Icona di Luca Ronconi, già Lolita ed Elettra sul palcoscenico, in Agua e sal, film scritto e diretto dalla regista portoghese Teresa Villaverde, Galatea Ranzi dà corpo e anima ad Ana, la protagonista.
Una trentenne che si rifugia in una casa sul mare dell’Algarve, innamorata della figlia piccola, alle prese con una crisi matrimoniale, con uomini incapaci di arrendersi al suo desiderio di autonomia e ricerca del sé. Una donna, leggiamo dalle note di regia, “che ha avuto bisogno che il tempo si fermasse”.
“E’ stato un impegno enorme” dice l’attrice italiana che respinge la definizione di film autobiografico della regista: “Ci sono dei riferimenti alla vita di Teresa ma niente di più. Piuttosto, in Portogallo ho incontrato sua sorella e sono rimasta folgorata dalla nostra somiglianza”.
Attivissima nell’Associazione Machine de Theatre con cui produce spettacoli e organizza rassegne teatrali, Ranzi ha concluso le riprese di Pontormo di Giovanni Fago ed è impegnata sul set di Il pranzo della domenica, nuova commedia targata fratelli Vanzina, in uscita a marzo.
Agua e sal sarà invece nelle sale di Roma, Genova, Torino e Bari dal 6 dicembre.
Coprodotto da Paulo Branco (Madragoa Filmes) e Fabrizio Mosca (Titti Film), girato nel 2000, passato a Venezia 58 nella sezione Cinema del Presente, già uscito in Portogallo, Spagna e Francia, segna il debutto distributivo di un nuovo marchio: il Gruppo Pasquino, dedicato alla produzione e distribuzione del cinema di qualità, italiano e non solo.
Come hai conosciuto Teresa Villaverde?
Grazie al nostro comune amico Tonino De Bernardi, il regista che mi ha diretta in Appassionate. Teresa gli aveva parlato di Agua e sal e lui ha le ha suggerito in incontrarmi. L’ha portata a teatro, dove recitavo in uno spettacolo di Ronconi. Poi ci siamo riviste a Siracusa. Lì mi ha proposto di interpretare Ana. Avevo visto Os Mutantes, la sua pellicola precedente, trovandolo meraviglioso e sconvolgente. Così ho accettato.
Ana è un personaggio dall’intensità straordinaria…
Il film, dai tratti forti e coraggiosi tipici di Teresa, mette in scena l’interiorità della protagonista ma è rivolto all’esterno, a ciò che la circonda e con cui lei entra in un contatto a volte maniacale. E’ una donna colta in un momento di malessere e di profondo disordine, aperta alla conoscenza degli altri ma molto insicura. Il senso d’inafferrabilità che si respira nel film è un sintomo della confusione di Ana e il modo con cui Teresa la fa percepire agli spettatori.
Come è Teresa Villaverde sul set?
Abbiamo lavorato sulla base di una sceneggiatura molto precisa e Teresa mi ha parlato molto del personaggio. Sul set lei è straordinariamente presente e usa una serie di espedienti per dare agli attori la spinta giusta. Prima di girare mi faceva correre per arrivare sul set con una tensione fisica reale.
Nel film dei Vanzina ti vedremo in un inedito ruolo brillante.
Sì. Il primo dopo anni di tragedie e drammi. Un’esperienza piacevole anche perché recito accanto a Barbara de Rossi e Elena Sofia Ricci. Siamo tre sorelle che danno vita ad una commedia all’italiana ma meno colorita e più borghese rispetto a quelle tipiche dei Vanzina.
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