E’ tutto italiano il Progetto Chaplin, operazione in grande stile che prevede il restauro dell’opera omnia del grande Charlot e la catalogazione, digitalizzazione e pubblicazione del suo archivio cartaceo.
Lo stanno portando avanti la Cineteca di Bologna che ha avuto il difficile compito direttamente dall’Associazione Chaplin, quella che cura gli interessi degli eredi.
“E’ un passo fondamentale nella storia degli studi cinematografici” ha detto il regista Giuseppe Bertolucci, dal 1997 presidente della Cineteca, nell’ambito della conferenza stampa di presentazione dell’anteprima mondiale della versione restaurata di Limelight.
E del progetto che porterà Bologna ha diventare un vero e proprio centro di filologia chapliniana, ci parla Gian Luca Farinelli, dal gennaio 2001 direttore della Cineteca e membro del direttivo del festival Il Cinema Ritrovato.
Come è nato il Progetto Chaplin?
Tutto è cominciato a metà degli anni ’90 quando, per avere alcuni film di Chaplin al festival Il Cinema Ritrovato, abbiamo contattato l’Associazione che porta il suo nome. Quasi per caso ci siamo resi conto che le pellicole erano piuttosto danneggiate così, nel 1999 insieme al laboratorio L’Immagine Ritrovata, abbiamo proposto all’Associazione il restauro di Il monello. L’abbiamo eseguita e loro nel 2000 ci hanno affidato il compito di lavorare agli altri film. Fino ad ora, oltre a Il monello abbiamo restaurato Tempi moderni, Monsieur Verdoux, Shoulder’s Arms e The Pilgrim. Vorremmo completare il progetto entro 10 anni.
Quali sono le fasi principali del restauro?
La prima riguarda il reperimento del materiale: l’Associazione Chaplin possiede le matrici, altri materiali vengono da collezionisti e da cineteche. Poi scegliamo le tecniche da utilizzare. Quelle digitali ad esempio sono usate soprattutto per il restauro del suono e dei singoli fotogrammi. Le abbiamo usate per ricostruire i primi minuti di Il monello che erano completamente distrutti.
L’idea del recupero dell’archivio cartaceo è venuta dopo?
Sì. Durante il restauro dei film abbiamo scoperto un fondo cartaceo enorme composto da circa 25mila documenti che vanno dal 1918 fino alla morte di Chaplin. Sono rassegne stampa, sceneggiature, materiale di produzione: dai contratti ai bollettini di lavorazione, poi l’epistolario e le fotografie. Con il finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, ben 750mila euro, abbiamo iniziato la catalogazione. In programma c’è la digitalizzazione e la costruzione di un sito attraverso cui gli studiosi di tutto il mondo potranno accedere ai materiali. E’ già cominciata invece la pubblicazione con il volume Limelight, curato da Anna Fiaccarini, Peter von Bagh e Cecilia Cenciarelli e presentato proprio in questi giorni, che contiene le carte relative all’omonimo film, saggi critici e testimonianze. Il tutto dovrebbe esser completato in 3 anni.
Chi si occupa della distribuzione delle opere restaurate?
L’Associazione Chaplin ha firmato con la MK2 un contratto decennale per la commercializzazione a livello mondiale. In Italia il prossimo Natale dovrebbe uscire, distribuito dalla Bim, Il grande dittatore.
Il ministero dei Beni Culturali ha annunciato il restauro di 50 nuove pellicole italiane. Voi sapete già quali curerete?
No, perché stiamo ancora studiando la lista dei film. E’ molto eterogenea: va da film come Morte a Venezia e La caduta degli dei di Visconti a L’antimiracolo, un film di sapore zavattiniano e ora sparito. Ci sono anche film di genere tra cui L’armata Brancaleone.
Altri progetti italiani della Cineteca?
Abbiamo avviato un progetto sul cinema di Ermanno Olmi, una grande documentatore della trasformazione dell’Italia da paese agricolo a industriale. Dopo il restauro de Il Posto (presentato in anteprima a Cannes 2002 ndr) lavoriamo sui suoi cortometraggi, circa 30 che contiamo di restaurare entro la metà del 2003. Poi c’è I dolci inganni di Lattuada, un film duramente colpito dalla censura che sarà recuperato entro l’inizio del 2003.
Con MaXXXine, in sala con Lucky Red, Ti West conclude la trilogia iniziata con X: A Sexy Horror Story e proseguita con Pearl, confermandosi una delle voci più originali del cinema di genere dell’era Covid e post-Covid
Dove nessuno guarda. Il caso Elisa Claps - La serie ripercorre in 4 episodi una delle più incredibili storie di cronaca italiane: il 13 e 14 novembre su Sky TG24, Sky Crime e Sky Documentaries.
Codice Carla mostra come Carla Fracci (1936-2021) fosse molto più di una ballerina famosa.
Il disegnatore, illustratore e docente presso la Scuola Romana dei Fumetti ci racconta come ha lavorato sugli storyboard dell'ultimo successo di Gabriele Mainetti