“L’edizione è all’altezza, e forse più, di quelle del passato: lo dobbiamo a Gaia Furrer (direttrice artistica). Noi abbiamo coordinate semplici, che seguiamo ogni anno: cinema indipendente, scoperta di nuovi linguaggi e sperimentazione”, così Andrea Purgatori, presidente delle Giornate degli Autori – sezione alla sua 19ma edizione – introduce la presentazione del programma 2022.
Le GdA sono promosse da Anac, per cui Francesco Ranieri Martinotti – anche vicepresidente delle Giornate – porta il saluto, tenendo a precisare che la missione è “mettere al centro gli autori, scintilla del processo creativo e quindi anche produttivo: sono da rimettere al centro i creativi, contro la ‘tendenza dell’algoritmo’. Le GdA sono un laboratorio dell’unità degli autori”. Martinotti coglie l’occasione per ricordare l’anniversario dei 70 anni dalla creazione dell’Anac, compleanno cui è dedicata una mostra, ospitata al Lido nella Sala Laguna. L’altro promotore delle Giornate è l’Associazione 100 Autori, per cui Giacomo Durzi parla dell’importanza del “pensiero editoriale: in un momento in cui il cinema sembra abbia una qualità del pensiero che sembri stia per svanire, la selezione delle GdA ci riporta al Cinema. I film scelti sono efficaci nell’aiutarci a dare il nome alle cose e ai temi. Come 100 Autori porteremo spunti e riflessioni, tra cui un incontro con Paola Randi, sulla parità di genere”.
Si sta parlando di cinema, dunque di immagine, e si entra nel vivo a partire da quella della locandina: “L’immagine dell’anno rappresenta la novità: una collaborazione con un’ artista italiana, Rä di Martino. È un salto sulla luna, luogo su cui siamo abituati a custodire sogni e desideri”, dice Furrer. “La nostra ambizione è conquistare l’altrove del desiderio: è un salto politico verso un luogo migliore; è la quintessenza dei temi ritrovati nei film di quest’anno: la questione politica è dominante, seppur non scelta a priori. Siamo stati portati a innamorarci di film che raccontano il contemporaneo complesso con una lente che guarda il passato o verso il futuro”.
Il 31 agosto, la giornata inaugurale, apre con Marcia su Roma di Mark Cousins, con Alba Rohrwacher e la ricchezza straordinaria dell’Archivio Luce, Evento Speciale – Fuori Concorso; e con Dirty, Difficult, Dangerous di Wissam Charaf, opera del Concorso.
Restando sempre nella sezione competitiva, c’è Abel Ferrara: “Siamo nel 1920 e Shia Labeouf è Padre Pio. È una scelta punk, un ritratto dei tormenti e il racconto del massacro di San Giovanni Rotondo”; e Salvatore Mereu porta Bentu (ovvero “vento”): “nella Sardegna Anni ’50, la relazione tra un vecchio contadino e il nipote. Un gioiello, una sorta di parabola morale: la sfida che l’uomo ingaggia con la Natura”.
Gli altri film del Concorso sono: Bĕžná Selhány (Ordinary Failures) di Cristina Groşan; Blue Jean di Georgia Oakley; El Akhira. La Dernière Reine (The Last Queen) di Adila Bendimerad e Damien Ounouri; Les Damnés Ne Pleurent Pas (The Damned Don’t Cry) di Fyzal Boulifa; Lobo E Cão (Wolf And Dog) di Cláudia Varejão; Shimen (Stonewalling) di Huang Ji e Ryuji Otsuka; The Maiden di Graham Foy.
