L’infanzia di stenti e di rabbia di Luigino, nel Sud povero degli anni ‘50, con una madre giovanissima rinchiusa in manicomio e un padre sconosciuto. E il sogno di lui bambino: cantare alla radio e magari nella nascente televisione. Da qui parte “Politeama”, il romanzo d’esordio del regista Gianni Amelio, uscito da poco in libreria con Mondadori, un romanzo di formazione che rivela una grande fiducia nella forza della diversità, nella lucida follia che aiuta ognuno a sopravvivere anche quando sembra impossibile.
Luigino, cresciuto in un universo femminile, quando la sua voce diventa morbida, come quella delle grandi soubrette della rivista, viene chiamato a imitarle nei circhi e sui palcoscenici dell’avanspettacolo. dove sarà esaltato e umiliato. Quando la strada dello spettacolo gli viene preclusa, Luigi decide di partire per Roma, alla ricerca di un proprio posto nel mondo. Incontrerà Elide, una 15nne sola come lui che gli darà per un attimo la dolcezza degli affetti e subito dopo il dolore dell’abbandono.
“Questo libro parla della dignità e del riscatto da tutto ciò che la calpesta. Parte dalla constatazione della sofferenza che si vince. Tutti abbiamo problemi e dobbiamo affrontarli con il coraggio che abbiamo dentro di noi. Alla fine trionfa l’orgoglio e l’idea che se hai davanti una montagna la devi scalare” ha detto qualche giorno fa il regista, presentando il libro a Pordenonelegge.
A scrivere ‘Politeama’, spinto dall’editor della casa editrice, Amelio ha impiegato tre anni: “Pensavo di non essere in grado. Ho scritto 20 righe e sono rimaste a lungo dentro il computer. La mia editor mi ha lasciato grande libertà. Sono andato avanti senza sapere dove mi avrebbe portato il racconto, cosa che nel cinema non si fa assolutamente”.
“La tenerezza che mi fa Luigino è immensa – continua il regista – questa non è una autobiografia anche se l’autobiografia è una necessità sempre, sia quando scrivi qualcosa che ti è vicino, sia quando scrivi una cosa lontana anni luce dalla tua esperienza. E’ il sentimento che metti dentro a quello che scrivi, il tuo aprirti senza finzione, senza falsità ciò che conta. Può essere autobiografico un libro totalmente bugiardo e questo non lo è. Mio padre lo ho conosciuto poco ed è una delle cose che ho in comune con Luigino, oltre al fatto di aver avuto tante donne intorno però mia madre non è andata in manicomio”.
“Luigino risente della mancanza di un modello, che poi è la figura paterna – conclude il cineasta – Quando sei obbligato a vivere solo con le donne acquisisci i modi delle persone che ti stanno intorno. Questo non è un libro sull’omosessualità”.
Ruocco è scrittore, giornalista, attore, documentarista, organizzatore di eventi. Dal 2012 fa parte dello staff organizzativo del Fantafestival e dal 2020 è parte del comitato editoriale di Heroes International Film Festival
Raccontare il cinema italiano attraverso le voci dei produttori. E’ l’idea che guida “Champagne e cambiali”, il volume di Domenico Monetti e Luca Pallanch, uscito in questi giorni in libreria con Minimum Fax in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia
L'autore Gianfranco Tomei insegna Psicologia Generale, Sociale e della Comunicazione presso la Sapienza di Roma. E' esperto di linguaggi audiovisivi e multimedialità e autore di romanzi, cortometraggi e documentari
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