Papa Francesco autore di una lettera inedita dedicata a chi ha partecipato al Manifesto del cambiamento e a tutte le generazioni che riflettono sul tempo a venire. Il Pontefice esorta: “Siate persone che cambiano il modo di cambiare!”.
Giovanni Caccamo, cantautore, per il suo Manifesto del cambiamento – volume appena edito da Treccani – ha scelto ancora lo strumento della parola, ma non in un passo a due con la melodia musicale, come usualmente gli si confà, ma con la società.
Giovanni, da cosa nasce ispirata l’idea del progetto editoriale e perché ‘Manifesto’?
Il progetto editoriale nasce del concorso di idee Parola ai giovani – in collaborazione con i Musei Vaticani e il MAXXI -, rivolto a tutti i giovani italiani nei primi mesi del 2022, in risposta all’appello dello scrittore Andrea Camilleri, che affidò alle nuove generazioni l’arduo compito di avviare un nuovo Umanesimo. Ho chiesto: ‘Cosa cambieresti della società in cui vivi e in che modo?’e hanno risposto in migliaia, poi ne ho incontrati moltissimi in sedi universitarie, carceri e centri d’accoglienza. Da questi simposi ho evinto una situazione giovanile drammatica, un pessimismo cosmico, un’assenza di orizzonti e prospettive, e questo mi ha portato a sentirmi in qualche modo responsabile, sentendo di dover fare qualcosa per invertire il flusso. Ma, come farlo? Attraverso la valorizzazione di testi scritti, custodi invece di una prospettiva: alla mia domanda sono arrivate oltre 1000 risposte, dunque oltre 1000 testi, e di questi – fortunatamente – un centinaio avevano in sé un seme di luce, quindi ho sentito l’esigenza di raccoglierli e poi pubblicarne 60 in quanto fiammelle vive capaci di spronare tutti gli altri giovani, coloro che in questo momento vivono un disorientamento e non hanno sogni, affinché anche per loro si accendano. Il ‘Manifesto’ è da sempre una forma scritta che riassume i valori e i cardini del pensiero di un gruppo di persone, quindi il Manifesto del cambiamento custodisce quelli in cui i giovani si riconoscono e che auspicano per la società del futuro.
Dapprima il progetto è stato una forma di dialogo, ora è nato un libro, nel frattempo c’è in Rete una web serie: come il racconto audiovisivo in pillole si rende complementare alla discussione di persona e allo scritto? Che valore aggiunto offre?
L’idea della serie web nasce dal desiderio di rendere il progetto multipiattaforma. Sicuramente siamo sempre meno abituati alla lettura, sempre più fagocitati e con una capacità d’attenzione breve, quindi la serie web è il primo approccio più pop alla fruizione di Parola ai giovani, attraverso le testimonianze di 8 giovani eccellenze, ciascuna protagonista di una diversa disciplina – dallo sport al cinema, dalla musica classica alla danza -; sono impostate come otto chiacchierate in altrettanti luoghi d’arte, come il MAXXI, Gallerie d’Italia o lo Studio Arnaldo Pomodoro: siccome cardine di tutto il progetto è la sinestesia, l’incontro tra le Arti, in questi luoghi abbiamo portato avanti questi scambi in forma di dialogo sui temi del cambiamento e del futuro. Le 8 giovani eccellenze, partendo dalla propria storia, anche dai fallimenti e dalle difficoltà che hanno dovuto affrontare, raccontano quale aspetto della società cambierebbero. La serie web è fruibile sulle mie pagine social (Facebook – @GiovanniCaccamo Instagram – @giov_caccamo) con una piccola anteprima e sul ‘corriere.it’.
Hai immaginato anche evoluzioni future nell’ambito dell’audiovisivo? È un progetto che per tema e per testimonial chiama potenzialmente un bacino di pubblico ‘da grande platea’.
Sì, stiamo lavorando nella direzione del documentario, che possa raccontare l’intero progetto.
