Nella prima rassegna stampa del 2023 si snoda un largo ventaglio di argomenti, per molti gusti. Si spazia tra analisi approfondite, come quella di Paolo Mereghetti sulla vita di Pinocchio sullo schermo e la riflessione di Steve Della Casa sulle presenze in sala, ai fenomeni di questi giorni, come il successo su Netflix de Il mio nome è vendetta e l’apparizione su Netflix di Kaleidoscope.
IL SUCCESSO DI “IL MIO NOME È VENDETTA”
Su Il Giornale Pedro Armocida intervista Cosimo Gomez sul suo revenge movie all’italiana Il mio nome è vendetta che, alla quarta settimana di permanenza nella classifica, è entrato nella top ten globale di Netflix ed è stato visto in 91 Paesi per 67,2 milioni totali di ore, raggiungendo il decimo posto nella classifica di tutti i tempi. Inevitabile il paragone con il numero di spettatori raggiunti dai due precedenti, pur validi, film del regista (Brutti e cattivi, Io e Spotty) usciti invece nelle sale con risultati non esaltanti (solo 5mila euro per Io e Spotty). “Oggi purtroppo la proporzione tra i possibili spettatori al cinema e sulle piattaforme sembra un po’ questa. Aggiungiamo pure che i mezzi avuti a disposizione per girare per Netflix sono stati di gran lunga superiori a quelli per il cinema”, dice il regista, che con Il mio nome è vendetta spiega di avere voluto creare un film di “intrattenimento puro, con in più qualcosa di nostro”. Confortato dal successo, Gomez e la sua squadra creativa sono ora pronti per il sequel, in attesa della luce verde di Netflix.
CAPRI HOLLYWOOD AL TEATRO MERCADANTE
Il Mattino ospita un’intervista a Pascal Vicedomini, patron di Capri, Hollywood, il cui galà finale della 27/a edizione si terrà al Teatro Mercadante di Napoli con molti ospiti, tra cui Liliana Cavani, Michele Placido, Terry Gilliam, Franco Nero, Aldo Signoretti. “In un momento di crisi internazionali – di Vicedomini – abbiamo puntato su temi importanti autori cult e giovani promesse”.
KALEIDOSCOPE, LA SERIE IN CUI DECIDE CHI GUARDA
Ilaria Ravarino sul Messaggero parla di Kaleidoscope, la serie tv co-prodotta da Ridley Scott da ieri su Netflix in otto episodi che possono essere visti in qualsiasi ordine. Al centro c’è la storia di un rapina, raccontata saltando avanti e indietro nel tempo, come ne Le iene di Tarantino. “Da qualsiasi punto lo spettatore scelga di iniziare e con qualsiasi episodio decida di proseguire, la storia avrà un senso che cambierà a seconda dell’ordine impostato”. Gli episodi non sono contrassegnati da numeri, ma da colori, e l’informazione che si ha è quella dell’arco temporale in cui si svolgono.
PINOCCHIO, IL BURATTINO SENZA FINE
Su La lettura del Corriere della Sera Paolo Mereghetti analizza “Pinocchio, il burattino senza fine”, il libro “di formazione e trasformazione” secondo la definizione di Piero Dorfles, diventato, come dice Mereghetti, “il mezzo ideale per dare forma alle proprie idee o ossessioni per registi e sceneggiatori”. Il critico passa in rassegna quindi le tante interpretazioni sullo schermo del volume di Collodi uscito nel 1883, dal 1911 col Pinocchio di Gant, passando per le versioni animate, le riletture d’autore, le “vie angloamericane”, le declinazioni erotiche e fantascientifiche, fino all’ultimo (per ora) di Gullermo Del Toro, decretando che “la miglior rilettura italiana del libro resta quella in sei puntate di Luigi Comencini per la Rai nel 1972”.
STEVE DELLA CASA E LE COCCOLE AGLI SPETTATORI
La Stampa ospita un intervento sulla situazione delle sale del direttore del Torino Film Festival Steve Della Casa, che esorta: “Coccoliamo gli spettatori: così torneranno al cinema”. “Non possiamo dire che tutto va bene”, esordisce il critico, sottolineando che però ora gli incassi sono in risalita grazie ad Avatar 2, “un fenomeno unico”, e che il pubblico affolla le sale in occasione di festival come il TFF. “Il trucco è tutto lì – spiega Della Casa – bisogna non lamentarsi, ma riuscire a rendere unica e irripetibile la proiezione in sala. Non bisogna fare mozioni degli affetti (‘Vuoi mettere il fascino del grande schermo?’), bisogna riuscire a far passare il concetto che guardando il film sul piccolo schermo si perde qualcosa”. “Bisogna rendere le sale dei salotti, dei luoghi di incontro – aggiunge – bisogna personalizzare le proiezioni, bisogna coccolare lo spettatore. Poi certo, bisogna anche evitare le storture legislative” legate alla finestre.
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