Festa del Cinema 2023 L’ansia ambientalista ma anche le famiglie disfunzionali e le madri inadeguate se non tossiche sono al centro del nuovo film di Ginevra Elkann Te l’avevo detto, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023 nella sezione Grand Public, dopo l’anteprima mondiale a Toronto in settembre. Un film corale, come in qualche modo il precedente Magari, ma ancor di più, con un cast ricchissimo in cui spiccano Valeria Bruni Tedeschi, Danny Huston, Greta Scacchi, Riccardo Scamarcio, Andrea Rossi, Alba Rohrwacher, Valeria Golino, Marisa Borini e la giovane Sofia Panizzi. In un fine settimana apocalittico (siamo durante le feste di Natale ma le temperature raggiungono i 40 gradi), Roma è una fornace e una serie di personaggi affetti da diverse dipendenze – dal sesso al cibo, dall’alcol alle droghe – si trovano costretti ad affrontare i propri fantasmi e le proprie ossessioni, i demoni che li perseguitano e non solo in senso figurato. Valeria Bruni Tedeschi è una bipolare che non ha perdonato la pornostar Pupa (Valeria Golino) colpevole di averle “rubato” il marito e non vede l’ora di vendicarsi. Vive sola e maltratta la figlia (Sofia Panizzi), ragazza bulimica e sovrappeso che lei definisce “culona”, che fa la badante per un’anziana e facoltosa signora (Marisa Borini, la mamma di Valeria Bruni Tedeschi nella realtà). Alba Rohrwacher è una madre alcolista che cerca di recuperare il rapporto con il figlio di dieci anni affidato alla cure dell’affettuoso ex marito (Riccardo Scamarcio) che non si fida più di lei. Danny Huston è un sacerdote eroinomane che deve seppellire le ceneri della madre, da lui odiata, insieme alla sorella Greta Scacchi, arrivata apposta dagli States: i rapporti tra fratello e sorella sono molto burrascosi. Nel copione, scritto con Chiara Barzini e Ilaria Bernardini, le nevrosi vengono amplificate mentre sullo sfondo la crisi ambientale, un po’ come accadeva in Siccità di Paolo Virzì, attanaglia la Città Eterna. “Questo film è stato pensato in un’estate di grandissimo caldo in cui mi sono chiesta: cosa succederebbe se il mondo fosse sempre così rovente, se diventasse giallo”, afferma la regista, discendente della famiglia Agnelli. |
E prosegue: “Il tema centrale è l’ansia. Con le due sceneggiatrici abbiamo pensato e scritto durante la pandemia, con lunghe sedute psicoanalitiche su zoom, i personaggi avevano le nostre paure. Erano tutti connotati da dipendenze e da una sensazione di vuoto fino a quel momento anestetizzato con il cibo, l’alcol, la droga, ma ora, con la fine del mondo incombente, arriva il momento della verità, hanno le spalle al muro”.
Se Valeria Bruni Tedeschi non è nuova a ruoli di nevrotica e ossessiva, per Valeria Golino interpretare Pupa, pornostar in declino ossessionata dalle punturine, è stata una sfida notevole. Parrucca biondo platino e labbra gonfie nella finzione, l’attrice rivela “è un personaggio apparentemente distante da me che mi ha fatto avvicinare ai miei stessi pregiudizi. Li ho sbaragliati con una certa facilità. Pupa ha l’ossessione del corpo, del voler restare giovane a tutti i costi. Mi è bastato spostare un pochino l’asse per trovare la mia paura di invecchiare o la voglia di sedurre. Adesso sono legatissima al personaggio, guai a chi me la tocca”.
Alba Rohrwacher è Caterina, la madre che non riesce a vivere il suo ruolo. “Ognuno di questi personaggi – afferma l’attrice, protagonista anche di un altro film della Festa come Mi fanno male i capelli – meriterebbe un film tutto suo. Ginevra ha avuto il coraggio di mettere in scena persone che sbagliano senza giudicarle, ma guardandole con tenerezza. Caterina, per esempio, costruisce un mondo perfetto dentro una scatola per regalarlo al figlio nel giorno del suo compleanno. Cerca di essere la madre che vorrebbe, cerca una serenità che non trova”. Sofia Panizzi aggiunge: “Il mio personaggio, Mila, parla molto ai ragazzi e alle ragazze della mia generazione. Mila sfoga la sua ansia sul cibo, ma quello che le manca è l’amore, prima di tutto verso se stessa e poi per gli altri”.
Ricorre, nel plot, il tema della religione, come ossessione tutt’altro che salvifica. Per Ginevra Elkann, cresciuta in un ambiente religioso, è una costante, anche Magari si apriva con una scena girata in una chiesa. “Sono cresciuta in una casa dove venivano molti preti, ne ricordo uno molto spirituale, ma al contempo lascivo, compulsivo, che beveva e mangiava moltissimo. Allora non lo capivo, oggi so che puoi essere un bravo prete, aiutare il prossimo e contemporaneamente un eroinomane. Il personaggio di Bill ha questa umanità”.
Sul cambiamento climatico, la regista afferma: “Volevo raccontare un’umanità che sta cercando di capire e Roma è perfetta, perché è una città eterna che è sempre sopravvissuta a questi cicli di distruzione e ricostruzione”. E sul titolo del film: “È irritante sentirsi dire questa frase ma viceversa è bello pronunciarla, mi piaceva questa doppia valenza”.
Te l’avevo detto è una produzione The Apartment Pictures, società del gruppo Fremantle con Rai Cinema in produzione associata con Tenderstories e Small Forward Productions, è prodotto da Lorenzo Mieli e Simone Gattoni e sarà distribuito da Fandango Distribuzione a febbraio.
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