Pranzo di Ferragosto sta diventando il caso di questa Mostra. Grandi code e una proiezione extra con molta gente rimasta fuori nonostante un’ora e passa di fila. E tutto questo per un film costato appena mezzo milione di euro e interpretato da quattro signore che vanno dagli 80 ai 90 anni. Insomma, ancora una volta la Settimana della critica ha azzeccato la scelta del film italiano. L’anno scorso fu La ragazza del lago a catalizzare l’attenzione e gli applausi, iniziando dal Lido un lungo percorso di premi e successi. Ora tocca all’esordiente quasi sessantenne Gianni Di Gregorio, che colpisce per la sua sorniona timidezza e la bella voce alla Mastroianni. La commedia uscirà nelle sale domani con la Fandango in una quarantina di copie. Merito anche di Matteo Garrone che ha prodotto, con il fondo del ministero per le opere prime, dando fiducia al suo collaboratore di sempre: “Nessuno voleva finanziare questa bella sceneggiatura, perché parlava di terza età e così sono arrivato io”, racconta il regista di Gomorra, che in questo momento si trova al Festival di Telluride proprio con quel film e che tra pochi giorni sarà a Toronto. E a Toronto si sta organizzando uno screening di Pranzo di Ferragosto, acquistato anche dalla Rai, perché l’interesse dei compratori stranieri sta crescendo grazie al tam tam.
Autoironico e un po’ cinico, ricco di invenzioni e con un finale inatteso, parlato in un linguaggio che attinge a piene mani all’esperienza dell’autore, il film racconta il singolare Ferragosto di un trasteverino doc, figlio unico di madre vedova che si trova a badare all’anziana genitrice in un’estate romana come sempre desolata. Basterebbe questo, tra conti in sospeso dal vinaio e capricci della signora, che si fa leggere brani dei “Tre moschettieri” prima di addormentarsi, ma invece ecco aggiungersi una seconda, una terza, una quarta signora… “parcheggiate” da figli ormai più che adulti, desiderosi di godersi le vacanze o impegnati nel lavoro. Pranzi, cene, colazioni, battibecchi per la tv e inattese amicizie, colesterolo ballerino e solitudini, condiscono le giornate di questo singolare quintetto, a cui s’aggiunge un amico di lui soprannominato Il Vichingo.
Complimenti! E’ riuscito a scansare ogni retorica mettendo la pietra tombale al mammismo italiano.
E’ stato l’istinto a guidarmi. Lo spunto di questa storia è autobiografico perché mia madre, rimasta vedova, è riemersa dal nulla ed è venuta a vivere nel mio appartamento provocando un disastro totale: mia moglie e le mie figlie se la sono data a gambe. Mi sono ritrovato pieno di debiti, solo e con l’unica consolazione di un goccetto di vino, ma quando l’amministratore del palazzo di Viale Glorioso, mi ha chiesto di “ospitare” sua madre, promettendo di chiudere un occhio sulle rate mai pagate, mi sono domandato cosa sarebbe accaduto se avessi accettato. E’ una storia dolorosa che ho cercato di volgere al riso, di esorcizzare.
Era fondamentale trovare le quattro “ragazze”…
Sì, hanno dato un apporto enorme al film con i loro temperamenti e la loro energia. Andavano trattenute, più che stimolate, mai un acciacco e sempre qualche discussione inattesa da cui ho attinto. Valeria, nel ruolo della mamma colta e aristocratica, snob e dalla battuta pronta, è una vera contessa che aveva già recitato in Estate romana di Matteo Garrone facendosi notare nella scena della riunione di condominio; Maria è siciliana, arriva dal Centro Anziani del Tuscolano ed è specialista nel cucinare la pasta al forno, tanto che le nuore le hanno fatto incidere una targa d’argento; Grazia è molto brava a leggere il destino nella mano; mentre Marina vive a Ostia e ha una autentica passione per il ballo.
Quando ha deciso di recitare nel ruolo del protagonista?
Cercavo un attore vero, ma Matteo mi ha detto che dovevo assolutamente essere io. Dove lo trovi uno che beve, che è pieno di debiti e che vive con la mamma a sessant’anni? Così ho rispolverato i miei vecchi studi di recitazione con Alessandro Felsen senza rifletterci troppo. E meno male che Massimo Gaudioso mi ha aiutato sul set…A volte i piccoli budget costringono a scelte coraggiose.
E’ sorpreso dell’accoglienza che il film sta ricevendo?
Sono stupito e contento di tutto questo calore. Certo, la sala è un’incognita e non ci voglio pensare fino a domani, ma spero che il film sia come una macchia d’olio che si allarga.
Continuerà su questa strada?
Sto pensando a un nuovo progetto, un film sull’amore dei sessantenni, eterni figli che non riescono a tagliare il cordone ombelicale. L’eros continua a riemergere, si continuano a dire bugie alla mamma, si fanno uscite adolescenziali. Naturalmente ne vorrei parlare in maniera comica.
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