Nel Fuori Concorso, altro Evento Speciale è il film di Greta De Lazzaris e Jacopo Quadri, Siamo qui per provare, storia di “due registi, che inseguono una coppia di registi, che inseguono uno spettacolo che fa fatica a prendere forma. Un film sull’alleanza”. E ancora: Acqua e Anice di Corrado Ceron, “un on the road da balera”, con Stefania Sandrelli e Silvia D’Amico. Stessa sezione per Casa Susanna di Sebastien Lifshitz; Alone di Jafar Najafi. Conclude il film di Steve Buscemi, The Listener: “Una chiusura ideale, con Tessa Thompson in un ruolo completamente differente: volontaria di un telefono amico, ascolta le voci dell’America post Trump e post Covid”, commenta Furrer.
Come noto, presidente della Giuria delle GdA 2022 è Celine Sciamma, che sarà anche protagonista di una masterclass organizzata con il CSC. Questi incontri sono “appuntamenti di parola, momenti di ricerca, perché le GdA non sono solo una vetrina ma un luogo di incontro”, così il Delegato Generale, Giorgio Gosetti, introduce anche “altri tre appuntamenti, con partner SIAE, tra cui un protagonista importante, versatile, che dibatterà su cosa significhi essere autore oggi: Bob Odenkirk (Breaking Bad)”.
Nella selezione 100+1, poi, il film di Mario Canale, Era Roma, con materiale dell’Archivio Luce (qui l’articolo dedicato).
Gli ospiti non sono finiti, perché Gosetti annuncia “due grandi padri dell’immagine, dell’arte in movimento”: Edgar Reitz, 90 anni, regista di Heimat, protagonista di una masterclass e insignito di un premio per i 75 anni dell’Ente dello Spettacolo; e poi “l’uomo dell’inclusione, all’Isola di Edipo, il più grande regista armeno vivente, con l’anteprima italiana di La Nature: Artavazd Pelechian”, infatti, continua Furrer, “Il suo cinema, in un mondo invaso dalle parole, è colmo di silenzi, uno sguardo capace di dire senza gridare”.
Isola Edipo presenta 12 film, con un premio finale che consiste in un sostegno alla distribuzione: nella Giuria anche Filippo Timi.
E poi è l’ora de Le Notti Veneziane, “cuore off delle GdA” per Gosetti. Sono tutte opere italiane, “film che ci restituiscono un ritratto coraggioso del contemporaneo”. L’apertura è con Le favolose di Roberta Torre, un ibrido tra film e doc, “un ritratto chiassoso su trans 70enni che cercano di dare giusta sepoltura a un’amica scomparsa”.
Debutta alla regia Vincenzo Pirrotta con Spaccaossa, nel cast corale anche Luigi Lo Cascio.
Las Leonas di Isabel Achaval e Chiara Bondi è un doc su delle “immigrate a Roma, con la passione comune per il calcio”, compagne di squadra e di vite.
È un “racconto privato e di un’Italia conosciuta” quello di Un nemico invisibile di Riccardo Campagna e Federico Savonitto.
La timidezza delle chiome è invece “un ritratto di due gemelli dalla personalità dirompente ma affetti da disabilità intellettiva: chi sono, chi saranno?”. Regia di Valentina Bertani.
Se fate i bravi, poi, è “un diario indispensabile su Genova 2001, un passato da rielaborare”, di Stefano Collizzolli e Daniele Gaglianone.
Il paese delle persone integre di Christian Carmosino Mereu è “un reportage personale sull’anno cruciale 2014-15 in Burkina Faso, quello che ha anticipato le prime elezioni libere del Paese”.
Kristos, the last child di Giulia Amati è “la storia dell’ultimo allievo di una scuola in un paesino disperso del Dodecaneso: storia dell’Europa anziana”.
Un “oggetto unico, un film esistenziale, su passato, presente, futuro” il Pablo di Neanderthal di Antonello Matarazzo.
Questo e non solo sono Le Giornate degli Autori 2022, anche perché Giorgio Gosetti conclude lasciando una forte curiosità facendo espressamente il nome di Daniele Ciprì, quale compagno di questa edizione delle GdA, ma commentando esclusivamente con un criptico: “poi… vi spiegheremo perché”.
L’approfondimento video: guarda qui.
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