Giorgio Grignaffini


G. GrignaffiniAlle spalle una stagione non certo facile. Davanti a sé un palinsesto zeppo di sperimentazioni per non deludere il pubblico degli affezionati ma soprattutto per cercare, di conquistare altre fasce d’età. Giorgio Grignaffini, dal 2002 responsabile Fiction di Canale 5, nonché professore di Linguaggi e strumenti della comunicazione alla Cattolica di Milano, ha il suo bel da fare quest’anno a cercare di far quadrare le percentuali dello share delle fiction trasmesse sulla rete ammiraglia Mediaset. Abituata a mietere successi, la fiction di Canale 5 sembra che da qualche tempo soccomba con troppa facilità davanti ai successi continui delle serie targate Rai. In apertura della nuova stagione e in attesa dell’imminente inizio del periodo di garanzia Grignaffini fa un punto della situazione.

Grignaffini, quest’ultima parte dell’anno appena trascorsa può essere definita nera per la fiction?
Sicuramente difficile, ma non direi nera. Siamo riusciti comunque a raggiungere la media di rete e soprattutto a tenere botta alla controprogrammazione messa in campo dalla Rai. Certo, alcune lunghe serialità come la seconda serie di Elisa di Rivombrosa non hanno bissato il successo della prima edizione, ma il seriale rispetto al telefilm da cento episodi è molto più complicato da far ripartire. Comunque abbiamo raggiunto con le nostre fiction anche il 21% di share in serate in cui, per esempio, dall’altra parte andava in onda Celentano al 45%.

Ma la miniserie non ha raggiunto cifre di share così dignitose.
E’ vero. Con le miniserie abbiamo avuto più problemi. Con Callas e Onassis, e Sacco e Vanzetti, effettivamente non siamo riusciti a ottenere i risultati sperati

Come si sceglie di affrontare un determinato argomento. Si cerca di seguire i gusti del pubblico o di stupirlo?
Sicuramente si cerca di seguire il gusto della gente. Seguiamo i dati Abacus sulla popolarità dell’attore, facciamo ricerche e studi sulle preferenze sociali, ma al di là di questo quel che determina più di tutto il successo di un prodotto è la qualità del progetto.

Sacco & Vanzetti“Sacco e Vanzetti”, una fiction di impegno civile realizzata con attori di cinema come Rubini e Fantastichini, presentata in concomitanza con il Festival di Venezia, è poi passata quasi inosservata alla messa in onda. Come se lo spiega?
Con Sacco e Vanzetti, Callas e Onassis, La Signora dalle Camelie con Francesca Neri al suo debutto nella fiction televisiva, abbiamo cercato di fare staccarci dal prodotto identificativo di rete e portare dalla nostra parte un pubblico diverso, più adulto, più Rai, per intenderci. Miniserie che avevano a che vedere con la storia, con la società degli anni ’50 e ’60, con la letteratura. Fiction in costume che sembrano piacere molto al pubblico, soprattutto a quello di una certa età come quello della Rai. Ma l’operazione non è riuscita. Il passaggio forse deve avvenire più gradualmente.

Mafalda di SavoiaE’ questo il motivo per cui il livello più alto di share su Canale 5 viene toccato sempre dalle fiction di lunga, media o piccola serialità prodotte da Valsecchi?
Le sue fiction si rivolgono a un pubblico giovane, il pubblico di Canale 5. Valsecchi rispetta pienamente l’identità di rete e noi siamo lieti che lui abbia l’esclusiva con noi, ma molte altre società di produzione lavorano con noi e fanno degli ottimi lavori. I risultati si sono visti e se ne vedranno ancora al più presto.

Agostino Saccà, direttore di Rai Fiction parla delle serie televisive come di un’industria che ammortizza la crisi del cinema italiano sia per contenuti che per quantità di posti di lavoro. Lei è d’accordo?
Quello della fiction italiana è un mercato ancora molto piccolo se si fanno paragoni con i grandi numeri degli altri paesi europei e americani. Ma se si pensa al fatto che il cinema italiano non solo produce meno film l’anno rispetto al passato ma ha anche scarsi risultati al box office e, di contro, la fiction è in continua crescita allora forse Saccà ha ragione. Di certo la fiction sta sostituendo il cinema italiano degli anni ’70 e le commedie degli anni ’60. I film di genere al cinema non si vedono più mentre è sempre più frequente vedere in tv il poliziesco e la commedia leggera.

Quali saranno le vostre fiction del primo semestre 2006 oltre all’attesa seconda parte di “Karol”, sul papato di Wojtyla?
Anche per quest’anno abbiamo cercato una sorta di connubio tra cinema e televisione invitando attori, sceneggiatori e registi che di solito lavorano per il cinema a realizzare veri e propri film per la televisione. Ci saranno: 48 ore con Claudio Amendola e Claudia Gerini, Attacco allo Stato con Raoul Bova, Codice rosso con Alessandro Gassman e Un ciclone in famiglia, la seconda serie, con Massimo Boldi.

I tentativi di portar via un po’ di pubblico alla Rai continueranno?
Certamente. Abbiamo in programma proprio per questo Mafalda di Savoia con Stefania Rocca, Dalidà andato già in onda in Francia con successo interpretato da Sabrina Ferilli, Questa è la mia terra con Remo Girone e La freccia nera con Riccardo Scamarcio, Martina Stella ed Ennio Fantastichini.

Fiction in preparazione che vedremo nella prossima stagione televisiva?
In lavorazione abbiamo Distretto di polizia 6, Nata ieri: una lunga serialità, 13 serate, con Lina Sastri e Vittoria Belvedere e poi un format spagnolo che i nostri sceneggiatori stanno adattando per il pubblico italiano. Si tratta di Los Serranos che per noi sarà I Cesaroni con Claudio Amendola.

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01 Febbraio 2006

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