Good Morning, Cinecittà

2 DICEMBRE - I quotidiani di oggi danno spazio al nuovo film di Sam Mendes Empire of Light, alle "meraviglie di Cinecittà", con un'intervista a Nicola Maccanico sul mensile "Ciak", al PNRR e agli 80 a


IL CINEMA CURA “Le sale cinematografiche sono l’unico luogo al mondo dove il buio promette la luce, dove le miserie che ci offendono trovano conforto, dove, nonostante tutto, possiamo sentirci al sicuro”. Così scrive Fulvia Caparra su Il Secolo XIX prendendo spunto alla presentazione al Torino Film Festival del film Empire of Light del regista premio Oscar Sam Mendes, che racconta l’avventura umana della cassiera Hilary (Olivia Colman), oggetto delle violenze del proprietario della sala (Colin Firth) e della maschera (Michael Ward). Ovvio che il centro gravitazione del film sia appunto un cinema. “La crisi globale del cinema in sala seguita alla pandemia -scrive la giornalista- sta spingendo grandi maestri del cinema a immaginare storie dedicate alla settimana arte, ai suoi poteri taumaturgici, alla sua capacità di aggregare.  Prima di Empire of Light (in uscita a febbraio), arriveranno The Fabelmans di Steven Spielberg (22 dicembre), cronaca appassionata ed autobiografica della formazione di un adolescente che, attraverso la passione per la regia, metabolizza i traumi familiari, e Babylon del regista di La La Land Damien Chazelle, rievocazione adrenalinica della Los Angeles anni ’20, stregata dal mito dell’industria cinematografica nascente”. L’articolo riporta anche il pensiero di Mendes che afferma: “Quando ho scritto questo film nel bel mezzo del lockdown, temevamo che il cinema e gli spettacoli dal vivo sarebbero morti. Pensavamo che la gente avrebbe smesso di andarci, ci chiedevamo: è possibile che questi templi, questi luoghi creati per visionare sogni fatti di luce, questi incantesimi creati dai cineasti, possono essere abbandonati?”.

LE MERAVIGLIE DI CINECITTA’ Sul mensile Ciak, in edicola da oggi, un articolo di Alessandra De Luca, arricchito da un’intervista con Nicola Maccanico, offre una panoramica sul presente e sul futuro dei più noti teatri di posa italiani. “Tra le nuove meraviglie di Cinecittà – si legge – c’è il Teatro 18, uno smart stage fra i più avanzati del mondo con il ledwall per le riprese virtuali e la creazione di ogni tipo di ambiente digitale ed altissima definizione in 350mq di superficie. “Si è passati – aggiunge Maccanico – dalla stagione del green screen, non privo di difficoltà per attori e registi e non adatto a tutte le tipologie di film, allo smart stage, che ha rivoluzionato il mondo della realtà virtuale. Una tecnologia ancora molto costosa, ma abbiamo deciso di realizzare questo investimento e assumerci il rischio per sottolineare la capacità di innovazione di Cinecittà. La prima ad usare il Teatro 18 è stata Angelina Jolie, ma altre produzioni internazionali sono in arrivo. Quando questa tecnologia sarà economicamente più accessibile, offrirà enormi opportunità a tutti di raccontare qualunque storia, allargando il perimetro della creatività”.

L’ATTUAZIONE DEL PNRR NEL CINEMA Sullo sviluppo del settore culturale e cinematografico, il Quotidiano Nazionale dà conto dell’intervento del ministro Gennaro Sangiuliano davanti alle commissioni Cultura di Camera e Senato. Il ministro, secondo quanto riportato nell’articolo, ha annunciato la riforma del FUS (Fondo dello Spettacolo), promesso il massimo sostegno alle sale, intervenendo anche sul tema delle finestre di programmazione e sull’attuazione del Pnrr. Su quest’ultimo aspetto, il ministro si è detto preoccupato per l’incremento dei costi, che rende necessaria una verifica su cosa si possa stralciare o ridimensionare prima dell’avvio.

GLI 80 ANNI DI TITTI Il Giornale, con un articolo dal Los Angeles di Sara Frisco, celebra e festeggia gli 80 anni del celeberrimo uccellino, chiamato in origine Oscar in omaggio a Welles e comparso, per la prima volta, nel cortometraggio A Tale of Two Kitties di Robert Clampett. “Il primo disegno – si legge – lo rappresentava come un uccellino piccolissimo con delle zampe enormi, in un nido molto grande. Spesso però le apparenze ingannano: Orson era tutt’altro che indifeso, al contrario, era un esserino molto aggressivo che non si limitava a urlare la famosa frase “mi è semblato di vedere un gatto. L’ho visto? L’ho visto!”, in attesa dei soccorsi della nonna, anzi la nonna non era stata ancora creata, e Orson, uccellino selvatico su un nido in cima ad un albero, non esitava a menar mazzate, sparare pistolettate e far deflagrare bombe all’indirizzo di due gatti cacciatori”.

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02 Dicembre 2022

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