In ginocchio da Gianni.
Nel giorno del suo 80mo compleanno, vogliamo festeggiare così una delle colonne portanti della musica leggera italiana, a prova di quanto la sua lunghissima e poliedrica carriera sia intrecciata a doppio filo con il cinema: l’indimenticabile siparietto alla Mostra di Venezia nel settembre 2021, in cui il regista sudcoreano Bong Joon Ho, premio Oscar per Parasite e grande ammiratore del cantante di Monghidoro, si inginocchia davanti a lui intonando uno dei suoi più celebri successi canori, In ginocchio da te (1964), presente in una scena clou del suo film.
La figura di Gianni Morandi attraversa infatti la cultura popolare italiana in modo trasversale fin dai primi anni ‘60, dalla musica al cinema, dalla radio alla televisione. Ma se per quel che riguarda gli oltre 110 album pubblicati e più 50 milioni di dischi venduti in tutto il mondo molte pagine sono già state scritte, ciò non avviene spesso per le sue numerosissime apparizioni sul piccolo e grande schermo.
Partendo dalla televisione, Morandi partecipa a sette edizioni del Festival di Sanremo, vincendolo nel 1987 con Si può dare di più insieme a Tozzi e Ruggeri e conducendolo per tre edizioni, l’ultima nel 2023. Ma soprattutto, oltre che negli show musicali, l’artista emiliano è protagonista di numerosissimi programmi, oltre che serie e miniserie tv, di cui ricordiamo le recenti L’isola di Pietro e Imma Tataranni.
Per quanto riguarda il cinema, dall’esordio in Totò sexy nel 1962 (vietato ai minori di 18 anni) si contano quasi 20 film che lo vedono come interprete e cantante, grazie in primis a quella sua faccia pulita e sorridente che conquista il pubblico di ogni età.
Le sue apparizioni si concentrano in molte pellicole musicali, a partire da In ginocchio da te (1964), Non son degno di te (1965), Se non avessi più te (1965), Mi vedrai tornare (1966), Chimera (1968) e Faccia da schiaffi (1969) che ricalcano tutte, più o meno, il titolo delle sue canzoni: film in cui Morandi interpreta sempre lo stesso personaggio, un ragazzo combattuto tra amore, servizio militare e passione per la musica.
Si tratta dei “musicarelli”, un vero e proprio ‘sottogenere’ cinematografico molto in voga, per l’appunto, dalla fine degli anni Cinquanta all’inizio dei ’70, che vedono il Gianni nazionale’ protagonista assoluto – assieme a Claudio Villa, Rita Pavone e altre voci pop del tempo: film legati a un successo discografico o ad un più o meno famoso interprete della musica leggera, realizzati in brevissimo tempo e legati in genere a un tormentone o ad una icona del periodo. Senza dimenticare che tra i registi che si sono cimentati nel musicarello, oltre a Ettore Maria Fizzarotti, con cui Morandi ha più volte collaborato, ci sono stati anche maestri come Lucio Fulci e Lina Wertmüller, la prima regista donna candidata all’Oscar.
Una volta passato il boom del genere, Gianni Morandi continua comunque ad essere richiesto al cinema: nel suo curriculum non mancano film diretti da grandi maestri, primo fra tutti Pietro Germi: nel suo Le castagne sono buone (1970) con Stefania Casini, è un improbabile regista donnaiolo che si innamora di lei, una ragazza semplice che cerca di mettergli ‘la testa a posto’.
Cinque anni prima, nel 1965, anche l’esordiente Marco Bellocchio racconta di averlo valutato per il ruolo del protagonista inquieto del suo capolavoro, I pugni in tasca, al posto di Lou Castel.
In seguito Gianni Morandi reciterà ne Il provinciale (1971) di Luciano Salce e in Per amore e per magia (1967) di Duccio Tessari, in cui interpreta Aladino al fianco di Mina e Sandra Milo (nella foto in alto). Poco dopo, lo troviamo in altre due commedie, La cosa buffa (1972) di Aldo Lado e Società a responsabilità molto limitata (1973) di Paolo Bianchini.
Più vicine a noi, la partecipazione ai docufilm Nessuno ci può giudicare (2016) di Steve della Casa e Chiara Ronchini e Io, noi e Gaber di Riccardo Milani, coprodotto nel 2023 da Luce Cinecittà.
Tanti auguri Gianni, per… Un mondo d’amore!
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