Godzilla che usa il Colosseo di Roma come cuccia e Kong che va dal dentista. Potrebbero bastare queste due immagini per descrivere il tono del nuovo, atteso film del MonsterVerse, Godzilla e Kong – Il nuovo impero: rendere i due iconici mostri dei personaggi veri e propri, con del carattere, ma senza prendersi mai davvero sul serio. Dopo il sorprendente successo di Godzilla vs Kong, questo sequel diretto ne riprende gli ingredienti vincenti e li fa come lievitare: tutto è più grande, più eccessivo, più mostruoso.
In una stagione cinematografica che ci ha regalato uno dei migliori Kaiju movie di sempre, Godzilla Minus One, capace di fondere effetti speciali da Oscar a un comparto narrativo che utilizza i mostri come metafora del dolore e delle paure umane, l’unico modo per affrontare la sua controparte Hollywoodiana sotto steroidi è non farsi domande e accettare quello che accade sullo schermo così per come ci viene mostrato, senza bisogno di trovare sottotesti particolari o un senso dietro la distruzione smodata di alcune delle più belle città del mondo (a partire da Roma) e le continue scene di combattimento al 100% in CGI.
Il film, in arrivo nelle sale italiane dal 28 marzo, ricomincia dove era finito il precedente, con Godzilla che “protegge” il genere umano dai distruttivi attacchi dei Titani in superficie e Kong che ha trovato la propria casa – per quanto inospitale e brulicante di pericoli – nella Terra Cava. Nonostante abbiano già collaborato in passato, i due si considerano ancora acerrimi rivali e la Monarch guidata dalla solita Ilen (Rebecca Hall) li tiene il più possibile separati. Una minaccia nascosta nelle parti più recondite del nostro pianeta, però, si sta per svegliare costringendoli a un indesiderato ricongiungimento, per il quale sarà cruciale il ruolo della piccola Jia, l’ultima rimasta della sacra tribù degli Iwu, capace di comunicare con Kong.
Ciò che il regista Adam Wingard sceglie di fare, sorretto da questa flebile trama, è un continuo utilizzo di pretesti fantascientifici sempre meno credibili per mettere in scena il maggior numero possibile di scontri tra Titani. Godzilla e Kong è una sorta di concerto di musica rock anni ’80 – la stessa che accompagna molte sequenze del film – di quelli in cui non è importante capire le parole, ma farsi guidare dal ritmo. Ritmo che, in verità, fatica a ingranare, nel tentativo di gettare le basi per un’impostazione di tipo fantasy, grazie alle potenzialità infinite della Terra Cava (ambientazione preponderante del film), come la dicitura del titolo “Il nuovo Impero” vuole alludere. La seconda parte si fa, invece, sempre più esplosiva con tutte le scelte che vanno verso un’estremizzazione non tanto del conflitto quanto delle situazioni: il contesto d’altronde facilità uno smodato e fantasioso utilizzo degli antagonisti (scelti per essere speculari e opposti ai due protagonisti) e delle ambientazioni.
L’obiettivo dichiarato del film è quello di concentrarsi sempre di più sui mostri e guardare il mondo dal loro punto di vista, con particolare attenzione nei confronti di Kong, indiscusso protagonista di questo capitolo, a cui viene concesso un minutaggio decisamente superiore alla sua controparte di origine nipponica. I personaggi umani servono solo per offrire le scapestrate spiegazioni fantascientifiche a ciò che vediamo e per alleggerire con battute e situazioni comiche. Basti considerare che dei quattro protagonisti, due sono dei veri e propri “comic relief”: quelli interpretati ancora una volta da Alexander Skarsgård e Brian Tyree Henry.
Insomma, la direzione è quella di un terzo capitolo in cui gli esseri umani saranno sempre più marginali, andando verso una narrazione epico fantasy interamente incentrata sui mostri. Il rischio è quello di perdere il gusto delle proporzioni mostruose: senza l’essere umano come soggetto della distruzione e come suprema posta in gioco, i Titani diventano semplicemente dei super-animali molto arrabbiati le cui sorti possono cominciare a risultarci meno interessanti. Le carte sono state giocate e le premesse sono ormai chiare, resta la curiosità di sapere se il MonsterVerse (giunto ormai al suo quinto capitolo in 10 anni) avrà il coraggio di non tirare troppo la corda e chiudere con le dimensioni che più gli si addicono: in grande.
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