GIOVANNI ALBANESE


Scultore e artista di fama internazionale, Giovanni Albanese lavora nel segno dell’ironia, inventando macchine celibi che si rifanno alla grande lezione di Duchamp, installazioni multisensoriali da sperimentare di persona. Da scultore aveva già collaborato con il cinema e il teatro (creando ad esempio il ventre surreale di Silenzio si nasce di Veronesi). Adesso s’è messo in testa di debuttare come regista. Come Schnabel, dice. E ricorda che moltissimi grandi cineasti, da Fellini a Kurosawa, erano pittori, disegnatori, artisti tout court.
La sua opera prima A.A.A. Achille sarà presentata in anteprima al Festival del cinema europeo di Lecce, sabato 20 aprile, serata finale della manifestazione, al cinema Massimo.
A.A.A. Achille è la storia, palesemente autobiografica, di un bambino balbuziente che viene spedito a Villa Agorà dove il medico Paolo Bonacelli sottopone i pazienti a uno speciale trattamento di sua invenzione. Nel cast anche il logopedista Sergio Rubini e l’esordiente attrice francese Hélène Sevaux.

Com’è stato il passaggio dalla scultura alla macchina da presa?
Ho sempre avuto il chiodo fisso della comunicazione, forse proprio perché sono stato balbuziente fino all’età di 25 anni, e sto sperimentando vari linguaggi. Affronto il set come fosse una mia opera, con gioia, meticolosità e impegno. Sento il cinema, la macchina dello sguardo, complementare al mio lavoro.

Cosa ci insegnerà sulla balbuzie?
Innanzi tutto che non è una malattia. Il balbuziente non ha alcuna anomalia fisica, il suo è uno stato mentale, Tant’è che può parlare benissimo per mesi e poi, all’improvviso, ricominciare. La balbuzie è rivoluzionaria: nella nostra contemporaneità, dove la perfezione non è più un miraggio ma un dovere, chi balbetta costringe l’altro a un ascolto diverso. Mette alla prova non la pazienza ma la qualità del prossimo.

Il film racconta di un bambino sottoposto a vari molti metodi di cura: lei com’è guarito?
Diciamo che ho imparato a volermi più bene. Il film è anche la storia di una cura che insegnerà al piccolo Achille un paio di cose essenziali sulla vita. Avendolo sperimentato di persona, so che spesso i vari metodi di guarigione sono peggiori della malattia. La verità è che bisogna incentivare l’autostima: avete notato che non ci sono balbuzienti vecchi?

Bonacelli, Rubini e Sevaux nel cast, musiche di Piovani, sceneggiatura sua e di Cerami: una bella squadra…
Sono entusiasta. Ho scelto personalmente tutti gli attori, anche quelli secondari e ho avuto ragione. Hanno fatto un ottimo lavoro. Ora aspettiamo di sapere cosa ne penserà il pubblico.

autore
19 Aprile 2002

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