Il cinema è presente con artisti come Aurora Ruffino, Salvatore Esposito, Filippo Scotti: qual è il ‘cambiamento’ che suggeriscono rispetto all’arte e in particolare a quella del racconto per immagini?
Per Aurora la parola di cambiamento è ‘consapevolezza’ e il suo cambiamento parte dalla conoscenza di sé, da un’armonia interiore e da un ridimensionamento dell’ego: siccome viviamo in un mondo sempre più egoriferito, lei invita a spogliarsi dell’ego per ritrovare una sintonia con la natura e l’universo, che di fatto ci sovrasta e ci ricorda il nostro essere piccoli e limitati; così si potrebbe vivere in modo più sereno e in maggior dialogo con gli altri e la natura stessa. Salvatore Esposito ha scelto la parola ‘conoscenza’ e il cambiamento che auspica è utilizzare la stessa come chiave d’accesso alla libertà, una libertà collettiva; lui racconta la sua storia e racconta come anche nelle zone periferiche di Napoli, in cui è nato, la conoscenza possa essere l’unica alternativa alla criminalità, per cui il suo auspicio è che tutti i giovani possano avere accesso alla conoscenza e amore verso la scuola e l’istruzione. Inoltre, suggerisce a tutti un corso di recitazione, spiegando come nella sua vita abbia avuto l’effetto di una sorta di psicoterapia, un’occasione per conoscere meglio l’interiorità e capire chi si sia davvero. Filippo Scotti racconta dei suoi esordi, il suo tentativo fallimentare di accedere alla scuola di danza del San Carlo: non è stato ammesso come ballerino, ma da lì a poco ha cominciato col teatro; racconta il suo rapporto con i maestri, come il suo passaggio dalla piccola realtà in cui viveva, Dongo in particolare, all’arrivo a Napoli abbia cambiato anche il suo approccio alla vita e il suo auspicio per il cinema è che possa essere dato più spazio ai giovani: auspica un maggior coinvolgimento degli stessi nelle creazione del cinema e, in generale, in quella delle Arti; il suo invito è dare più spazio alle idee dei giovani, che apparentemente possono sembrare più acerbe, ma invece possono avere una coerenza con la contemporaneità e quindi magari essere preziose o anche rivoluzionarie.
E tu personalmente, quale cambiamento auspichi per una maggiore e crescente presenza dell’arte nell’esistenza quotidiana dell’essere umano?
La mia parola di cambiamento è ‘gratitudine’, io penso che solo attraverso di essa possiamo essere coscienti di ciò che siamo e quindi, allo stesso tempo, provare felicità. Durante la pandemia mi sono chiesto cosa stesse accadendo e quale fosse l’approccio dell’uomo alla vita nella quotidianità, così ho immaginato la nostra esistenza come la plancia di un’astronave, con cento pulsanti: ogni giorno 94/5 sono verdi, e gli altri rossi. Quello che noi tendenzialmente facciamo nelle giornate è concentrarsi su questi ultimi, che sono i piccoli problemi della quotidianità, che però attanagliano le nostre giornate, a cui concediamo la libertà di trasformare le nostre ore in qualcosa in cui accresce una costante infelicità. Naturalmente, tra questi ‘pulsanti rossi’ per qualcuno sussiste davvero un problema grave, ma gli altri di solito si rivelano superflui e la pandemia ha spento uno dei tanti pulsanti verdi: la libertà; ci siamo trovati improvvisamente chiusi in casa a provare il desiderio verso cose che prima davamo per scontate, come una passeggiata con gli amici: oggi abbiamo di fronte un bivio, o continuare a concentrarci sulle poche cose che non abbiamo, oppure imparare a dare un valore a quello che possediamo. E questo possiamo farlo prendendo coscienza dei piccoli attimi di felicità quotidiana. Quello che faccio io è cercare, ogni sera, almeno dieci motivi per cui dire ‘grazie’, per cui trasformare la mia spiritualità da una ‘spiritualità di richiesta’ – quello che tendenzialmente facciamo: iniziare a pregare solo quando abbiamo un bisogno – a una ‘spiritualità del ringraziamento’, per quelle piccole cose che la giornata mi ha riservato.
