La rassegna stampa delle pagine spettacoli della giornata di oggi, 25 gennaio, dedica ampissimo spazio alle Nomination agli Oscar. Però, c’è anche una riflessione di Aldo Grasso sulla qualità delle serie tv italiane, con specifico riferimento a Black Out – Vite Sospese; e su “la Repubblica” l’intervista a Paolo Moretti per Fondazione Prada.
OSCAR/ROHRWACHER – Se Alessandra De Luca su “Avvenire” evidenzia: Rohrwacher, unica italiana candidata all’Oscar (p.20); Giulia Bianconi su “Il Tempo” mette in pagina l’intervista ad Alice Rohrwacher, che dichiara: “Dedico il mio corto alle bambine ribelli” (p.23); mentre Giorgio Carbone su “Libero” fa emergere: Gli Oscar sbobbano i maestri (p.28), facendo notare che ci siano meno candidature del previsto per le pellicole di James Cameron e Steven Spielberg; quest’ultimo il nome su cui punta Alice Sforza su “Il Giornale” per cui è Tutto pronto per il trionfo di Spielberg (p.25). Mentre per Giampaolo Pioli su “La Nazione – Il resto del Carlino – Il Giorno”, Sarà un Oscar formato kolossal (p.24), ovvero come Top Gun: Maverick e Avatar saranno protagonisti nella Notte del 12 marzo.
STUDIOS/STREAMING – Nel clima di festa pre-statuette, Antonio Monda su “la Repubblica” commenta che E’ ancora guerra tra studios e streaming (p.33) prendendo spunto proprio dalla Nomination: “L’annuncio delle candidature agli Oscar è da leggere alla luce della guerra tra gli studios e i colossi dello streaming, il crollo del numero di spettatori nelle sale e l’ascesa della A24, che ha prodotto Everything everywhere all at once (11 nomination). Netflix si è piazzata benissimo con Niente di nuovo sul fronte occidentale (9) – il cui regista sta girando Il Conclave a Cinecittà (leggi articolo), ndr -, eguagliando Gli spiriti dell’isola (Fox/Disney) e superando Elvis (8) e The Fabelmans (7). Non si deve mai dimenticare che gli Oscar sono stati creati dall’industria per premiare se stessa, e il valore artistico non è necessariamente il fattore determinante: la straordinaria qualità dei Fabelmans non avrebbe rivali, ma è possibile che i votanti preferiscano il miscuglio di assurdo e demenziale dei giovani Dan Kwan e Daniel Scheinert al linguaggio classico di un maestro di 76 anni”.
ALTO ADIGE – Una delle aree regionali italiane più “presenti” nelle sequenze di film e serie nostrani e non solo anche quest’anno, l’Alto Adige, conferma di vivere un favorevole Effetto cinema: generati 11 milioni (p.25), come riporta Silvia M.C.Senette sul “Corriere dell’Alto Adige”. Se “Non esiste, come invece a Roma, un luogo fisico che la identifichi e la faccia diventare meta di appassionati e curiosi, anche l’Alto Adige ha la sua Cinecittà. Si chiama Idm” – ‘Innovators, Developers e Marketers’, ovvero ‘innovatori, sviluppatori ed esperti di marketing – “ed è a tutti gli effetti una macchina cinematografica che sforna film e progetti video senza soluzione di continuità. Per dare un’idea della mole di risorse messe in circolazione dall’ente di ‘Innovators, Developers e Marketers’ bastano poche cifre di notevole portata: nel solo 2022 sono state approvate le domande di finanziamento relative a 29 progetti cinematografici che hanno generato un ‘effetto Alto Adige’ … 6 i cortometraggi sovvenzionati, 420 le giornate complessive di riprese realizzate in provincia e una 12na i film altoatesini che hanno sfilato nei festival di tutta Europa”.
ALESSANDRO PREZIOSI/”BLACK OUT” – E proprio restando nella zona dell’area montana suddetta, è Aldo Grasso sul “Corriere della Sera” che, alla luce di un ascolto tv di debutto che ha superato quello sempre apicale del GF, sulla serie Black Out – Vite Sospese dedica il suo pezzo a Alessandro Preziosi, un mistery drama che punta sulla qualità (p.47). In particolare, in un passaggio, Grasso scrive: “I personaggi hanno una loro precisa identità, la storia non è scontata, la suspense pervade il racconto e nasconde qualche caduta di tensione o di pigrizia recitativa; soprattutto si vede lo sforzo produttivo. Del resto, parlando di serialità, non è che in giro si trovi tanto di meglio. Forse, la necessità di alimentare le non poche piattaforme ha fatto sì che la quantità sia prevalsa sulla qualità: lo sforzo di rintracciare qualcosa di godibile comincia a farsi sentire. Nel frattempo, le produzioni italiane, magari prendendo a prestito strutture narrative, modalità di racconto, modelli recitativi da canoni stranieri, hanno alzato il tiro”.
PAOLO MORETTI – Simona Spaventa su “la Repubblica – Milano” intervista Moretti (Fondazione Prada) – “Il mio cinema come un festival” (p.9): il nuovo curatore della sezione cinema della Fondazione, che dal 3 febbraio apre la nuova programmazione, rispondendo a “quali linee guida ha scelto?”, spiega: “La programmazione è pensata come le varie sezioni di un festival, linee diverse per poter interessare pubblici diversi. La sfida è creare un dialogo tra autori e pubblico. Non si può pensare che la sala possa funzionare come prima senza fare qualcosa di diverso e saranno gli inediti non distribuiti e i grandi film della storia del cinema, ma in versione restaurata con una dimensione contemporanea che percorrre tutto il programma e si integra con lo spirito della fondazione. E ampliamo lo spettro dei linguaggi, con le sezioni ‘Nocturna’ sul cinema di genere, ‘Studio’ sull’arte, ‘Sonic’ sulla musica”.
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