Good Morning, Cinecittà

La Sissi di Marie Kreutzer in chiave femminista, la censura del Pakistan al film inviato all'Oscar, la sorpresa Akerman e il ricordo di Franco Franchi sono le notizie principali sui quotidiani di oggi


SISSI IN CHIAVE FEMMINISTA
Sconvolge e ribalta la tradizionale immagine di Elisabetta d’Austria, meglio conosciuta come Sissi, il film di Marie Kreutzer Il corsetto dell’imperatrice, da oggi in programmazione nelle sale. Su La Stampa, Fulvia Caprara ha intervistato la regista, chiedendole cosa l’abbia spinta a raccontare Sissi da un’angolazione così diversa dal solito. “Sono austriaca – ha risposto la Kreutzer – e per me, prima che l’attrice protagonista, Vicky Krieps, mi proponesse il progetto, Sissi era poco più che un souvenir, una foto da negozio per turisti, un po’ come viene usata quella di Mozart. Poi ho capito che sarebbe stato interessante raccontare il personaggio in età adulta, nel momento in cui inizia a mostrare in modo evidente la sua ribellione, la sua volontà di non seguire il modello che le era stato prefigurato, di non attenersi alle aspettative degli altri. Ho ritenuto che in questo aspetto ci fosse il carattere universale della sua vicenda”. Il corsetto dell’imperatrice racconta in maniera inedita anche il personaggio del principe Ludwig, già protagonista dell’omonimo film di Visconti, e in proposito la Kreutzer commenta: “Nelle biografie Ludwig è descritto nelle maniere più varie, lunatico, mentalmente malato, di sicuro si sa che lui e Sissi erano legatissimi. Il fulcro della mia storia è nella descrizione di una donna sola, impossibilitata a stabilire con gli altri relazioni autentiche. Ludwig per lei rappresentava questo, una persona realmente vicina”.

IL PAKISTAN CENSURA IL FILM INVIATO ALL’OSCAR
Davvero curiosa, e per molti versi inquietante, è la vicenda legata a Joyland, il film di Saim Sadiq, vincitore del premio delle Giuria nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes e successivamente designato dal Pakistan per rappresentare il paese agli Oscar. Come segnalato dal Quotidiano Nazionale, a pochi giorni dal debutto nelle sale del Pakistan, il film, imperniato su un dramma familiare, è stato bloccato dalla censura in seguito alla protesta di alcuni gruppo fondamentalisti. L’articolo pubblica in proposto un commento di Sadid che afferma: “Un cineasta in Pakistan deve essere al tempo stesso un artista e un attivista… qualcosa che non immaginavo. Non pensavo che tante persone potessero stringere un rapporto così forte con il mio film. Non so ancora come reagirò ai tagli imposti della censura. Vedrò il film in sala e so che rabbrividirò. Ma questo può far parte di essere un artista in Pakistan e non posso far nulla per evitarlo”.

AKERMAN A SORPRESA
La prestigiosa rivista Sight and Sound ha pubblicato, compilata dai critici inglesi, la classifica dei migliori film della storia del cinema e, in maniera assolutamente sorprendente, il film in cima alle preferenze è risultato Jeanne Dielman, 23 quai di Commerce, Bruxelles di Chantal Akermman, che ha preceduto nell’ordine La donna che visse due volte di Hitchcock e Quarto potere di Orson Wells. Indignato dal risultato, su Libero, Giorgio Carbone commenta: “Quando la Akerman se n’è andata nel 2015, a 65 anni, gli estensori dei necrologi hanno dovuto scartabellare furiosamente negli annuari in cerca di titoli per documentare cosa avesse fatto nella vita. In un dizionario dedicato qualche anno fa ai registi del cinema francese, la Akerman (che però era di nazionalità belga Ndr.) veniva sbrigativamente classificata come proibita ai pubblici domenicali”. Il riconoscimento di Sight and Sound è, secondo Carbone, “un rigurgito di femminismo che sembra voler essere una lezione per quanti al cinema erano ancorati alle donne, belle, che vivevano due volte”.

IL RICORDO DI FRANCO FRANCHI
A trent’anni dalla scomparsa, l’anniversario ricorre venerdì, nell’edizione di Palermo de La Repubblica, Letizia, la figlia maggiore di Franco Franchi, ricorda il padre. “Lo ricordo – dice – chino sui libri a studiare, anche di notte. Lui da ragazzo studiò poco ma poi si impegnò moltissimo per imparare a parlare bene, per imparare i verbi, il congiuntivo, il condizionale. Era uno che si è fatto da solo”. E poi dall’intervista di Mario Di Caro emergono anche episodi inediti: “Il film  – racconta ancora Letizia – è stata la cosa che gli ha dato più felicità in assoluto. Lui e Ingrassia erano marchiati come attori di serie B e quella è stata la loro consacrazione. Nella scena in cui fanno rotolare la giara per portare mio padre a vedere la luna, lui si fece male e disse: “Ma che m… fate?”. I Taviani lasciarono tutto perché era naturale. Io papà non l’ho visto invecchiare, in Kaos invece era truccato con i capelli imbiancati, un po’ di barba, così riguardando quel film, mi illudo di vederlo invecchiato. Sa che a casa abbiamo il copione di Nuovo Cinema Paradiso? Evidentemente per la parte di Alfredo, sia era pensato sia a lui, che a Ciccio”.

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07 Dicembre 2022

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