Gino Castaldo, critico musicale di “la Repubblica” e curatore di “Musica!” è il supervisore della colonna sonora di Paz! (leggi il dossier), il film di Renato De Maria, in uscita il 22 febbraio, tratto dalle tavole di Andrea Pazienza e prodotto da Tangram Film, Rai Cinema, Stream, ITC movie.
Amico e compagno di sogni e conflitti del visionario disegnatore ha seguito passo passo la realizzazione del progetto perché, dice: “Andrea Pazienza in vita non ha ricevuto l’attenzione che meritava e ora in Italia si tende a rimuovere la radicalità della cultura alternativa di cui Andrea era espressione e creatore”.
Partiamo subito dalle musiche di Paz! .
Ho curato l’architettura complessiva della colonna sonora. Con il regista Renato De Maria e Riccardo Senigallia, musicista dei Tiro Mancino, abbiamo scelto di creare percorsi musicali contemporanei ed evitare la linea nostalgica. Un mix di techno, hip hop e cose più vecchie che contiene anche echi degli anni ’70. Giovanni Lindo Ferretti (leader dei CCCP e poi dei CSI, ndr) ha fatto una nuova versione di Io sto bene e scritto Settanta, lo splendido brano che chiude il film. Lucio Dalla canta la cover di Come è profondo il mare suonata dai Tiro Mancino, mentre Ice One (alias Dj Sensei, ndr) ha composto due splendidi pezzi strumentali. Poi ci sono anche brani degli Skiantos, dei Gaznevada, degli Area e altri ancora.
In Paz! hai anche un piccolo ruolo…
Si, compaio in un cameo. Nella scena si vede l’assemblea di un collettivo a casa di Pentothal e io vesto i panni di un leaderino parecchio più vecchio degli altri.
Il disegnatore Pablo Echaurren si dice perplesso di fronte alla possibilità di trasporre in cinema la mutevolezza del segno grafico di Pazienza. Che ne pensi?
In effetti uno dei nodi cruciali del film era, dal punto di vista estetico-formale, il rapporto tra cinema e fumetto. Una sfida difficile anche perché i tentativi precedenti, da Tex Willer a Popeye, non sono certo memorabili. Ma Renato è riuscito a farvi fronte in modo eccellente: ha usato lo stile, il mondo, i caratteri delle tavole di Pazienza, ma senza tentare di riprodurne il segno grafico. Ha scelto di slegarsi dal linguaggio del fumetto per costruirne uno cinematografico del tutto originale. Con le tavole di Andrea il film condivide l’assoluta imprevedibilità, resa possibile anche da un montaggio serrato, forse la sua migliore qualità.
Credi che il film catturerà fasce di pubblico traversali dal punto di vista generazionale?
Come ogni artista Andrea era figlio del suo tempo, ma esprimeva anche una cifra universale. Il disagio e i tormenti dei suoi personaggi non sono infatti circoscrivibili agli anni ’70. Uno dei pericoli del progetto era fare un film troppo localizzato in quel periodo e dunque nostalgico. Ma il rischio è stato by-passato e credo che Paz! possa sintonizzarsi alla perfezione con un pubblico giovane.
Pazienza come creatore di immaginario?
Pazienza era un rivoluzionario, sia dal punto di vista formale che dei contenuti. A differenza di molti altri fumettisti che tendevano alla definizione grafica perfetta, penso ad esempio al Pratt di “Corto Maltese”, Andrea era anarchicamente geniale. Cambiava stile di continuo anche all’interno della stessa storia, giocava con le gerarchie di grandezze e i tagli delle inquadrature, per costruire visioni del tutto originali. Poi era il più sincero e il più sfuggente di tutti. Vulcanico, diretto, spietato, rifiutava il dogmatismo politico e raccontava storie ciniche, scomode, senza mediazioni. Non gli interessava rappresentare una generazione di eroi innocenti e puliti e i suoi personaggi sono tutt’altro che edificanti. Pensiamo a Zanardi: un ribelle puro, senza vincoli morali né freni inibitori.
Con MaXXXine, in sala con Lucky Red, Ti West conclude la trilogia iniziata con X: A Sexy Horror Story e proseguita con Pearl, confermandosi una delle voci più originali del cinema di genere dell’era Covid e post-Covid
Dove nessuno guarda. Il caso Elisa Claps - La serie ripercorre in 4 episodi una delle più incredibili storie di cronaca italiane: il 13 e 14 novembre su Sky TG24, Sky Crime e Sky Documentaries.
Codice Carla mostra come Carla Fracci (1936-2021) fosse molto più di una ballerina famosa.
Il disegnatore, illustratore e docente presso la Scuola Romana dei Fumetti ci racconta come ha lavorato sugli storyboard dell'ultimo successo di Gabriele Mainetti