“I nuovi mezzi vengono usati con più consapevolezza rispetto a qualche anno fa. L’ubriacatura tecnologica è finita”. Il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli, membro della giuria della Camera d’Or 2003 presieduta da Wim Wenders, così guarda agli esordienti della Croisette, che concorrono al premio per la migliore opera prima. Farinelli, che aveva già fatto parte della stessa giuria nel 1996, sottolinea l’uso allargato dei nuovi mezzi che rispetto ad allora non sono più appannaggio dei paesi ricchi, ma vengono condivisi dalla maggior parte dei cineasti.
Rispetto alla sua esperienza di 7 anni fa, è cambiato il livello delle opere presentate alla Camera d’Or?
Nient’affatto. Siamo sempre di fronte a pellicole di livello medio-alto tra le quali 4/5 di gran lunga migliori. Questa è una sezione di straordinario interesse: vi sono film caratterizzati da una grande tensione, da un mondo intero portato sullo schermo dopo anni di riflessione. Chi fa questi film non è neanche sicuro di farne altri, quindi realizza opere ricche e contrastate.
Qualcosa però è cambiato in seguito all’uso più consapevole dei nuovi strumenti tecnologici…
La spettacolarizzazione della violenza è molto meno “americana”. Nel 1996 ogni film dopo i primi 10 minuti già mostrava un revolver, oggi no. Scopro con piacere talenti che ricordano grandi cineasti come Bunuel, Bresson, Bergman, ma con una loro personalità forte.
E “B.B. & il cormorano”, il debutto di Edoardo Gabbriellini?
La pellicola ha una grandissima interprete, Carolina Felline (già protagonista in Biuti quin Olivia di Federica Martino ndr.). L’attrice ha grazia solare ed è capace di caricare su di sé la storia di una generazione. B.B. & il cormorano è un’altra scommessa riuscita da parte di Domenico Procacci, che non solo continua in uno straordinario lavoro di ricerca e scommessa su giovani talenti ma crea anche un pubblico.
In gara per la Camera d’Or c’è la prima pellicola afgana post-bellica…
Osama di Siddiq Barmak, realizzato con mezzi poverissimi, è un film di straordinaria utilità, al di là del suo valore, perché mostra la vita quotidiana di Kabul dopo la liberazione. Un film emozionante e poetico che racconta una realtà spaventosa, dura, così lontana da ogni dignità umana da far comprendere a qualsiasi spettatore quello che è successo.
Come è stato il rapporto con Wim Wenders?
E’ un presidente ideale. Ha la capacità di costringerci a ragionare su ogni film, ha una dote straordinaria di attenzione alle parole dei colleghi e di rispetto per tutti i film al di là del loro valore artistico.
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