Gil Rossellini torna a Venezia un anno dopo – di nuovo tra gli eventi speciali di Orizzonti – con il seguito del video-diario che racconta la tragica svolta della sua vita. Il 19 novembre 2004, a causa di una grave infezione, s’inabissò in un coma profondo per tre settimane. Da allora vive e lavora in sedia a rotelle. Ma la disabilità non gli ha tolto l’energia, e dopo aver continuato a documentare le sue disavventure mediche, il figlio del grande Roberto accompagnerà al Lido il suo Kill Gil (vol. II).
Cosa racconta il secondo “volume” di Kill Gil?
Il primo video-diario, che era focalizzato sull’evento che mi ha portato a un passo dalla morte, e poi sulla riconquista della vita, terminava con la mia uscita dall’ospedale e il ritorno a Roma. Ma dopo due mesi sono stato di nuovo malissimo e sono tornato in ospedale. Qui racconto la dura realtà con cui mi sono confrontato dopo. C’è un’alternanza di momenti di sofferenza con la descrizione, anche dettagliata, delle tante operazioni, e di momenti di eccitazione, come quando ho presentato il vol. I a Venezia, al Tribeca di New York, o nell’ospedale svizzero in cui sono in cura.
Dopo l’evento tragico, c’è lo scontro con la quotidianità di un disabile.
Nel Centro Svizzero per Paraplegici mi insegnano ad avere un’abilità che raggiunge il 90% di quella normale, ma poi l’ambiente che mi circonda deve permettermi di sfruttarla. A questo proposito devo dire che Roma, la mia città, è una grande delusione. In Italia ci sono 3 milioni e mezzo di disabili – il 6% della popolazione – ma quando sono a Roma mi chiedo dove sono. Purtroppo tutti chiusi in casa, perché i luoghi pubblici sono inaccessibili.
Che sensazioni ha provato alla presentazione a Venezia lo scorso anno?
Ho visto che Kill Gil è piaciuto tantissimo, ed ero molto felice. Inoltre quell’evento è stata la prova che ero ancora in grado di fare il mio mestiere. Ora, anche se sarò in ospedale fino a novembre e a giorni subirò la trentunesima operazione, dal mio letto riesco ad essere molto operativo. Sono attrezzatissimo con computer, telecamere, telefoni.
Quindi è ancora in piena attività come autore e produttore?
Sì, sto lavorando a un corto su progetto del mio amico Enrico Ghezzi e a due film: una commedia romantica da realizzare con Rai Cinema e una pellicola ambientata in Albania. E poi c’è la circuitazione di Kill Gil (vol. I), che è stato comprato dalla pay-tv americana Sundance Channel, con cui tra l’altro sto preparando dei documentari.
Venezia 63 celebrerà il centenario della nascita di suo padre Roberto.
Quest’anno papà è stato già celebrato in molti posti nel mondo, ma Venezia aprirà il 29 agosto con la proiezione-omaggio di Roma città aperta e poi presenterà Il generale Della Rovere, il film con Vittorio De Sica che fu nominato all’Oscar e che vinse proprio il Leone d’Oro. Conto di esserci.
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