Good Morning, Cinecittà

1 DICEMBRE - Sui quotidiani di oggi si parla del Biglietto d'oro ricevuto da La Stranezza di Roberto Andò, della serie thriller Litvinenko, della mostra parigina Top Secret e del docufilm di Lamberto


I MISTERI DEL SUCCESSO Film italiano di maggior incasso dell’anno, La stranezza è stato premiato con il Biglietto d’oro alle Giornate Professionali del Cinema di Sorrento. Su “Il Tempo”, Giulia Bianconi ha chiesto al regista Roberto Andò di rivelare il segreto di un successo di così ampie proporzioni, capace di incassare, in un periodo segnato da una drastica riduzione di presenze in sala, oltre 5 milioni di euro. “E’ difficile- ha risposto il regista- dire i motivi per cui il pubblico sia rimasto affascinato dal film. Sarà che racconta una vita vera. Da una parte c’è il mondo di persone semplici e appassionate, come i personaggi interpretati da Ficarra e Picone, e dall’altra la vita di una figura così formativa come Pirandello. Un pubblico trasversale si è affidato a questi attori incredibili e si è trovato a partecipare a un atto fantastico e creativo, raccontato in modo magico”. “Non ci aspettavamo questo successo -aggiungono Ficarra e Picone- ma lo speravamo. L’affetto che si riversato sul film e nei nostri riguardi è andato ben oltre ogni previsione e ne siamo felici. Siamo contenti soprattutto di aver partecipato a qualcosa che rimarrà per sempre”.

IL CASO LITVINENKO: PRIMO ATTO DELLA GUERRA IN UCRAINA Su “La Repubblica” con una corrispondenza di Antonello Guerrera viene presentata la serie thriller Litvinenko, proiettata in anteprima a Londra, che racconta la storia dell’ex spia del Kgb, avvelenato ed ucciso da emissari di Putin mentre era riparato in Inghilterra. “Litvinenko- scrive Guerrera – è una serie drammatica che si staglia in due solchi: la tragedia umana di una famiglia spezzata dal dolore ma mai doma nella lucida disperazione e nel susseguente calvario verso la verità e poi ovviamente lo shock di una Londra e dell’Occidente attaccati al cuore dalla spietata furia omicida di Putin contro un dissidente, la cui foto calva e sofferente nel letto dell’University College Hospital fece il giro del mondo”. L’articolo riporta anche le dichiarazioni di Marina, la moglie di Litvinenko che afferma: “Questa storia non è finita. Non è mai finita. Perché l’orrore di Vladimir Putin è sempre stato sotto gli occhi di tutti. Oggi più che mai con la guerra in Ucraina. Ma era chiaro da anni dove saremmo andati a finire: il brutale omicidio di mio marito Sasha è stato esemplare”.

LE SPIE IN MOSTRA A PARIGI E a proposito di servizi segreti, sul “Quotidiano Nazionale” un articolo di Giovanni Serafini racconta la mostra, intitolata Top Secret e dedicata alle spie, allestita presso la Cinémathéque di Parigi, che propone centinai di manifesti, foto di scena, filmati, documenti rarissimi ed oggetti insoliti dei servizi antispionaggio di vari paesi. “Una sezione particolare della mostra – si legge – è dedicata alle donne, spie pericolosissime cui venne affibbiato il nomignolo di honey traps, trappole di miele. La prima è Protea, investigatrice appassionata di jiu-jitsu rivelata da un film muto girato nel 1913 da Victorin-Hippolyte Jaset. Due anni dopo tocca a Irma Vep (anagramma di vampiro), donna d’azione in calzamaglia nera, le cui avventure diedero vita a dieci film diretti da Louis Feuillade. Poi c’è la star delle star, la famosa Margaretha Geertruida Zelle, detta Mata Hari, ballerina e cortigiana olandese, fucilata per spionaggio il 15 ottobre 1917 a Vincennes: indimenticabile l’interpretazione che nel diede nel 1931 Greta Garba nel film diretto da George Fitzmaurice”.

LA PRIMA COPIA DELLA DIVINA COMMEDIA Alle molte celebrazioni dantesche svoltesi durante l’anno e al film di Pupi Avati si aggiunge ora un docufilm di Lamberto Lambertini, La Commedia di Foligno, presentato ieri a Roma, di cui dà notizia un articolo di Massimiliano Castellani su “Avvenire”. “Un progetto – scrive il giornalista – nato per celebrare, anche in questo caso, però senza enfasi e facili pretesti, i 550 anni della prima copia della Divina Commedia, stampata a Foligno, città che da sempre si autoproclama, non a caso, lu centru de lu munnu. Una storia questa di Foligno e di Dante non nota ai più, se non ai bibliofili e agli attenti cultori della mitologia dantesca… Al centro del racconto il trio composto dal misterioso tipografo di Magonza Johann Numeiister, dal figlio di notabili della vicina Trevi, Evangelista Angelini e dallo zecchiere folignate Emiliano Orfini nella cui bottega romana, al torchio, l’11 aprile 1472, venne stampa la fatidica prima copia”.

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01 Dicembre 2022

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