo Milani, splendido sessantaquattrenne, che è ormai il vero re Mida del genere”.

IL MODERATO OTTIMISMO DI SORRENTINO

Sulla situazione del cinema italiano si esprime anche Paolo Sorrentino, intervistato a Marrakech, dove è presiede la giuria del festival, da Fulvia Caprara su La Stampa. Si parte della dichiarazione di Nanni Moretti a proposito del clima depressivo che accompagna i discorsi sul nostro cinema e Sorrentino precisa: “Moretti parla da imprenditore, quindi da una prospettiva molto più ampia che io non conosco. Non so esattamente che cosa si debba fare per salvare il cinema in sala, non ho ricette. Da spettatore ritengo che i problemi siano vari, ma sono anche moderatamente ottimista. C’è stato il Covid e poi c’è stata l’estate, mesi in cui in Italia nessuno ha mai avuto l’abitudine di andare al cinema. Per questo aspetterai a dichiarare la resa totale. Un film come La stranezza mi sembra un buon segnale, è ovvio che la prima cosa importante sia fare buoni film, e poi bisogna rendere le sale più attraenti. Penso all’esperienza dei ragazzi del Cinema America, che hanno creato una specie di club dove i ragazzi vanno a studiare e si sono fatti venire duecentomila idee”.

LA VIOLENZA DEL TRUMPISMO

“Si pensava di sapere tutto sul 6 gennaio (l’assalto al Campiglio americano ndr.), di aver visto tutto sulla violenza e la demenza di Proud Boys, milizie improvvisate ed esaltati QAnon, visto anche il dettagliato lavoro premiato con il Pulitzer fatto dal Washington Post e le precise testimonianze ottenute dalla Commissione istituita alla Camera. Non avevamo visto tutto. I momenti più neri e più intensi ce li mostra l’artista Andres Serrano nel suo film Insurrection, presentato oggi in prima italiana allo schermo dell’Arte Film Festival di Firenze”. E’ quanto scrive su Il Foglio Giulio Silvano. L’articolo prosegue così: “Immersivo, caotico, ipnotico, gran parte del documentario è formata da video girati da persone sul luogo, comprese persone che hanno partecipato all’insurrezione. Non vengono nascosti i momenti più crudi. I media sono sempre troppo delicati nel mostrare la violenza – dice Serrano – fanno finta di avere un video con una notizia violenta, poi clicchi pensando di poterlo vedere e invece ci sono solo pubblicità. E’ un raggiro. Ho usato tutti i video che ho trovato sulla morte di Ashli Babbitt, diventata poi martire dell’alt right”.

RAOUL BOVA: CONTA IL CUORE PIU’ CHE LA TECNICA

Che un attore ammetta i propri limiti è una notizia e, infatti, Il Messaggero dedica all’evento anche un occhiello in prima pagina. Intervistato da Gloria Satta, alla domanda si è offeso quando l’hanno accusata di non saper recitare? Raoul Bova ha risposto con assoluta franchezza: “Ma sono il primo a dirlo. Ho fatto fortuna con una sola espressione, poi ne ho imparate un altro paio. Tecnicamente sono un disastro, ma ci ho messo il cuore. La verità viene prima della recitazione”. Chapeau.

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16 Novembre 2022

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