C’è la consueta eleganza e leggerezza in Astolfo, la nuova commedia di Gianni Di Gregorio, autore/attore rivelato da Il pranzo di Ferragosto e da allora (era il 2008) sempre coerente nel mettere in scena se stesso e i suoi personaggi semplici, quotidiani, spesso di una certa età, outsider capaci di generosità, slanci inattesi, soluzioni esistenziali originali.
Stavolta con Astolfo, applaudito alla Festa di Roma in Grand Public, racconta un amore romantico che sboccia tra un anziano professore – sfrattato dal suo appartamento romano e costretto a trasferirsi in un paesino dove si trova una antica e casa di famiglia – e una vedova che ha la bellezza solare e senza tempo di Stefania Sandrelli.
“Delle varie forze che governano il mondo, la più forte è l’amore. Astolfo, un pensionato che dalla vita non si aspettava più niente, si adegua alla provincia, si azzuffa con il sindaco, ritrova un vecchio amico, prende in casa un paio di scapestrati come lui. Poi incontra Stefania e si innamora”. Sintetizza Di Gregorio che, nella sceneggiatura scritta con Marco Pettenello, sfugge al cliché della storia d’amore con una donna molto più giovane e racconta invece i pudori e i turbamenti di una signora settantenne, oltretutto ostacolata dai figli che la vogliono relegata al ruolo di nonna.
Prodotto da Angelo Barbagallo per BiBi Film e Le Pacte, Astolfo sarà in sala con Lucky Red dal 20 ottobre.
Aveva spesso girato attorno alle donne e ai sentimenti, ma mai aveva raccontato una storia d’amore vera e propria.
Avevo paura, è vero, non avevo mai fatto film sull’amore. Però la pandemia, quel lungo periodo che abbiamo passato in finestra e sui balconcini, ha generato in me una reazione spropositata. In effetti l’amore non ha età e lasciare aperto uno spiraglio all’empatia e all’amicizia è importante per la qualità della vita. Ho trovato degli attori formidabili con i quali è nato un profondo rapporto. E poi l’incontro con la meravigliosa Stefania, che è una ragazza.
È molto vero che spesso i figli si oppongono alle storie d’amore dei genitori un po’ avanti negli anni.
Le mamme in tanti casi sono ostaggio dei figli. Mi sono basato sui racconti di amici a cui i figli hanno reso la vita impossibile per ostacolare un fidanzamento tardivo.
Invece l’idea del prete vicino di casa che si ‘mangia’ intere stanze alzando muri come nasce?
È tutto autobiografico. La storia dei preti che non volevano riparare la gronda è proprio reale, cominciò con mio padre e andò avanti con me, fino al terremoto.
È autobiografico anche il racconto della piccola comunità maschile che si crea attorno ad Astolfo?
Sono rimasto tre mesi nella mia casa in Abruzzo e si era creato proprio questo, uno faceva la spesa, il barbiere veniva a casa, altri si stabilivano lì a giocare a carte, non andando più via. Io avevo pochi soldi, ma loro ne avevano molti meno.
Come si è trovato con Stefania Sandrelli?
Ero emozionato perché lei è un mito, invece è stata fantastica e molto disponibile. Mi ha detto: ‘se ci dobbiamo baciare, ci possiamo anche baciare e mi puoi buttare per terra anche dieci volte’. Di una donna così ti puoi solo innamorare. Se l’avessi conosciuta quarant’anni fa, forse ci sarebbe stato qualcosa tra noi…
Perché nel cinema italiano si parla poco della terza età?
E’ vero, nel cinema francese e anglosassone è molto più presente la terza età. C’è pudore e imbarazzo, ma io mi difendo ridendoci sopra. Come faccio sempre.
Uscire in sala in questo momento cruciale è un atto coraggioso.
In questi giorni ho visto molte sale piene. Io ci spero veramente e punto proprio sul cinema italiano.
Angelo Barbagallo. Questo è un film che il pubblico – specialmente il pubblico maturo – sarà contento di vedere. È vero, è un momento cruciale e noi andiamo in sala con tre film: questo, La stranezza e Les Amandiers che ho coprodotto ed esce il primo dicembre. Noi possiamo continuare a crederci, sperando che piova. Ai ragazzi direi di superare il preconcetto sul cinema italiano di qualità e che si possono raccontare i sentimenti in modo leggero, elegante e divertente, senza annoiarsi neanche un attimo e uscendo con una sensazione di benessere.
Di Gregorio, come mai ha scelto Artena?
Mi volevo muovere da Roma, altrimenti divento un sampietrino… Ad Artena, al di là della vicenda dei Fratelli Bianchi, c’è gente meravigliosa, affettuosa, ho ritrovato il Lazio antico.
Sia il prete che il sindaco rappresentano delle istituzioni truffaldine e incompetenti, mentre la solidarietà tra le persone sembra funzionare a perfezione.
Ci dobbiamo difendere dal potere, noi italiani abbiamo questo rapporto con quello che incombe su di noi. Ma anche quando subisci delle angherie, puoi cercare di reagire bene, senza farti schiacciare e puoi metterti a ridere.
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