Good Morning, Cinecittà

16 DICEMBRE - Nella rassegna di oggi troviamo un approfondimento su Massimo Troisi, le prestigiose interviste internazionali a Damien Chazelle e Liam Neeson, e quella a Edoardo De Angelis, regista La


TROISI ATTORE GLOCAL Partendo dall’arrivo in sala del documentario Il mio amico Massimo di Alessandro Bencivenga e dall’annunciato documentario di Mario Martone, Laggiù qualcuno mi ama, che arriverà nei cinema il 19 febbraio, entrambi dedicati a Massimo Troisi, su “Libero” Giorgio Carbone si pone due domande: “Primo: questi omaggi, queste commemorazioni hanno un senso, possono avere un riscontro presso un pubblico di giovani nati meno di trent’anni fa (Troisi se n’è andato del 1994)? Seconda domanda, anche per i contemporanei: la comicità di Troisi riusciva ad uscire dai confini della Campania? Renzo Arbore, che fu uno dei suoi grandi amici, una volta espresse qualche dubbio sulle possibilità di Massimo di arrivare a Belluno. La risposa è sì. Troisi, alla fine del secolo, fu uno dei pochi attori-registi che riuscimmo ad esportare. Per Il postino due candidature al premio Oscar. E quel film da lui scritto volle a ogni costo dirigere il regista inglese Michael Radford, che si offrì di subentrare a Troisi per la metà del suo abituale cachet quando Massimo, troppo spossato per la malattia che doveva condurlo alla tomba, dovette rinunciare alla regia”.

UN OMAGGIO ALLA HOLLYWOOD DEGLI ANNI VENTI Su “Il Corriere della Sera“, Stefania Ulivi ha intervistato il regista Damien Chazelle a proposito di Babylon, che esce il 23 dicembre in Usa e il 19 gennaio in Italia. Il film dalla struttura corale è un omaggio alla Hollywood degli anni Venti, quasi il rovescio della medaglia di La La land. “La cosa che mi ha spinto a iniziare questo viaggio già dal 2009 – racconta Chazelle – è stato realizzare che, al di là del mito di Hollywood di cui tutti ci nutriamo, anche io sapessi così poco di quel gruppo di pionieri. C’era il potenziale per andare al di là del glamour, per indagare quanto ci fosse di trasgressivo, pericoloso, folle, spericolato e selvaggio. Hanno costruito dal nulla un’industria che si è nutrita di uno strano connubio di creatività, sesso, droga, musica: qualcosa di unico, che ha lasciato vittime sul campo. Mi sono sempre interessato al costo umano delle cose, si dimenticano spesso i danni collaterali e si guarda solo al risultato. In questo caso il passaggio dal cinema muto al sonoro, come se fosse stato un passaggio senza sforzi. Invece il costo fu brutale e si lasciò alle spalle tante persone”.

IL RITORNO DI MARLOW Al Festival di San Sebastian Marco Consoli ha incontrato Liam Neeson, con cui, riferendone su “La Stampa“, ha parlato del nuovo film dell’attore: Marlowe, girato in una Los Angeles del 1939, ricostruita a Barcellona dal regista Neil Jordan. Compito di Marlowe è quello di ritrovare l’amante della ricca Diane Kruger. “Mi vergogno – confessa Neeson – di ammettere che non avevo mai letto i libri di Raymond Chandler, finché, per preparare questo film, ho letto il romanzo a cui è ispirato La bionda dagli occhi neri (scritto da John Banville in accordo con gli eredi dello scrittore ndr.) e ne sono stato letteralmente rapito, tanto da divorare subito dopo tutti gli originali sul mio amato Kindle… Per me è stato un sogno poter incarnare Philip Marlowe perché, prima di me, è stato interpretato da attori straordinari come Humphrey Bogart, Robert Mitchum ed Elliot Gould, che era fantastico ne Il lungo addio di Robert Altman”.

SCRIVERE UN FILM A DISTANZA Su “Il Venerdì” de “La Repubblica“, il regista Edoardo De Angelis racconta a Raffaella De Santis il lavoro di scrittura della serie tv La vita bugiarda degli adulti, tratto dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante. In questo caso, a differenza di quanto accaduto in passato, la scrittrice ha partecipato alla sceneggiatura ma in modo inconsueto, ovvero a distanza e De Angelis commenta: “Non posso dire che sia stato agevole. La frequentazione personale, la voce, gli sguardi sono importanti mentre si lavora. Con Elena Ferrante abbiamo avuto un rapporto epistolare affascinante, ma che ha manifestato ad un certo punto i suoi limiti perché ci sono cose che non si riescono a comunicare attraverso una lettera. O almeno io non ci riesco. In quei momenti di impasse ho capito che dovevo realizzare dei fotogrammi per farmi capire. Laura Paolucci e Francesco Piccolo hanno lavorato alla scrittura e alla riscrittura in continuazione. Il film è un animale vivo e i suoi movimenti non sempre sono immaginabili in fase progettuale. Gli attori sono esseri umani portatori di una magia imprevedibile, non coglierla diventa un peccato. E’ una continua sfida, un continuo rilancio”.

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16 Dicembre 2022

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