Non c’è ombra di metal detector né bodyguard. Sul tetto, dove sventolano decine di bandiere, spiccano i colori della pace. Facile, siamo nella sede delle Giornate degli Autori, una sezione collaterale, senza star e senza troppi volti istituzionali, ma l’atmosfera è decisamente più distesa di quella che si respira attorno al Palazzo del Cinema. Forse perché qui si promuove “un cinema meticcio e necessario” come afferma il delegato generale Giorgio Gosetti che ieri ha aperto ufficialmente la 2/a edizione delle Giornate, vetrina per 15 titoli “glocal” provenienti da tutto il mondo.
Un cinema meticcio e necessario. Perché?
Cinema necessario è lo slogan di lancio dell’anno scorso. Si riferisce a film che chiamano in causa il pubblico. Magari imperfetti ma stimolanti, frutto di sfide produttive e tematiche. Il cinema meticcio è l’idea chiave del 2005. Nella prima edizione abbiamo puntato sull’Europa dei 25, quest’anno abbiamo aperto a tutto il mondo e per non perdere il baricentro ci siamo concentrati su incroci e movimenti tra culture, sulle bellezze e i rischi del global/no global.
Scorrendo il catalogo si nota una forte presenza di noir, di cinema del Nord Europa e l’inedita Palestina dei rifugiati raccontata da Rashid Masharawi in “Attente”.
In realtà l’unico vero noir è Love di Vladan Nikolic che usa a fondo tutti gli strumenti del genere. Altri film, come Le petit liutenant di Xavier Beauvois e 13 (Tzameti), opera prima di Gela Babluani ne sfruttano alcuni elementi. Dal Nord Europa vengono le maggiori novità della cultura europea mentre Attente di Rashid Masharawi è un regalo del cielo. Sono sorpreso che non sia altrove. Ha dei connotati temporali precisi (è stato girato quando Arafat era ancora vivo) ma è attualissimo. Si collega alla Passione di Giosué l’ebreo di Pasquale Scimeca e insieme danno l’occasione di misurare due diaspore, due ricerche della terra separate da 5 secoli.
Ecco, veniamo agli italiani…
Il cinema italiano viene da un anno difficile e con la nostra selezione puntiamo a rafforzarne al credibilità. Oltre Scimeca, ci sono Giada Colagrande con Before it Had a Name, un film dal doppio passaporto con tutti i rischi di un’opera seconda, Craj di Davide Marengo con cui ci concediamo, per il secondo anno, il vezzo di chiudere le Giornate con un mix di tradizione, radici, musica e documentario. Poi, in collaborazione con la Mostra del Cinema c’è Elio Petri. Appunti su un autore di Federico Bacci, Stefano Leone e Nicola Guarneri
Qual è il rapporto tra le Giornate e la distribuzione?
Intanto, quest’anno tutti i film selezionati hanno trovato una distribuzione internazionale. Diversi titoli hanno già una distribuzione italiana: Allegro del danese Christoffer Boe è targato Lady Film, Love è stato acquistato da Mikado, Craj è della Pablo. Il film di Giada Colagrande e Naboer di Pal Sletaune stanno chiudendo degli accordi.
Eventi particolari nella Villa degli Autori?
Da oggi pomeriggio partiranno gli incontri con i registi. Sabato 3 ospiteremo un incontro sui rapporti tra tv e cinema europeo con la presidente di Unifrance Margaret Menegoz; domenica 4 Nichi Vendola promuoverà Craj. La sera, la villa sarà aperta e offrirà una serie di proiezioni: segnalo Nuovo Cinema Paradosso, il film collettivo sul fare cinema nell’Italia di oggi realizzato dal Gruppo 16-12.
Si parla da tempo della sua presenza al nuovo Festival di Roma? Qualche anticipazione?
Sono concentrato sulle Giornate degli Autori. E’ noto che il Festival si terrà nell’ottobre 2006 . E’ un progetto a cui si sta lavorando ma ancora non ho firmato contratti.
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