Gianfilippo Pedote


Prende il nome dal primo uomo che ha viaggiato nello spazio la cooperativa Gagarin. Forse perché hanno tentato unimpresa che in Italia ha pochi precedenti: usare una formula produttiva inedita per realizzare il lungometraggio Fame chimica, un film di qualità orientato al mercato”.
A spiegarla in questa intervista sono Gianfilippo Pedote, produttore protagonista di avventure indipendenti come Il mnemonista di Paolo Rosa e Unora sola ti vorrei di Alina Marazzi, e i registi Paolo Vari e Antonio Bocola.
Insieme a Cristina Proserpio acting coach, Mladen Matula direttore della fotografia, Francesco Scarpelli, sceneggiatore, Maurizio Grillo, montatore, Franco Bocca Gelsi, produttore esecutivo, hanno realizzato un lungometraggio che mette in scena lesplosione del conflitto sociale in una claustrofobica piazza milanese (chiamata, guarda caso, Gagarin), uno squarcio di periferia reinventato mettendo insieme diversi pezzi della città.
Nel cast volti nuovi come Matteo Gianoli, Marco Foschi e Valeria Solarino e non professionisti tra cui la guest star” Luca Persico ovvero Zulù dei 99 Posse.
Girato in pellicola Super 16, il film sarà distribuito dalla Lucky Red di Andrea Occhipinti a partire dal 30 aprile.

In che cosa consiste la novità produttiva del film?
Gianfilippo Pedote: Lidea è nata dopo il successo dellomonimo corto che abbiamo girato nel 1997 per il festival Filmmaker. Loriginalità consiste nella produzione collettiva. La realizzazione del lungometraggio infatti è stata possibile grazie a tutti i componenti della troupe, dai registi agli elettricisti, che si sono associati alla Cooperativa Gagarin. Tutti hanno ricevuto una retribuzione che in parte hanno reinvestito diventando così comproprietari di una quota. Grazie anche alla partecipazione di alcune società di servizio per il cinema e a contributi individuali, abbiamo lavorato con un budget di circa 920.000 euro. Fame chimica gode del patrocinio del CNCA, il coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza, che ne ha riconosciuto il valore. Rispetto ad altri progetti collettivi realizzati nel passato, Fame chimica è orientato al mercato, punta ad arrivare ad un pubblico il più ampio possibile.

Non a caso avete trovato una distribuzione prima ancora di girare&
Paolo Vari: Trovarla era conditio sine qua non per linizio delle riprese: lunico modo per offrire delle garanzie a tutti coloro che hanno investito le loro energie nel progetto. Oltre ad apprezzare la sceneggiatura, Andrea Occhipinti ha anche sposato la nostra strategia produttiva.

Ci sono cambiamenti sostanziali rispetto al cortometraggio?
Antonio Bocola: Si. Il corto raccontava la notte di un giovane pusher milanese visto da tre diversi gruppi e il linguaggio era quello del documentario. Il lungometraggio ha molti aspetti del melodramma e viaggia su due livelli narrativi. Il primo è la macrostoria che coinvolge Manuel, piccolo spacciatore, e il suo amico Claudio che, sotto pressione per il lavoro e problemi familiari, si allontana dalla vita di quartiere. A complicare i loro rapporti fino a renderli competitivi è lentrata in scena di Maya. Laltro livello è quello delle contraddizioni sociali che infiammano la piazza quando il comitato di benpensanti locali dà battaglia contro droga e immigrazione. Quello che accade a piazza Gagarin è ormai un classico metropolitano che accomuna tutte le città occidentali. Lo mostriamo in modo crudo e drammatico. Del corto però abbiamo tenuto il titolo, Fame chimica, espressione che di solito indica il bisogno di cibo indotto dalluso di hashish ma nel film il significato si allarga a tutti i desideri compulsivi, tutto ciò che chi abita la periferia ha diritto a sognare.

Come avete lavorato con gli attori non professionisti?
Antonio Bocola: Li abbiamo lasciati molto liberi. Con la loro carica vitale sono il punto di forza del film grazie anche allo straordinario lavoro della acting coach Cristina Proserpio.

Che ruolo ha Zulù?
Paolo Vari: Cura la colonna sonora e recita in una parte piccola ma piuttosto importante. E un personaggio esterno alla piazza e compare in tre momenti in cui canta brani scritti per loccasione. Ha la funzione del coro greco: commenta e chiarisce ciò che accade.

autore
27 Aprile 2004

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