Un pastore asiatico catapultato nel vortice del villaggio vacanze Magic Club, nel gran frullatore dell’Italia delle balere e dei balli di gruppo, nel deserto del reale della grande abbuffata televisiva.
E’ Ahmed (l’attore turco Ahmet Ugurlu), protagonista di Nemmeno in un sogno, opera prima di Gianluca Greco, anche autore della sceneggiatura insieme a Francesco Piccolo e Doriana Leondeff. A dargli man forte Paolo Virzì (di cui Greco è stato aiuto regista) che ha messo lo zampino nella stesura del soggetto.
Prodotto da Tangram Film e Rai Cinema con la partecipazione di Tele+, mette in scena con toni farseschi l’andata e ritorno di un migrante che parla per slogan pubblicitari, vere perle di saggezza per le orecchie di Valentina (Martina Stella), fidanzata delusa del maturo imprenditore/imbonitore Umberto Virgili. Tra le sue mani una valigetta a cui dà la caccia una coppia di sgangherati malavitosi, membri della camorra e della Sacra Corona Unita.
Tra una gag e l’altra anche citazioni colte: da Morte a Venezia di Visconti a Oltre il giardino di Hal Ashby.
La pellicola uscirà il 20 settembre distribuita da 01 Distribution.
Hai raccontato l’immigrazione sotto forma di farsa. Perché?
L’idea è venuta tre anni fa quando ho letto un articolo sulla “Gazzetta del Mezzogiorno”. Parlava di un gruppo di profughi sbarcati sulla costa pugliese la notte del 15 agosto. Per un colossale equivoco sono finiti in un Club Med: i turisti pensavano che facessero parte delle attrazioni del posto e loro pensavano di trovarsi di fronte a una specie di comitato di accoglienza. Un episodio simile è accaduto poco più di un mese fa. In entrambi i casi però sono stati chiusi nei centri di prima accoglienza.
L’Italia in cui arriva Ahmed è il paese dei balocchi dell’universo televisivo…
Per Ahmed, che conosce l’Italia attraverso la tv via satellite, il nostro paese è come una catena ininterrotta di villaggi vacanza. E’ accolto come un turista qualunque perché si inserisce alla perfezione nelle danze di gruppo dei turisti: per lui sono come un passaporto. D’altronde le giornate dei villaggi sono scandite da appuntamenti che ricordano quelli del palinsesto televisivo.
Di tanto in tanto ti sei abbandonato al gioco citazionista. Perché?
Ho plagiato una scena di Morte a Venezia per mostrare un uomo maturo che vede la giovinezza, incarnata da Martina Stella, sganciarsi da sé. Poi ho giocato a rimpastare le commedie americane come Hollywood Party di Blake Edwards, che dietro l’apparenza sciocca nascondeva il fermento culturale e politico degli anni Settanta. In ogni citazione c’è un morbido tocco di irriverenza che però non scivola nella parodia.
Parlaci della scelta di Ahmet Ugurlu.
Ahmet è un attore molto noto in Turchia. A parlarmi di lui è stato Andrea Prodan, che nel film interpreta l’imprenditore Umberto Virgili. Ho visto un suo corto e poi l’ho scelto nel corso di un casting a Istambul.
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