Gianni Amelio


Gianni AmelioOspite d’onore del Festival “Linea d’ombra” Gianni Amelio ha preso parte a un seminario dedicato agli studenti della Facoltà di Scienza della Comunicazione dell’Università di Salerno prendendo spunto dal suo “Il vizio del cinema” recentemente edito da Einaudi e ha fornito anticipazioni sui suoi due nuovi progetti, Le chiavi di casa e La stella che non c’è.
“Il cinema costa fatica soprattutto per chi cerca di raccontare delle emozioni senza l’idea fissa di farsi subito la villa al mare”, ha esordito il regista spiegando che “è terribile vedere un film da solo in casa: io sono un grande collezionista di film ma li vedo sempre prima al cinema, c’è la stessa differenza che prova un cattolico praticante nell’assistere alla Messa in tv o dal vivo a Piazza San Pietro davanti al Papa”.

Che cosa può anticipare de “Le chiavi di casa”?
E’un film prodotto da Alia Film e Rai Cinema interpretato da Kim Rossi Stuart, Charlotte Rampling e da un sensazionale ragazzo di 15 anni che si chiama Andrea Rossi: io lo chiamo “il film dei due Rossi” ma sarebbe più giusto dire “dei tre Rossi” perché il motivo conduttore è una canzone di Vasco Rossi che si chiama “Quanti anni hai”. Mi era stato chiesto di portare al cinema il libro “Nati due volte” di Giuseppe Pontiggia, la storia fortemente autobiografica di un padre e del suo rapporto con un figlio disabile ma in un primo tempo pensavo di non esserne capace. Ho cercato di riflettere sul perché e mi sono risposto che avrei dovuto compiere un percorso analogo a quello di Pontiggia (che ha scritto di sé e di suo figlio Andrea): se da regista avessi portato in scena qualcosa che non avevo vissuto la distanza emotiva tra libro e film rischiava di essere troppo forte. Poi ho fatto un incontro umano profondissimo con Andrea Rossi, un quindicenne che è una vera forza della natura. Ho parlato allora con Pontiggia e gli ho detto che volevo raccontare il mio Andrea come lo avrebbe raccontato un padre che lo vedeva per la prima volta. Gli ho dato mio soggetto e lui lo ha amato moltissimo, anche se la mia storia si svolge in una settimana e la sua abbraccia trent’anni di vita. Ho scelto di ambientarlo a Berlino perché a Berlino i due sarebbero stati stranieri entrambi. In sintesi posso dire che Le chiavi di casa è un film dove un figlio aiuta un padre a diventare grande: non è la prima volta che questo accade nel mio cinema, ma qui avviene in maniera gioiosa, allegra e vitale, si sorride quasi sempre. Non c’è niente che passi per la razionalità, è un film fatto tutto di emozioni e che amo visceralmente da spettatore.

Il film uscirà in autunno dopo la probabile presentazione al Festival di Venezia?
La 01 lo distribuirà a settembre e per quanto riguarda il Festival so solo che è piaciuto ai selezionatori e la cosa chiaramente mi rende felice: i festival sono un male necessario, fanno bene perché permettono ai film di essere conosciuti ma spesso fanno male perché i film vengono visti come dei cavalli da corsa.

Si era parlato di una presenza al Festival di Cannes. Che cosa è accaduto?
Gianni AmelioLa copia definitiva del film non è ancora pronta, speriamo di poterla avere la prossima settimana. Due mesi fa abbiamo mostrato ai selezionatori francesi una copia di lavoro, ma loro ci hanno detto che la certezza definitiva della nostra presenza in concorso l’avremmo avuta solo il giorno della conferenza stampa e così abbiamo risposto che non saremmo stati in grado di aspettare fino ad allora per uscire in questa fine stagione. Ci avevano assicurato un posto fuori competizione ma io fuori concorso non voglio andare nemmeno in Paradiso. Nel ’73 ho preso parte con tanti colleghi alle Giornate del Cinema di Venezia a Campo Santa Margherita dove presentavamo tutti i nostri lavori senza l’assillo di essere i più bravi, mi sembrerebbe un atteggiamento snob oggi dire ‘vengo al Festival ma merito di essere al di sopra della mischia’.

Ora sta lavorando a “La stella che non c’è”, il film intepretato da Sergio Castellitto e prodotto da Cattleya e Rai Cinema che girerà in Cina a fine anno tra Shanghai e la regione del Sezuan…
La storia prende spunto da “La dismissione” di Ermanno Rea, il romanzo che ricostruisce l’ultimo atto dell’Ilva di Bagnoli, la grande acciaieria di Napoli, smantellata nel corso degli anni ’90 dopo quasi un secolo di vita, simbolo macroscopico della sconfitta della cultura operaia della solidarietà e dell’etica del lavoro. La sua lenta agonia è raccontata dal punto di vista di Vincenzo Buonocore, un ex operaio diventato tecnico delle colate continue, chiamato a sovrintendere allo smontaggio dell’impianto destinato ad essere trasferito in Cina. Nella sceneggiatura, scritta con Umberto Contarello, ho operato dei cambiamenti ambientando la storia in Cina come ideale prosecuzione alle vicende del romanzo. Ermanno Rea ha apprezzato la trovata pentendosi un po’ per non avere scritto “La dismissione 2”. La perdita del lavoro somiglia alla perdita dell’anima, è la cosa più crudele che possa accadere a una persona e oggi è purtroppo di grande attualità. Io sono un privilegiato, ma mio padre ha vissuto di lavori precari quando aveva già una certa età, prima del cosiddetto boom economico. Sono stati anni terribili ed io me li ritrovo davanti ogni volta che affronto un problema concreto. Penso con ammirazione ai registi che hanno il coraggio di fare dei film sull’argomento come Ken Loach o Mike Leigh o Francesca Comencini con Mi piace lavorare, ma se oggi faccio un film sul mondo del lavoro devo inventarmi una metafora perché il sistema produttivo del cinema rifiuta storie di questo tipo. Viiviamo un momento difficile anche se obiettivamente negli ultimi due anni, forse a partire da I cento passi, è cresciuta la voglia di vedere film italiani come accadde all’epoca del mio Il ladro di bambini.

autore
29 Aprile 2004

Interviste

Ti West
Interviste

Ti West: “in ‘MaXXXine’, gli anni ’80 che nessuno vuole mostrare”

Con MaXXXine, in sala con Lucky Red, Ti West conclude la trilogia iniziata con X: A Sexy Horror Story e proseguita con Pearl, confermandosi una delle voci più originali del cinema di genere dell’era Covid e post-Covid

play
Interviste

Trincia: “ognuno di noi ha sentito vicinanza con questo caso”

Dove nessuno guarda. Il caso Elisa Claps - La serie ripercorre in 4 episodi una delle più incredibili storie di cronaca italiane: il 13 e 14 novembre su Sky TG24, Sky Crime e Sky Documentaries.

play
Interviste

Luchetti: “ho voluto raccontare Carla anche come donna politica”

Codice Carla mostra come Carla Fracci (1936-2021) fosse molto più di una ballerina famosa.

Interviste

Marco Valerio Gallo: come ti disegno ‘Freaks Out’

Il disegnatore, illustratore e docente presso la Scuola Romana dei Fumetti ci racconta come ha lavorato sugli storyboard dell'ultimo successo di Gabriele Mainetti


Ultimi aggiornamenti