Giornate degli autori: potere alle donne


Dopo la polemica sull’assenza di un tocco femminile nella selezione ufficiale del Festival di Cannes, Venezia “si scatena”, a partire dal film di apertura della Mostra di Mira Nair. E sia la Settimana della critica che le Giornate degli Autori – – di cui Cinecittà News è Internet Media Partner – sfoderano una nutrita truppa di registe tra gli artefici delle pellicole selezionate. Nella nona edizione dei Venice Days, presentata oggi dal delegato generale Giorgio Gosetti, sono quattro su dieci i titoli firmati da donne. E come se non bastasse quest’anno la sezione parallela (e indipendente) della Mostra propone il progetto speciale Women’s Tales, realizzato in collaborazione con il creative partner Miu Miu. Quattro cortometraggi firmati da Zoe Cassavetes, Lucrecia Martel, Giada Colagrande e Massy Tadjedin, che per la prima volta vengono presentati insieme, in Laguna, proprio grazie alle Giornate.

 

Poker in rosa – Le opere “al femminile” che invece irrompono nella selezione sono Heritage, debutto alla regia dell’attrice palestinese Hiam Abbass, con Hafsia Herzi, Queen of Montreuil, commedia sull’elaborazione di un lutto firmata da Solveig Anspach, Keep Smiling, esordio della georgiana Rusudan Chkonia su uno stuolo di donne e il mito della tv e Stories We Tell della “veterana” Sarah Polley, un’opera a metà tra documentario e finzione che compie un viaggio attraverso i generi della narrazione.

 

Due gli italiani – Tra i 10 titoli scelti per la ribalta dei Venice Days ci sono poi due italiani. L’atteso Acciaio, che Stefano Mordini ha tratto dal celebre romanzo di Silvia Avallone, scegliendo come interpreti Michele Riondino e Vittoria Puccini. Un racconto di formazione immerso nella realtà industriale di Piombino, tra turbamenti adolescenziali e la rabbia di un operaio. E poi Il gemello di Vincenzo Marra, che torna nella sezione collaterale veneziana per proporre un film-verità ambientato nel carcere di Secondigliano. Chiudono la selezione lo svedese Blondie (sulle donne), “l’eros funerario” di The Weight del coreano Jeon Kyu-hwan, l’israeliano Epilogue, debutto di Amir Manor. Infine un’opera che è al tempo stesso un pugno nello stomaco e un’irresistibile incitazione a ballare: Kinshasa Kids di Marc-Henri Wajnberg, che racconta dei bambini rifiutati dalla famiglie perché accusati di essere stregoni.

 

Gli eventi speciali – Come sempre alla Villa degli Autori (per il secondo anno di casa alla Pagoda), fioccano gli eventi speciali, che accolgono tra l’altro due film realizzati in collaborazione con (e distribuiti da) Luce Cinecittà , strabordanti di immagini di archivio: Non mi avete convinto – Pietro Ingrao, un eretico di Filippo Vendemmiati e Terramatta di Costanza Quatriglio. Senza contare il “ritratto collettivo d’artista” firmato da Giada Colagrande con Bob Wilson’s Life and Death of Marina Abramovic e 6 sull’autobus, nato dal laboratorio di regia cinematografica diretto da Sergio Rubini. Da scoprire anche le Venice Nights, con alcune chicche come My Friend Johnny, dove il Johnny è Depp, rimasto nel cuore dei veneziani dopo le riprese di The Tourist e Francesco De Gregori – Finestre rotte di Stefano Pistolini, grazie al quale il cantautore romano approderà al Lido. Insieme a lui hanno confermato la loro presenza in laguna anche Sarah Polley, Willem Dafoe, Giada Colagrande e tutte le registe di Women’s Tales.

 

Orgoglio italiano e corsaro – Il tocco femminile non è però l’unica linea guida di questa edizione delle Giornate, che danno spazio all’orgoglio del cinema italiano “multiforme, camaleontico, che resiste e inventa”, come ha sottolineato Gosetti, già a partire dalla sigla del festival, e che si aprono alle incursioni del Cinema corsaro, con cinque serate dedicate a film d’autore, innovativi e d’avanguardia – tra Salgari e i migranti – nello spazio all’aperto della Villa.

 

“100+1” sbarca in America – L’ex-delegato generale Fabio Ferzetti, infine, ha annunciato che il suo progetto “100+1” sta per sbarcare in America, con 12 classici italiani proiettati in importanti istituti Usa, mentre si rinnova l’appuntamento con il Premio Lux assegnato dal Parlamento Europeo. Quest’anno, per la prima volta, tra i tre finalisti c’erano due italiani. Poi i fratelli Taviani hanno deciso di “ritirarsi in favore dei più giovani, dopo aver ottenuto già tanti riconoscimenti”, e hanno lasciato così uno spazio da protagonista a Io sono Li di Andrea Segre, che competerà con Tabu di Miguel Gomes e Just the Wind di Bence Fliegauf.

autore
24 Luglio 2012

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