L’AUDIOVISIVO ITALIANO: UN SETTORE IN CRESCITA
Sull’andamento dell’industria audiovisiva italiana, Francesco Rutelli, in veste di presidente dell’Anica, interviene sull’edizione romana de Il Corriere della Sera per sottolineare la formidabile crescita del settore. “Nel periodo 2017-2021- scrive Rutelli – il numero dei film prodotti è stabile (in media 226 all’anno). Gli investimenti nell’audiovisivo sono cresciuti quattordici volte in più del Pil nazionale. Il valore da circolazione internazionale si è triplicato, raddoppiato il numero dei film che vanno all’estero, le coproduzioni internazionali a +124%. I posti di lavoro sono 180mila, + 4,6% rispetto al 2019. E’ cresciuta Cinecittà, i cui studi debbono raddoppiare, e sono al completo per i prossimi anni; l’afflusso delle produzioni internazionali in Italia e a Roma si è moltiplicato… I prodotti vengono offerti nelle sale – che restano il luogo principe e irrinunciabile della fruizione e della socialità – e nelle tv, ma anche sulle piattaforme e sul web. Dunque, le industrie formano una filiera integrata, cui si deve guardare con occhio industriale, oltre che estetico. E non nostalgico, a fronte dei cambiamenti che corrono”.
IL PRIMO FILM SUL #METOO
Ampio spazio sui quotidiani odierni è dedicato al Torino Film Festival e in particolare a She said, primo film sul caso Weinstein. Su La Stampa Fulvia Caprara ha intervistato in proposito la regista Maria Schrader, ospite del TFF. Nel film – annota Caprara – il racconto delle aggressioni è affidato alle voci di chi ha scelto di raccontarle, non c’è nessuna rappresentazione esplicita, solo ricostruzione dei luoghi, corridoi di alberghi lussuosi, vasche da bagno, un accappatoio bianco. E’ una scelta che fa la differenza. Parole così commentate dalla regista: “Se si decide di fare un film su un argomento così delicato come la violenza sessuale, il primo obbligo a cui bisogna rispondere riguarda cosa si è disposti a mostrare. Fortunatamente eravamo tutti d’accordo sulla modalità che abbiamo scelto; per me era importante evitare di aggiungere altre sequenze di violenza e stupro, ci siamo interessati anche troppo a lungo del fascino di chi compie violenza. Ne abbiamo abbastanza. Ho pensato fosse più giusto puntare sui racconti in prima persona, su quelle voci, sulle esitazioni, sulle pause, sulle emozionai, lasciando allo spettatore lo spazio per immaginare”.
L’OMAGGIO DI MARTONE A MASSIMO TROISI
Altro ospite del TFF, Mario Martone ha parlato del documentario su Massimo Troisi, che sta completando in questi giorni. “Io a Massimo – racconta il regista su Il Secolo XIX, intervistato da Tiziana Leone – ci siamo conosciuti nel ’92, io avevo appena girato Morte di un matematico napoletano, e lui era già Troisi e voleva fare un film con Gianmaria Volontè, ma all’orizzonte c’era l’idea di un film insieme, c’era grande feeling. Purtroppo non c’è stato il tempo, avrebbe dovuto fare il trapianto, ma si sa che voleva fare Il postino con il suo cuore. Purtroppo è morto il giorno dopo la fine delle riprese. Sul set era provatissimo, noi eravamo sempre attorno a lui, a ridere, ma il destino ha giocato la sua parte. Il documentario che sto preparando vale il film che non siamo riusciti a fare insieme: è un modo per rendergli omaggio”.
L’ITALA CHE CORREVA IN AUTOMOBILE
Su La Repubblica, Marco Risi, figlio di Dino, rievoca attraverso ricordi personali, c’entra anche papa Francesco, uno dei film mitici del cinema italiani anni ’60: Il sorpasso e chiarisce un dubbio: “Se qualcuno avesse mai pensato che Dino fosse Gassman, si sbaglia. Dino era Trintignant, con una forte simpatia per Gassman. Ed è stata proprio quella simpatia a far deragliare il Paese all’ultima curva. Qualcuno l’ha pensato e lo ha anche detto e forse è anche vero, ma in fondo chissenefrega perché, come dice Bruno Cortona a Roberto, il cognome non lo sa, l’ha conosciuto il giorno prima: “A Roma, che te frega delle tristezze. Lo sai qual è l’età più bella? Te lo dico io qual è. E’ quella che uno c’ha giorno per giorno”.
ANCHE AI CRITICI E’ CONCESSO DI CAMBIARE IDEA
Viene presentata questa sera al cinema Anteo di Milano la XXX edizione del Dizionario dei film di Paolo Mereghetti, che, intervistato da Giancarlo Grossini sull’edizione milanese de Il Corriere delle Sera, afferma: “Vedere e rivedere i film è il compito di chi fa critica. Quindi si rifanno le schede, si cambiano le stellette. Per esempio penso a Bernardo Bertolucci e a due suoi film, Piccolo Budda, che passa da 4 a 3, e Il conformista da 3 a 4. Oppure Il bidone di Federico Fellini e M.A.S.H. di Robert Altan che salgono a 4”. Insomma negli anni anche ai critici non è vietato cambiare idea su un film.
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