Il volume si avvale della ‘prefazione’ di Papa Francesco: come sei riuscito a far arrivare alla sua attenzione il progetto e come a conquistare la sua fiducia, tanto da fargli scrivere l’apertura del Manifesto?
L’intero progetto è stato possibile grazie a della anime straordinarie, che sono state Nunzio Galantino, Antonio Spadaro, Micol Forti, Barbara Jatta e Giovanna Melandri. Ciascuno ha facilitato uno degli aspetti di questo progetto complesso, oltre a Banca Ifis (Main partner), Pulsee Luce e Gas e Alessia Zanelli, che hanno sostenuto un vento di cambiamento salvifico, in contrasto a crisi, conflitti e disgregazione. È solo grazie a persone visionarie che questi viaggi possono essere intrapresi. Il coinvolgimento del Papa è avvenuto una volta raccolte tutte le parole di cambiamento: lì ho riflettuto fosse fondamentale che la parola di ciascuno entrasse in contatto e si relazionasse con quelle degli altri, così ho sentito la necessità di creare un’occasione in cui la parola del singolo si potesse unire a quelle altrui: con 15 giovani, in rappresentanza di quanti hanno partecipato al progetto, ci siamo riuniti nella Stanza della Segnatura di Raffaello, sotto il dipinto la Scuola di Atene nei Musei Vaticani, per sette ore, per discutere di cambiamento e di futuro. C’era un rappresentante per settore, quindi una filosofa, una linguista, un’insegnate, una manager del settore sanitario e così via: questa agorà del cambiamento è stata possibile per concessione del Papa, a cui io avevo scritto una lettera, tramite Spadaro, in cui chiedevo l’autorizzazione di fare questa performance, domandandogli anche di scrivere una lettera ai giovani, da leggere in apertura dell’incontro. Papa Francesco è rimasto entusiasta del progetto e ha accettato di esserne parte.
Il Manifesto del cambiamento nasce dalla certezza che i giovani, per costruire un futuro in evoluzione, debbano dialogare con i Maestri. Certo quindi che non esista futuro senza radici, Giovanni Caccamo ha creato una nuova interazione tra analogico e digitale, giovani e saggi.
Ciascuno dei fogli del volume è stato poi affidato a un grande maestro contemporaneo che ne ha tratto ispirazione per un’opera d’arte cardine di un confronto generazionale: Arnaldo Pomodoro, Emilio Isgrò, Fabrizio Plessi, Ferdinando Scianna, Francesca Cataldi, Giulia Napoleone, Guido Strazza, Mario Ceroli, Maurizio Cattelan, Michelangelo Pistoletto.
In concomitanza con l’uscita del Manifesto, è stato acceso al MAXXI di Roma il Muro del cambiamento, un’istallazione artistica itinerante ideata dallo stesso Caccamo, sintesi di tutto il progetto, collante di diverse culture, religioni e identità, unite dall’amore per la vita e da una visione evolutiva di futuro in condivisione e armonia. L’istallazione è composta da un muro di parole proiettate su un ledwall bianco: collegandosi al sito www.murodelcambiamento.it ciascuno potrà digitare la propria parola di cambiamento che verrà visualizzata istantaneamente nello schermo.
Il ricavato della vendita del Manifesto e delle opere sarà devoluto alla Andrea Bocelli Foundation, a supporto della missione di cura e sostegno educativo di giovani fioriti in terreni sociali, economici e familiari dissestati.
Dopo la prima presentazione del Manifesto a Roma, i prossimi appuntamenti sono: 21 Maggio – Roma – MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo; 1/11 Giugno – Vicenza – Gallerie d’Italia; 6/18 Giugno – Torino – Gallerie d’Italia; 12/26 Giugno – Firenze – Palazzo Vecchio MUS.E; 12/24 Settembre – Napoli – Gallerie d’Italia; 14/27 Settembre – Milano – Gallerie d’Italia; Novembre – Città del Vaticano – Musei Vaticani.
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