MANTOVA – Un bianco e nero con sfumature petrolio e uno sfondo da non-luogo. Dalle ombre emergono i profili tagliati di un padre e di un figlio che combattono tra rabbia e amore l’uno per l’altro. Sono le prime suggestioni ricavate dai tre minuti di Razza bastarda, debutto alla regia di Alessandro Gassman, presentati alle Giornate del cinema d’essai di Mantova. Il film (produzione Rai Cinema, distribuisce Moviemax) sarà al Festival di Roma, Prospettive Italia, il 17 ottobre. Ma la prima prova con il pubblico per ora è qui, a Mantova. E Gassman è visibilmente emozionato.
“Emozionato, ansioso sì, di vedere quale sarà la reazione del pubblico. Se sarà come quella che ho ricevuto in teatro, allora non ho nulla di cui preoccuparmi”.
Già perché Razza bastarda è la trasposizione di “Roman e il suo cucciolo”, testo di Reinaldo Povod portato in scena già nel 1986 da Robert De Niro a New York con il titolo “Cuba and his Teddy Beat”. Gassman lo ripropone in Italia in teatro da oltre tre anni, con un successo strepitoso. Lui nella parte di Roman, un rumeno analfabeta trapiantato in Italia, costretto a spacciare per mantenere la famiglia e Giovanni Ansaldo in quella del figlio che ripudia il padre e le sue origini. Certo, Gassman che fa il rumeno trapiantato in Italia… “Lo so, avevo pensato di scegliere, per il cinema, un attore rumeno. Ma poi ho deciso di no. Perché io sono più Roman di chiunque altro. La sua rabbia è la mia, quella che avevo da giovane e che solo ora inizia a placarsi, lo sento dentro di me, fino in fondo al mio essere. E poi io ho sangue di tutti i paesi, chi è più bastardo di me?”.
Veri protagonisti, accanto a Gassman e alla sua compagnia teatrale, i rappresentanti (professionisti e non) della comunità rumena in Italia. “Ma il film è dedicato a tutti coloro che, figli di altre comunità, pur nascendo in Italia, non hanno diritto alla cittadinanza”, dichiara fermo Gassman. E continua: “A Roma in particolare sono state fatte cose assurde verso le comunità straniere. Come quando una delibera comunale di Alemanno fece spostare una comunità di rom kosovari in un campo di rom serbi, con il rischio di far scoppiare una guerra”.
Insomma, un film che è soprattutto un desiderio, una speranza: “all’integrazione, alla comprensione, all’accettazione di tutti quelli che oggi vengono discriminati per motivi di sangue – conclude Alessandro – mia nonna era ebrea e per poter continuare a vivere ha dovuto cambiare il suo cognome. Spero che questo, un giorno, non debba più succedere a nessuno”.
Affettuosamente patrocinato da Robert De Niro (avrebbe dovuto avere una piccola parte nel film, aveva già detto di sì con entusiasmo), Razza bastarda sarà nelle sale italiane da fine febbraio 2013.
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