La quarta edizione di “Open roads-New Italian Cinema”, il festival organizzato da AIP-Filmitalia con la Film Society del Lincoln Center in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di New York, registra da diversi giorni il tutto esaurito e un forte interesse mediatico. Sono arrivati al prestigioso Walter Reade Theater del Lincoln Center per mostrare fino al 10 giugno le loro opere e discuterne con un pubblico molto curioso ed attento numerosi cineasti italiani. Fabrizio Bentivoglio, protagonista sia di Ricordati di me di Muccino (già acquistato per gli Usa dalla New Line), che de L’amore ritorna di Sergio Rubini; Ferzan Ozpetek, che presenterà mercoledì La finestra di fronte alla vigilia dell’uscita nelle sale americane (a luglio) a cura della Sony Classic; Riccardo Milani e Paola Cortellesi per Il posto dell’anima, che ha provocato un animato dibattito per le sue amare riflessioni sui licenziamenti e dismissioni che colpiscono la classe operaia, un tema che il pubblico locale ha ritenuto troppo a lungo colpevolmente rimosso dal cinema americano. Paolo Virzì ha approfittato del soggiorno newyorkese per effettuare col suo sceneggiatore Francesco Bruni dei sopralluoghi al Lower East Side utili per l’ambientazione di Vita, la trasposizione dell’omonimo romanzo di Melania Mazzucco che girerà l’anno prossimo ricostruendo la New York dei primi del ‘900; Paola Cortellesi sarà la protagonista femminile del nuovo film diretto ed interpretato a Milano in estate da Aldo, Giovanni e Giacomo; Riccardo Milani torna in Sicilia per proseguire le riprese di Cefalonia, un film tv per la Rai con Luca Zingaretti ambientato nella seconda guerra mondiale così come il quarto lungometraggio di Edoardo Winspeare che porterà l’anno prossimo sullo schermo una storia vera ambientata in Africa intitolata La guerra privata del tenente Guillet; Alessandro Piva studia l’ipotesi di un film sulle lotte dei braccianti pugliesi contro gli agrari negli anni ’50 mentre Franco Battiato ha ultimato la sceneggiatura di Musikanten, il suo secondo film da regista nella cui parte centrale sarà di scena Ludwig Van Beethoven interpretato dal regista Alejandro Jodorowski.
Qual è il bilancio che il presidente di AIP-Filmitalia Giovanni Galoppi può tracciare dell’evento?
Crediamo fortemente nella possibilità di una penetrazione sempre maggiore del nostro cinema nel mercato statunitense e ci è di conforto il grandissimo successo ottenuto da questa nostra rassegna non solo da parte del pubblico – che ha fatto registrare il tutto esaurito – ma anche a parere di personaggi di spicco del cinema americano presenti alle proiezioni come Martin Scorsese, Matt Dillon, Joel Coen, Frances McDormand e last but not least – Isabella Rossellini, nonché dei tanti distributori e media presenti (basti pensare alle critiche entusiaste apparse sul ‘New-York Times’). Siamo venuti a New York anche per studiare una strategia unitaria di rafforzamento dei nostri rapporti con gli Stati Uniti, al fine di renderli sempre più costanti e meno episodici. Solo cosi, facendo sempre più “sistema”, potremo aumentare il numero dei film italiani in grado di entrare nei canali distributivi.
Che cosa l’ha colpita di più nella rassegna newyorkese?
Debbo compiacermi per la grande professionalità e bravura del cosiddetto giovane cinema italiano (giovane per l’età degli artisti, non certo per la qualità delle opere) i cui registi e protagonisti al cospetto di platee internazionali hanno dimostrato di sapersi esprimere finalmente in un ottimo inglese che consente a tutti di ben figurare. Quando si parla di crisi del cinema italiano si parla di crisi di qualità, ma quando la qualità è evidente – come è apparso chiaro nel programma di “Open roads” – tutto diventa meno difficile. Verificando che in sala il pubblico si commuove e ride negli stessi momenti ed alle stesse battute in cui lo fanno gli spettatori italiani, mi sono convinto che se c’è la qualità la storia è davvero universale: ascoltare in giro per il mondo alla fine delle proiezioni gli applausi del pubblico rivolti ai nostri film e quindi all’Italia ci inorgoglisce in modo particolare.
Il successo della rassegna è anche un successo di Aip-Filmitalia…
Sì, non amo parlare della nostra società ma vorrei sottolineare la grande efficienza di tutti i nostri collaboratori e del nostro coordinatore a New York per il mercato Usa, Antonio Monda, nonché il forte impegno ed il grande entusiasmo che ha coinvolto sia me che il nostro amministratore delegato Carlo Bassi, il quale proprio in questi giorni si trova con un’importante delegazione del nostro cinema a Shanghai per il festival asiatico. AIP è sempre presente ai massimi livelli ai maggiori appuntamenti mondiali: i grandi risultati si ottengono con l’impegno costante ed è importante avere un team sempre più forte e vincente, “fare squadra” appunto, per affrontare sfide difficili come quella della distribuzione commerciale dei film italiani all’estero dove la concorrenza degli altri Paesi è fortissima.
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