Gil Rossellini


Kill GilTerapia e divertimento. E’ nato così Kill Gil (Vol.I), il video diario della malattia di Gil Rossellini. Evento speciale di Orizzonti, è il racconto intimo del faccia a faccia con la morte e del ritorno alla vita. Il 19 novembre 2004, un’infezione da stafilococco ha ridotto in coma il figlio del grande Roberto. Dopo tre settimane si è svegliato con il corpo devastato dai batteri ed è cominciato un lungo percorso di riabilitazione, prima a Stoccolma, poi in Svizzera, nello Swiss Center for Paraplegics di Nottwill. Il regista non risparmia niente al pubblico: mostra piaghe, cicatrici e aghi che penetrano la pelle. Il dolore ma anche i momenti di speranza, le conquiste della riabilitazione e l’affetto della sorella Isabella. Nel 2004 Gil Rossellini era stato a Venezia come produttore del film malese candidato all’Oscar La principessa del Monte Ledang, quest’anno torna coraggiosamente in sedia a rotelle: “è una grande emozione, come rientrare a casa” dice con voce flebile.

Quando ha deciso che il video diario sarebbe diventato un film?
Da subito. Racconto le cose più divertenti e quelle più dure. Mi ha aiutato l’ironia che mi contraddistingue da sempre e mi ritengo fortunato di aver sfogato la tristezza attraverso il documentario. L’equipe di medici e infermiere è sempre stata entusiasta del progetto. Ora sono sotto shock dopo la visione veneziana.

Ha offerto allo sguardo del pubblico l’intimità del suo corpo. Quanto è cambiato il suo senso del pudore nella convalescenza?
Quando non sei più sano il senso del pudore va a farsi benedire. Nel film non mostro il mio corpo ma la malattia. Spero possa essere d’aiuto a chi vive esperienze simili alla mia.

Gli amici e le sue sorelle hanno un ruolo importante. In particolare Isabella.
Nel centro di riabilitazione attendevano la sua visita con impazienza. Quando è arrivata c’erano due videocamere e ci ha aiutato nelle riprese. E’ una donna pragmatica, mi è stata di grande aiuto. In gioventù siamo stati entrambi dei ribelli: lei frequentava uomini più grandi, io suonavo in gruppo rock.

In apertura ci sono vecchie immagini tratte dall’album di famiglia.
Non è stato difficile sceglierle. Sono un grande archivista e tutte le immagini di famiglia sono ben catalogate.

Ci sarà un Vol. II di “Kill Gil”? E perché questo titolo?
Il titolo è venuto da sé, senza troppe riflessioni. Non escludo una seconda parte. Intanto, lavoro ad un progetto come produttore: un film ambientato nell’India contemporanea che racconterà l’incontro tra due comunità di indiani e italiani.

autore
10 Settembre 2005

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