Sabato 3 settembre, le Giornate degli Autori, aprono le porte ad un possibile futuro del cinema: con il film breve No Borders (diretto da Haider Rashid) infatti, il regista, il protagonista e lo spettatore dell’immagine possono diventare la stessa persona. Grazie a una tecnologia rivoluzionaria, ma sempre più rapidamente diffusa (tanto che grandi festival come Sundance riservano a questo cinema uno spazio particolare e un “assaggio” è anche in programma alla Mostra), il “punto di vista” diviene esperienza globale, realtà virtuale ma anche immagine reale. “La forza rivoluzionaria di questo straordinario cortometraggio – dice Giorgio Gosetti – sta nel fatto che la tecnologia più moderna sia stata messa al servizio del dramma più antico, il dramma dell’esilio, dell’essere migranti, del cercare una nuova patria quando quella vera è perduta, forse per sempre. La generosità di un attore famoso come Elio Germano, la forza delle parole e della visione, la partecipazione di regista, produttore, tecnici, fanno di questo evento alle Giornate degli Autori una vera e propria bandiera”. La tecnologia usata per No Borders infatti permette agli spettatori di empatizzare in modo non banale e superficiale con i migranti. L’autore del progetto Haider Rashid, regista fiorentino di origine irachena, è un italiano di seconda generazione, quella di cui nei nostri telegiornali si parla con tanto allarmismo. Elio Germano, attore di professione, attivista sociale per passione, è il narratore che, andando oltre la propaganda politica di sfruttamento del fenomeno migratorio, ci porta nel mondo di No Borders. Un film che torna a parlare di guerra, della fuga e dell’accoglienza come necessaria conseguenza. “Il mio percorso personale e professionale mi spinge a lavorare con uno sguardo che tende alla visione di un’Italia del futuro, in cui l’accoglienza fa parte di un percorso verso una multiculturità che da anni aspettiamo,” dichiara Rashid. Haider, regista concentrato sull’aspetto migratorio e meticcio dell’Italia, torna sul tema dopo Sta per piovere (2013), il primo film italiano sullo ius soli.
Girato, tra il “Centro Baobab” di Roma autogestito dai cittadini romani (sgomberato nel dicembre 2015 dalle forze dell’ordine) ed il “No Borders” di Ventimiglia, (sgomberato anche questo di recente), il film usa la realtà virtuale come uno strumento per immergersi nella vita dei centri di accoglienza ed offrire un punto di vista diverso da quello dei media tradizionali grazie all’annullamento delle distanze. “Elio Germano fa da collante a questo percorso – dice il regista – portando il suo sguardo di attore ed attivista, capace di empatizzare con la storia dei migranti e di farli sentire a proprio agio in un dialogo che ci racconta non solo la loro storia, ma anche quella dei Paesi che abbandonano”. Il progetto, prodotto da Radical Plans, Gruppo Cadini e Gold (azienda attiva nel settore del marketing non convenzionale e della moda) ha ricevuto il supporto del bando MigrArti del MiBACT e concorrerà anche al premio MigrArti indetto dal Ministero in collaborazione con la Biennale. Alle Giornate degli Autori tutto questo potrà essere visto indossando lo schermo-maschera che permette di guardare da vicino la realtà dei migranti interagendo con essa in un modo mai sperimentato prima. 10 visori di realtà virtuale Gear VR operati dalla ETT S.p.A., tra i leader italiani nel settore.
Appuntamento il 3 settebre, alle 11.30 alla Villa degli Autori. Il documentario sarà replicato in formato cinematografico il 4 settembre, ore 11.30 (Sala Volpi, Palazzao del Cinema). Le Giornate degli Autori – Venice Days, sono una sezione indipendente della 73 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, promossa da ANAC e 100autori. Main Sponsor: Direzione Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, BNL Gruppo BNP Paribas. Creative Partner: Miu Miu. Partner: SIAE, Sub-ti, Premio Lux del Parlamento Europeo. Partner Tecnici: Frame by Frame, I-Club, L’Eco della Stampa, Europa Cinemas, Cinecittà News, Cineuropa.
Sarà Microcinema a distribuire nelle sale italiane il film Leone d'Oro 2016, The woman who left, nuovo capolavoro di Lav Diaz. La pellicola, che nonostante il massimo riconoscimento al Lido non aveva ancora distribuzione e che si temeva restasse appannaggio soltanto dei cinefili che l'hanno apprezzata alla 73esima Mostra di Venezia, sarà quindi visibile a tutti, permettendo così agli spettatori del nostro Paese di ammirare per la prima volta un'opera del maestro filippino sul grande schermo
Il film di Denis Villeneuve segnalato dalla giuria di critici e giornalisti come il migliore per l'uso degli effetti speciali. Una menzione è andata a Voyage of Time di Terrence Malick per l'uso del digitale originale e privo di referenti
Il direttore della Mostra commenta i premi della 73ma edizione. In una stagione non felice per il cinema italiano, si conferma la vitalità del documentario con il premio di Orizzonti a Liberami. E sulla durata monstre del Leone d'oro The Woman Who Left: "Vorrà dire che si andrà a cercare il suo pubblico sulle piattaforme tv"
Anche se l’Italia è rimasta a bocca asciutta in termini di premi ‘grossi’, portiamo a casa con soddisfazione il premio Orizzonti a Liberami di Federica Di Giacomo, curiosa indagine antropologica sugli esorcismi nel Sud Italia. Qualcuno ha chiesto al presidente Guédiguian se per caso il fatto di non conoscere l’italiano e non aver colto tutte le sfumature grottesche del film possa aver influenzato il giudizio finale: “Ma io lo parlo l’italiano – risponde il Presidente, in italiano, e poi continua, nella sua lingua – il film è un’allegoria di quello che succede nella nostra società". Mentre su Lav Diaz dice Sam Mendes: "non abbiamo pensato alla distribuzione, solo al film. Speriamo che premiarlo contribuisca a incoraggiare il pubblico"