Gianni Canova, il sé ai tempi del selfie

All'Italian Pavilion il ciclo di conferenze Lido Philo, iniziativa ideata da Stefano Bonaga e Andrea Gropplero con il sostegno di Luce Cinecittà e della rivista 8 1/2


VENEZIA – “Il cinema è morto e oggi, in questo Festival, assistiamo alla liturgia della sua morte. È morto ma restano i film; ora che la ‘macchina cinema’ esiste solo nella sua forma liturgica. Mai come ora si sono visti o si possono vedere tanti film, ora che il cinema non è più solo grande schermo né condivisione di un momento bensì l’individualità nell’apprezzare una pellicola dal piccolo monitor del computer o del cellulare. Dove l’immensità e il mito vengono meno.” Questo è l’incipit dell’intervento di Gianni Canova che ha aperto ieri il ciclo di conferenze Lido Philo all’Italian Pavillion, l’iniziativa ideata da Stefano Bonaga e Andrea Gropplero con il sostegno dell’Istituto Luce Cinecittà e della rivista 8 12. “Da archeologo delle immagini e quindi del cinema mi interrogo sulla natura ipertrofica dell’io e ipotrofica del Sé nei selfie. La narrazione messa in campo da chiunque si faccia un selfie è quella di un’azione senza comunicazione il cui fine è semplicemente il ‘like’ cioè il mi piace e dove il ‘non mi piace’ non è contemplato. È una macchina che fa tutto da sola in cui l’unica azione che il soggetto può compiere è quella di scegliere il frame”. Poi Canova prosegue rimettendo la cinematografia al centro del discorso “tuttavia, Il cinema del grande schermo, sopravvive seppure in forma minoritaria restituendo allo spettatore al sua funzione di stratega complessivo della percezione e non di cecchino della curiosità particolare, segnalando ancora la necessità della sua potenza di narrazione.” Oggi lo psicanalista Massimo Recalcati alle 17.30 all’Italian Pavillion interverrà sui limiti del Sé. 

Venezia 73

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Microcinema distribuirà ‘The Woman who Left’

Sarà Microcinema a distribuire nelle sale italiane il film Leone d'Oro 2016, The woman who left, nuovo capolavoro di Lav Diaz. La pellicola, che nonostante il massimo riconoscimento al Lido non aveva ancora distribuzione e che si temeva restasse appannaggio soltanto dei cinefili che l'hanno apprezzata alla 73esima Mostra di Venezia, sarà quindi visibile a tutti, permettendo così agli spettatori del nostro Paese di ammirare per la prima volta un'opera del maestro filippino sul grande schermo

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Future Film Festival Digital Award 2016 a Arrival

Il film di Denis Villeneuve segnalato dalla giuria di critici e giornalisti come il migliore per l'uso degli effetti speciali. Una menzione è andata a Voyage of Time di Terrence Malick per l'uso del digitale originale e privo di referenti

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Barbera: “Liberami? E’ come l’Esorcista, ma senza effetti speciali”

Il direttore della Mostra commenta i premi della 73ma edizione. In una stagione non felice per il cinema italiano, si conferma la vitalità del documentario con il premio di Orizzonti a Liberami. E sulla durata monstre del Leone d'oro The Woman Who Left: "Vorrà dire che si andrà a cercare il suo pubblico sulle piattaforme tv"

Venezia 73

Liberami: allegoria del mondo moderno

Anche se l’Italia è rimasta a bocca asciutta in termini di premi ‘grossi’, portiamo a casa con soddisfazione il premio Orizzonti a Liberami di Federica Di Giacomo, curiosa indagine antropologica sugli esorcismi nel Sud Italia. Qualcuno ha chiesto al presidente Guédiguian se per caso il fatto di non conoscere l’italiano e non aver colto tutte le sfumature grottesche del film possa aver influenzato il giudizio finale: “Ma io lo parlo l’italiano – risponde il Presidente, in italiano, e poi continua, nella sua lingua – il film è un’allegoria di quello che succede nella nostra società". Mentre su Lav Diaz dice Sam Mendes: "non abbiamo pensato alla distribuzione, solo al film. Speriamo che premiarlo contribuisca a incoraggiare il pubblico"


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