Giancarlo De Cataldo: una nuova stagione di ‘Crimini’


Tornerà prossimamente sulla Rai la nuova serie tv di Crimini curata, come la precedente, da Giancarlo De Cataldo. Ancora una volta è stato chiesto ad alcuni scrittori italiani di noir e gialli di raccontare e descrivere il nostro Paese attingendo dalla realtà criminale. A registi come Stefano Sollima, Andrea Manni e Anna Negri è stato chiesto di trasferirli sul piccolo schermo. Ecco allora la Bari di Gianrico Carofiglio popolata da bellissime dame senza pietà ; la Courmayeur di Giancarlo De Cataldo coi suoi commercialisti malavitosi e un uomo in cerca di riscatto; la Matera di Sandrone Dazieri, teatro di inconfessabili traffici; il Piemonte di Giorgio Faletti, scenario di un’avventura di incendi e di inganni; l’Umbria di Piergiorgio Di Cara, dove poliziotti coraggiosi combattono una lotta senza quartiere contro il criminale e le Marche di Carlo Lucarelli; il Nord-Est tanto ricco quanto disperato di Massimo Carlotto.

 

Di seguito pubblichiamo alcune parti dell’intervista, curata da Emanuela Cocco, a Giancarlo De Cataldo e pubblicata sul n.46/47 della rivista quadrimestrale  Script di Dino Audino Editore. Il numero, uscito in colaborazione con il RomaFictionFest, s’intitola “La differenza seriale. Perché il racconto televisivo è oggi più avanti di quello cinematografico”.

 

 

E’ stata una scelta precisa quella di riferirsi al cinema invece che alla serialità televisiva americana? Questa scelta è stata riconfermata nella seconda stagione di Crimini?
È vero, è proprio così. Non dobbiamo dimenticare che ci sono due novità in questa serie. Una è che nasce da un accordo tra alcuni scrittori di letteratura e la televisione. È una produzione televisiva che ha un’origine letteraria molto forte, le storie non nascono come sceneggiature ma come racconti.

Agli scrittori è stato chiesto di pensare a una storia che fosse già adattabile per la televisione ma che mantenesse una qualità letteraria e questo fatalmente ci porta a un immaginario meno vicino a quello della narrazione televisiva delle serie ma più influenzato dal cinema.

Non siamo nell’ambito delle serie con puntate da 50, né in quello delle miniserie da due puntate, ma proprio nell’ambito di un film per la televisione come non se ne facevano da anni.

 

Il problema che si pose all’inizio, che ci ponemmo più noi, io, Lucarelli, che non la Rai, era: ma non ci diranno che manca la fidelizzazione dello spettatore? Questo anche perché mancava un personaggio fisso che desse continuità alla serie. Le storie di Crimini erano tutte diverse e autoconclusive. Invece abbiamo deciso di puntare, di rischiare su questo formato e questa organizzazione del racconto e abbiamo deciso di farlo anche per la seconda volta. Questa origine diversa del progetto influenza i singoli prodotti. La presenza di elementi noir è il collante di tutte le storie.
Non sono gialli in senso classico, non c’è un personaggio ricorrente e inoltre in tutte le storie i confini tra bene e male sono molto labili, sfumati. Ad esempio proprio in Il bambino e la befana manca la figura di un investigatore. Anche nel film presentato al FictionFest, La doppia vita di Natalia Blum scritto da Gianrico Carofiglio e girato da Anna Negri, non abbiamo un investigatore, proprio come in Troppi equivoci di Andrea Camilleri abbiamo un personaggio che è un eroe involontario coinvolto suo malgrado in una storia più grande di lui e più violenta di lui, che è costretto a trovare dentro di sé la forza per risolvere la situazione e questo si ricollega molto al cinema noir americano (…)

 

Tra i nuovi film di Crimini ce ne sono alcuni che invece mettono in scena un tipo di investigazione più classica dove alla suspense si sostituisce il mistero?
Sì, in Crimini la narrazione è aperta e ci sono dei casi in cui si segue un’indagine vera e propria. Ci sono delle storie di indagine pura. La bellezza di Crimini è che lo stile e la forma sono libere. la forza sta nelle storie scritte da autori importanti e girate da giovani registi (cito Stefano Sollima che è stato lanciato da Crimini, oppure Marengo), sono i nomi e la storia che sorreggono il progetto, le drammaturgie si adattano volta per volta alla storia

In Crimini ci saranno storie di indagini con mistero e con sorprese, ad esempio Cane nero, un racconto di Giorgio Faletti, è una storia sorprendente oppure Neve sporca, una storia mia girata da Davide Marengo: ci sono molte sorprese, manca però un investigatore, anche se un detective compare a un certo punto, un antipaticissimo maggiore dei carabinieri interpretato da un bravissimo Roberto Citran. In questa nuova stagione di Crimini ci sono delle storie particolari.

In un intervento pubblicato su “Thriller magazine” Sandrone Dazieri, autore di uno dei film della serie, lamenta il cambiamento nel palinsesto del programma da parte della direzione Rai. Cambiamento che ha danneggiato la serie facendo crollare gli ascolti. Questa volta avete avuto delle garanzie sul posizionamento della serie all’interno del palinsesto?
È vero, la serie era andata in onda per quattro settimane il mercoledì su RaiDue ottenendo ottimi risultati. Ma a un certo punto la direzione della Rai ha spostato il programma al venerdì sera. Alcuni dei film sono stati mandati in onda separatamente, a mesi di distanza gli uni dagli altri. Per il momento non abbiamo delle indicazioni precise, la collocazione naturale del giallo in tv è il venerdì, dovrebbero andare in onda il venerdì (…)

Un’ultima domanda. In un articolo pubblicato su “il manifesto” Giuseppe Genna muove una critica precisa al genere ‘crime’ all’interno della narrazione seriale televisiva. Genna afferma che la maggior parte delle fiction di genere ‘crime’ sono spesso “apologetiche nei confronti delle forze dell’ordine”. Qual è il tuo parere?

Nelle sue linee generali la critica di Genna è giusta. Giusta, però sul piano storico anche giustificabile da un fatto: fino a Genova 2001 ci sono stati ottimi rapporti con le forze dell’ordine, siamo stati convinti di avere una polizia fortemente democratica al servizio del cittadino. Ma i fatti di Genova ci hanno fatto capire che non erano tutti così e allora c’è stato un ripensamento, una riflessione anche da parte degli scrittori.

In Rai o Mediaset è impossibile fare una produzione con il sostegno delle divise e dei mezzi delle forze dell’ordine se prima non vengono approvate le sceneggiature. In genere non sono di larghissime vedute, infatti Crimini è stato realizzato senza appoggi da parte delle forze dell’ordine. Alcune sceneggiature non sono state approvate, non erano politicamente corrette dal loro punto di vista. Questo mi rende particolarmente orgoglioso perché vuol dire che finalmente iniziamo a raccontare una società più variegata. La spinta etica, il bene non stanno sempre dalla parte di chi è pagato per difendere il bene, c’è anche una parte malvagia delle forze dell’ordine e anche questa va raccontata.

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10 Luglio 2009

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